Urban e Italia, lo sapete bene, non sono due parole che si è soliti inserire nella stessa frase: l’italiano medio magari sa cos’è l’hip hop, ma probabilmente se gli parlerete di R&B o urban penserà che gli state descrivendo una nuova pietanza, e questo proprio perché negli anni i media hanno mantenuto un grave tasso di disinformazione su gran parte del mondo della musica che non rispecchia per l’appunto i canoni classici della musica italiana o del puro pop fatto per le masse. Tutto quello che fosse quantomeno leggermente più ricercato, che contenesse sonorità un po’ lontane da quelle a cui l’orecchio dell’italiano medio fosse già abituato, è stato spesso snobbato, mantenendo un basso livello di cultura qui nel Bel Paese per quanto riguarda molti generi musicali.
Ciononostante, non bisogna pensare che l’Italia sia comunque rimasta sempre impassibile agli altri stili che sono riusciti ad arrivare nel maistream della musica. Nel periodo in cui l’urban è riuscito a guadagnarsi uno spazio di primo piano, ad esempio, perfino nel nostro mercato artisti come le Destiny’s Child, Usher, Mary J Blige e simili sono riusciti ad avere un buon impatto sulle nostre classifiche, quantomeno con alcune delle loro hit. Questo nonostante un razzismo velato ma presente verso gli artisti di colore (ossia il 99% degli interpreti urban), e nonostante una scarsa apertura delle radio, che comunque spesso hanno diffuso 1-2 hit di numero anche per artisti black che nel resto del mondo sono annoverati come leggende.
In questo post analizzeremo alcuni dei brani che “ce l’hanno fatta”, alcune delle canzoni urban che sono diventate grandi successi anche in Italia. Diamo dunque inizio a questo viaggio di scoperta (e riscoperta) di grandi hit degli scorsi anni che forse alcuni di voi hanno dimenticato, ma che restano indelebili nei cuori di molti altri.
Nelly Furtado – Maneater
Siamo nel 2006, e Nelly Furtado sta per tornare in scena con una virata di immagine e di stile che le permetterà di entrare nella storia della musica attraverso uno dei progetti più belli e di maggior successo dello scorso decennio. Dopo il folk-pop dei primi album, Nelly vira fortemente verso l’urban partorito del genio di Timbaland, e da questa grande collaborazione artistica viene fuori “Loose”, un disco dai numeri incredibili che chiunque abbia vissuto quel periodo musicale ha adorato fino alla follia. La traccia più famosa di quell’Era è “Say It Right”, ma oggi siamo qui per parlare di un’altro singolo: “Maneater”
Con un ritmo prorompente e confusionario ma che segue sempre una linea guida ben precisa, con un crescendo di suoni ed un’atmosfera che si infittisce sempre di più, Maneater era la rappresentazione perfetta della nuova Nelly. Una traccia spumeggiante, grintosa, piena zeppa di carisma e ballabile, che fa percepire un’energia conturbante ed ammaliante in tutti i suoi punti, a partire dal beat fino ad arrivare alla voce dell’artista, che si dimostra dunque un’interprete molto versatile oltre che validissima. La mano di Timbaland si sente forte e chiara, la sua anima pervade la traccia, come del resto avviene in molte canzoni del disco.
Come ben noto, il brano fu accolto alla grande dalle classifiche di tutto il mondo: oltre alla no.1 in UK, numerosissime furono le top 10 in cui la traccia riuscì a piazzarsi, fra cui anche quelle di mercati importanti come Australia, Canada, Belgio, Germania e Svezia. Il pezzo arrivò inoltre alla no.16 della Billboard Hot 100: altri brani del disco faranno sicuramente meglio in questo mercato, ma anche tale traccia ha il suo ruolo nel far riesplodere Nelly in USA dopo che col precedente disco le cose qui non le erano andate benissimo.
In Italia, le cose andarono in maniera abbastanza conforme al resto d’Europa: piazzamento alla no.10, un buon ariplay che pur mantenendosi su livelli inferiori rispetto a quello che ci sarà poi con “Say It RIght” (traccia che le radio nostrane ripropongono abbastanza spesso) fece conoscere molto bene questa club banger anche al pubblico italico. Nelly, a differenza di altri artisti inclusi nella lista, era apprezzata anche prima di questo brano in Italia e continuerà ad esserlo a lungo (e di più) anche dopo: uno dei rari casi di artisti per cui i media ed il pubblico italiano hanno avuto il giusto rispetto. C’è comunque da dire che lei non nasceva come cantante urban o R&B.
Pussycat Dolls feat Busta Rhymes- Don’t Cha
A metà 2005, uno dei progetti musicali più fortunati di metà anni 2000 approda finalmente alla grande nel musicbiz. Dopo una gavetta fatta da esibizioni con artisti come Christina Aguilera, la formazione di burlesque delle Pussycat Dolls conquistò il mercato grazie ad una serie interminabili di hit che diedero la possibilità anche al loro primo album “PCD” di divenire un successo enorme in tutto il mondo. Alla base del successo di questo gruppo, costituito praticamente da una sola cantante riconosciuta come tale (Nicole Scherzinger) e tante altre performer relegate al ruolo di ballerine, troviamo una delle hit più forti di quegli anni: “Don’t Cha”.
Misto fra sensualità e ritmiche travolgenti e ballabili, “Don’t Cha” è assolutamente una canzone irresistibile caratterizzata da sonorità prettamente R&B-urban che si prestano benissimo sia al rap di Busta che alla voce conturbante di Nicole, una vera pantera che con la sua interpretazione ed il suo bel timbro riesce a donare un’anima particolare alla traccia, un marchio di fabbrica che è possibile riconoscere fra molti. Chiaramente in questo caso molto importante fu anche l’immagine data dal gruppo intero, da tutto il corpo di ballo, e così fra canzone e video “Don’t Cha” era un prodotto d’intrattenimento fortissimo, davvero irresistibile.
A differenza della precedente “Sway”, che si era fatta notare poco (almeno prima che uscisse questa traccia), “Don’t Cha” esplose alla grandissima nelle classifiche di tutto il mondo trasformandosi in un’onda d’urto veramente sconvolgente: ben 21 sono le classifiche in cui la traccia è riuscita a raggiungere la no.1, fra cui troviamo mercati come il Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda, Germania e la chart europea generale. In USA la canzone si ferma alla no.2, un risultato comunque incredibile per delle emergenti, una conferma del potenziale di queste irresistibili ragazze.
Anche in Italia il successo del brano fu davvero immenso: posizionamento alla no.5 della classifica FIMI, airplay davvero travolgente, passaggio continuo del video su tutte le piattaforme televisive apposite, e così il fenomeno Pussycat Dolls (caso raro nella storia!) esplose in Italia proprio mentre esplodeva nel resto del mondo. Il Bel Paese continuerà a prestare attenzione al gruppo finché questo ha continuato ad esistere, e praticamente tutte le loro hit mondiali sono state hit anche in Italia: un altro caso positivo dunque, come quello di Nelly Furtado.
Ciara feat Missy Elliott – 1,2 Step
Siamo nel 2004, ed un nuovo volto inizia ad eseguire un’ascesa molto brillante nel mondo della urban, arrivando in poco tempo a risultati davvero ottimi che sembrano incoronarla come una delle poche degne eredi di Janet Jackson. Sto ovviamente parlando di Ciara, artista che in tale annata debutta con l’album “Goodies”, un lavoro che riesce ad ottenere un buon successo internazionale grazie a singoli molto forti e ad un buon talento di base dell’artista. Fra le hit che sostengono il lavoro la più forte in USA è sicuramente “Goodies”, ma quella andata meglio nel resto del mondo è “1,2 Step”.
Con un ritmo infettivo ed un’intro ad opera di voci maschili, che ci presentano Ciara davvero in pompa magna, la traccia lascia poi tutto lo spazio a questa interprete, che con una voce perfetta per questo beat lo cavalca con grinta, energia e sensualità, un mix fenomenale ed esplosive che non può non sconvolgere l’ascoltatore fin dal primo istante. Un mix di suoni davvero travolgente continua ad andare avanti per tutto il brano, mettendo effetti di vario tipo al servizio di un ritmo davvero trionfante, che arriva poi al suo clou proprio nel bridge, parte del brano in cui Missy Elliott dà la sua benedizione alla giovane Ciara.
Sebbene in USA il pezzo abbia mancato la no.1 della Billboard Hot 100 che Goodies aveva raggiunto (si è assestata alla no.2), al di fuori dei confini nazionali i suoi risultati sono stati mille volte superiori rispetto a quelli del primo singolo, sia per il numero maggiore di classifiche in cui è riuscito ad inserirsi, sia per le posizioni che è riuscita a raggiungere: il pezzo arriva infatti in top 10 importanti come quelle di Germania, Australia, UK e Nuova Zelanda e si impone per il resto un po’ ovunque in top 20, risultato sicuramente ottimo per una emergente ben lontana dall’universo pop.
In Italia, la situazione è praticamente conforme al resto d’Europa: “1,2 Step” si arrampica fino alla no.12 della classifica FIMI e riesce ad avere sia un buon airplay che soventi passaggi dalle reti televisive specializzate nella messa in onda di videoclip, soprattutto MTV, e così il nome di Ciara riuscì a farsi abbastanza noto anche da noi. Peccato che qui dalle nostre latitudini lei fu davvero un fuoco di paglia: ben pochi risultati furono infatti ottenuti dai suoi futuri singoli da lead artist, nessuno dei quali entrerà mai nella chart FIMI. Altra artista che l’Italia ha completamente dimenticato dopo un solo successo.
Mary J. Blige – Family Affair
Siamo nel 2001, e Mary J. Blige aveva già alle spalle 9 anni di consolidata carriera, con una posizione nel musicbiz davvero notevole raggiunta sia grazie al suo immenso talento che grazie al successo che ha ottenuto di album in album. Un successo forte soprattutto in USA, si, ma che da ormai diverso tempo abbracciava anche il resto del mondo e che proprio all’inizio del nuovo millennio portò all’album “No More Drama”, un disco meraviglioso che è riuscito a vendere ben 6,5 milioni di copie in giro per il mondo. Ad aprire questa Era discografica trovavamo il singolo “Family Affair”.
Prodotta dal rapper e produttore Dr Dre, “Family Affair” è una up tempo bella energica e capace di trasmettere positività, caratterizzata da un ritmo che prosegue sempre su una linea guida ben precisa sulla quale di tanto in tanto si sommano altri effetti ed altri suoni. Mary fa un’ottimo lavoro di interpretazione mettendo in scena la bellezza del suo timbro e la potenza del suo strumento, che in alcuni punti si ritaglia occasioni ghiotte per impressionare gli amanti del bel canto, senza tuttavia dimenticare di trasmettere l’energia e le sensazioni giuste per una up tempo del genere.
Il brano, come prevedibile, fu un grossissimo successo mondiale: no.1 nella Billboard Hot 100 ed in tante altre classifiche Billboard, top 10 in Svizzera, UK, Nuova Zelanda, Belgio, Australia ed altri paesi e più in generale piazzamenti molto alti ovunque per questa grande hit, che può sicuramente essere ricordata come uno dei singoli più famosi e di maggior successo di vendite nella carriera della Blige.
Anche in Italia, le cose sono andate molto bene per questa traccia: se da un lato il peak è quello più basso di questa lista, la no.18, dall’altro è sicuramente una delle più costanti per quanto riguarda l’airplay radiofonico, tant’è che tuttora la si può ascoltare di tanto in tanto in giro anche per le principali emittenti radiofoniche italiane. Come spesso accade in questi casi nel Bel Paese, il brano è tuttavia una delle pochissime canzoni di Mary conosciute dal nostro grande pubblico, il tutto sebbene nel resto del mondo lei sia giustamente considerata una leggenda.
Kelis – Trick Me
Nel 2004 la cantante R&B Kelis aveva già diversi anni di carriera alle spalle, tuttavia era solo da qualche mese, ossia dall’ultimo semestre del 2003, che il suo nome era salito alla ribalta grazie al successo della sua prima grande hit, “Milkshake”, brano che resta tuttora il suo più grande successo a livello mondiale. Sempre sul finale del 2003, Kelis pubblica l’album “Tasty”, disco che riesce ad andare oltre il milione di copie in tutto il mondo grazie anche al successo ottenuto con secondo singolo, brano che solo qui in Italia supera anche i numeri del predecessore: “Trick Me”.
Il brano è una up tempo R&B dal sound abbastanza scanzonato, e si apre con vocals maschili che introducono una base incalzante ma non troppo scatenata, davanti alla quale non si può restare fermi ma che nemmeno trasmette la stessa energia sfrontata di altri brani che abbiamo analizzato. La voce di Kelis, scanzonata anch’essa come il sound del brano, risulta assolutamente perfetta per questo beat, aggiunge un carisma invidiabile sia nelle parti più melodiche che in quelle in cui il suo canto si fa più concitato, confezionando in definitiva un pezzo catchy e d’effetto.
Pur non raggiungendo lo stesso successo di “Milkshake” (in USA non riesce incredibilmente ad entrare nella Billboard Hot 100), “Trick Me” è sicuramente una hit mondiale dalle ottime proporzioni al di fuori della patria matrigna: top 10 in UK, Australia, chart europea generale e Nuova Zelanda, qualche no.1 in mercati minori e più in generale piazzamenti molto alti praticamente ovunque, risultati questi che consacrarono la traccia ad hit.
In Italia, i risultati sono i seguenti: piazzamento alla no.9 in FIMI contro la no.20 del predecessore ma soprattutto un airplay imponente e longevo, che porta la canzone ad essere trasmessa tuttora di tanto in tanto dalle principali emittenti radiofoniche italiane. Anche per lei è applicabile tuttavia il discorso del successo mai più ripetuto, dato che “Trick Me” resta l’unica vera hit di Kelis in Italia. Ammettiamo comunque che. quando sono state pubblicate, le sue tracce house “Acapella” e “Spaceship” hanno avuto un certo seguito sui canali televisivi musicali.
Che ne pensate di queste canzoni e di questi artisti? Quali altri brani simili o cantati dagli stessi artisti che voi amate a dismisura non sono invece mai stati passati dalle radio italiane?