“…Perché una realtà non ci fu data e non c’è; ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere; e non sarà mai una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile…” Così scriveva Luigi Pirandello in Uno, Nessuno, Centomila. E chissà che, viste le origini dell’autore, Lady Gaga non abbia letto questo romanzo agli esordi della sua carriera.
Di sicuro il suo personaggio è tra i più camaleontici del mondo del pop tanto che, in pochissimi anni, è riuscita a conquistare l’appellativo di fashion icon. I suoi look sono diventati cult nel tempo, a volte apprezzati, il più delle volte criticati, nonostante si sia trattato, nella maggior parte dei casi, di autentiche rappresentazioni di uno stile in voga, caricate ai massimi livelli per esaltare la propria immagine e l’intenzione dei messaggi contenuti nella sua musica.
Partendo dal 2008, anno del boom discografico di Miss Germanotta in seguito all’uscita dell’album The Fame, la prospettiva che ci regala è quella della ragazza di New York dotata di numerosi talenti e vogliosa di spiccare il volo grazie anche alle sue forti ispirazioni derivanti dagli idoli che l’hanno accompagnata durante la sua formazione. Ecco che vengono realizzati abiti scenografici, provenienti per di più dai fatidici anni ’80, tra colori appariscenti e metallici, tagli aderenti alla figura, costumi sgambati e in particolare tailleur o completi eleganti accompagnati da cappelli molto vistosi costruiti per le esibizioni acustiche al piano. Il tutto viene progettato dalla sua mano, con il supporto degli amici di sempre e dei nuovi colleghi che decidono di collaborare all’interno del suo team creativo, Haus of Gaga. Primo fra tutti il fashion director Brandon Maxwell.
Haus of Gaga raggiungerà l’apice della propria mission in concomitanza con l’uscita del successivo album The Fame Monster. Giunti alla vetta del successo, si rimane inevitabilmente intrappolati dal mostro della fama. Ecco perché l’immagine della cantante assume toni decisamente più cupi e drammatici. Lo si nota sin dalla copertina dell’album e nei video Bad Romance e Alejandro. L’ispirazione deriva soprattutto dall’amico e stilista Alexander McQueen, dalla cui collaborazione nascono abiti d’avanguardia, prevalentemente in 3D, dove la maestria del genio inglese tira fuori il meglio di sé, con creazioni in tessuti inusuali e materiali impensabili. Come non citare l’abito in pizzo e merletti indossato durante l’esibizione ai Brit Awards 2010 o i numerosi cambi d’abito durante i VMAs dello stesso anno, dove la sartoria e l’architettura sono riuscite ad unirsi armoniosamente.
L’uscita di Born This Way nel 2011 crea un image concept diametralmente opposto ai predecessori. Lo stile della nuova musica impone Miss Germanotta a ridimensionare l’uso dei suoi high heels, così come l’indosso di abiti ultrastrutturati. Le linee sono decisamente più essenziali, aderenti, i tessuti sono prevalentemente latex e pelle, i dettagli sono costituiti da copiose borchie dorate o platinate e piumaggi di ogni tipo. E’ una tendenza che cade un po’ nel gothic, un po’ nel metal, un po’ nel rock‘n’roll; condito da un’ironia velata, trasmessa dalla filosofia dello stilista Nicola Formichetti, direttore creativo del brand Thierry Mugler, che ha accompagnato la cantante di You & I in diverse occasioni di quest’era discografica.
Molto più complessa è l’identificazione di Stefani durante la promozione del suo quarto studio album ArtPop. L’intenzione sembrerebbe quella di unire il mondo dell’arte con quello della musica e, conseguentemente, alla sua immagine. In questo caso, sembra non riuscire a mirare il bersaglio. Prima crea una sorta di sillogismo con il mondo teatrale, poi si lascia ispirare da figure artistiche come la Venere di Botticelli. Il risultato non è collocabile in ambito “fashion”, nonostante ci sia Alexander Wang a curare il suo guardaroba.
L’album Cheek To Cheek, oltre a restituirle credibilità nel music biz, la catapulta nuovamente nel mondo della moda. Le influenze derivano dalle dive dello spettacolo anni ’50: Ginger Rogers, Elizabeth Taylor, Audrey Hepburn, Veronica Lake, Rita Hayworth e tante altre. Si alternano così look in stile charleston a look d’ispirazione hollywoodiana, costituiti per di più da lussuosissimi abiti haute couture, dai tagli morbidi o aderenti ma mirati all’esaltazione delle forme femminili, cappotti vintage e tanti accessori come occhiali, borse, gioielli ai quali viene lasciato grande spazio, se non altro perché mere riproduzioni dei pezzi originali appartenuti alle grandi star dell’epoca.
E’ una vera e propria belle époque per Miss Gaga, che cercherà di sfruttare questa nuova immagine rivolta all’eleganza e al gusto glamour, tentando di renderla, nei mesi successivi, leggermente più moderna e al passo coi tempi. Impossibile dimenticare il regale abito lungo sfoggiato agli Emmy Awards del 2015 o la favolosa jumpsuit in crepe di seta color crema con la quale si presentò agli ultimi Oscar.
E se le comparse durante l’ultimo Superbowl e gli ultimi Grammys hanno portato a credere a un ritorno alle origini in tema di look, il 9 settembre 2016, giorno del comeback ufficiale con il singolo Perfect Illusion, ci si è dovuti ricredere. Ora è Joanne. Gli abiti sono sostituiti da shorts di jeans e crop top, i tacchi vertiginosi sono stati rimpiazzati da stivaletti o anfibi stile wild west, l’unico accessorio rimasto è un cappello rosa, dal quale non riesce a separarsi insieme alla sua chitarra. Un ritratto di sé assolutamente nuovo ed essenziale, che ripropone la vera immagine di Gaga. Almeno per quel che riguarda questa nuova era.
Perché questa è solamente una parte di lei. Una delle centomila sfaccettature che, come accade per tutti noi, la rappresentano. Stefani Joanne Angelina Germanotta, negli anni, è stata promotrice di numerosi stili e tendenze, creando dei veri e propri spin-off della moda, forti di caricature ed esasperazioni atte a regalare semplicemente una parte di se.
Leggi anche la TOP 10 dei migliori video di Lady Gaga dal 2008 ad oggi!
Qual è la vostra Lady Gaga preferita?