Dopo aver dedicato questa rubrica prettamente a superstar mondiali con alle spalle moltissimi anni di carriera, da oggi abbiamo deciso di estenderla anche ad artisti meno importanti e famosi ma che nelle loro carriere hanno comunque avuto la possibilità di regalarci delle vere e proprie perle muovendosi anche tra stili differenti.
In questa analisi delle carriere di star più giovani o comunque non abbastanza famose e potenti da poter essere definite “dive”, vorremmo iniziare da una delle teen star più apprezzate degli ultimi 6 anni: Demi Lovato.
Sicuramente la cantante vocalmente più preparata all’interno dell’ultima generazione di star venute fuori dall’universo Disneyano, questa ragazza ha dato inizio alla sua carriera creando musica quasi esclusivamente pop-rock per poi spostarsi anche su altri sottogeneri del pop, seppur senza smarrire mai del tutto lo stile che contraddistingueva i suoi primi 2 album.
All’interno dell’album di debutto di questa ragazza, il brano più notevole è sicuramente “Believe in Me”. Ballad pop/rock dal sound dolce e soave ma anche potente ed incisivo nel contempo, si tratta di uno dei brani più autobiografici nella carriera di Demi.
Nonostante il testo sia incentrato sul periodo di depressione vissuto dall’interprete nell’adolescenza a causa dei soprusi ricevuti da parte di alcuni bulli e di un primordiale manifestarsi di un disturbo bipolare, il brano rilegge questi avvenimenti in una chiave ottimistica, come se l’interprete avesse trovato la strada per uscire da questa tremenda routine.
A quei tempi, nessuno sospettava che questi problemi persistessero nella sua vita, tuttavia oggi, conoscendo molti retroscena di quegli anni, ci appare chiaro come a comporre il brano non sia stata una Demi che aveva già risolto i suoi problemi, ma una ragazza che ancora combatteva contro di essi e cercava invano una soluzione. Tutto questo è unito ad un sound e ad un’interpretazione molto mature per una ragazza così giovane, il tutto per un brano che sarà sempre uno dei più amati dai fan.
Cambiamo capitolo della sua carriera per abbracciare l’album più vicino al rock vero e proprio che la Lovato abbia mai concepito: “Here We Go Again”. In questo disco, fra le altre, ad emergere è una up tempo dallo stile molto duro e graffiante, una canzone rock in piena regola in cui questa ragazza fa emergere tutte le sue potenzialità, e soprattutto fa capire ai più come lei non sia la classica teen star sdolcinata.
Con sonorità che avremmo potuto trovare anche in uno dei primissimi lavori di Avril Lavigne, questo brano ci mostra una Demi in versione rockstar dannata, il tutto accompagnato da una performance vocale perfettamente in linea con queste sonorità e che raggiunge il top subito dopo il bridge e nei ritornelli. Altra caratteristica peculiare di “Got Dynamite” è l’emergere in essa di una Lovato molto più spinta del solito, una ragazza sfacciata e sensuale intenzionata a conquistare il suo uomo senza tuttavia piegarsi alle sue volontà.
In seguito al periodo trascorso in rehab ed alla svolta nella sua vita, la Lovato ebbe un forte cambiamento anche a livello musicale con l’album “Unbroken”, disco in cui il pop-rock era soltanto una delle correnti presenti nel disco. In questa Era la ragazza riuscì a pubblicare quella che resta tuttora la collaborazione più prestigiosa della sua carriera: il duetto con Missy Elliot sulle note di “All Night Long”.
Primissimo esperimento pop’n’b della sua carriera, il brano ci mostra una Demi completamente diversa da quella che conoscevamo, dandoci la prova definitiva della sua versatilità. Energica, frizzante e con un ritmo che si imprime facilmente nella memoria dell’ascoltatore, si tratta del classico esempio di singolo mancato, di brano che avrebbe potuto non solo ottenere un successo incredibile, ma anche far capire a tutti di che pasta sia fatta questa ragazza. Memorabile anche il verso dell’iconica Missy che, già allora assente da molto tempo dalle scene, che contribuisce ad impreziosire ancora di più questa perla unica nella discografia della Lovato.
Come ogni album di “svolta”, anche “Unbroken” presenta due facce diverse della stessa medaglia: se da un lato Demi progredisce e prova a dimenticare il passato tormentato, da un altro non può dimenticare alcune figure fondamentali nella sua crescita, come quella di suo padre.
Da questo sentimento è venuta fuori “For the Love of a Daughter“, altra ballad autobiografica forse ancora più intensa e struggente rispetto alla precedente “Believe in Me”. Qui Demi ci parla di suo padre alcolista che picchiava lei e la sua famiglia, trasfigurando in note non semplicemente i ricordi ma le pure emozioni provate da una ragazzina che assiste inerme la trasformazione di uno dei suoi punti di riferimento in un mostro. Lasciatevi trasportare da questa ballad strappalacrime e sentita come poche, in cui l’interpretazione lascia trasparire una per una ogni singola emozione provata da Demi nel comporla.
Concludiamo questo viaggio analizzando uno dei brani contenuti nel suo quarto e, per ora, ultimo progetto: l’album omonimo “Demi”.
In questo disco, ancora una volta ad emergere su tutte le altre tracce è una ballad autobiografica, dedicata questa volta ad un amico tragicamente comparso a causa di una morte prematura. Con una tecnica vocale ed un sound senza alcun dubbio più maturi e sentiti rispetto ad ogni altra traccia inclusa in questo disco, la Lovato riesce ancora una volta ad essere una grande interprete prima che una cantante, ripescando dal passato le emozioni vissute e mettendole in scena quasi come in uno spettacolo teatrale, come se si trattasse di una parte di un musical e non di una canzone inserita in un album.
Che cosa ne dite dei brani proposti? Quali altri brani di Demi Lovato vi piacciono?