Che TIDAL si sia rivelato un vero e proprio floppone è ormai un dato di fatto, ma se Jay-Z pensava che le cose non potessero andare peggio di quanto già non lo fossero, si sbagliava di grosso. Inizialmente infatti sul portale streaming era stato caricato in esclusiva “The Life Of Pablo”, il settimo disco di inediti di Kanye West (ora gravemente penalizzato da questa scelta, con vendite misere per chiunque, e non solo per una star del calibro e della bravura di Kanye) e sembrava proprio che Kanye avesse tutte le intenzioni di far rimanere il disco solo su TIDAL. Ricordiamo infatti un suo tweet che diceva:
“Il mio album non sarà mai su Apple. E non sarà mai in vendita… Potrete trovarlo solo su Tidal”.
Questo era ovviamente un tentativo di far decollare gli iscritti al servizio flop di Jay-Z & co. Dopo poco più di un mese e mezzo però l’album è stato inserito su tutte le più importanti piattaforme streaming, ma non solo, è stato anche messo in vendita sul sito ufficiale di Kanye. Stando a quanto dice TechCrunch, un fan di nome Justin Baker-Rhett ha presentato una querela contro Kanye West, Jay-Z e TIDAL, proprio perché la promessa fatta da Kanye non è stata poi mantenuta. Secondo Justin infatti, Kanye West avrebbe mentito solo per rilanciare TIDAL, che, effettivamente, dopo la pubblicazione di “The Life Of Pablo” sul sito, avrebbe raddoppiato il suo numero di iscritti (così ha riferito TIDAL, ma non abbiamo conferme).
Justin adesso sta chiedendo i danni a Jay-Z e Tidal denunciando la compagnia per truffa.
lo studio legale Edelson PC accusa Tidal e West di aver utilizzato l’esca di un mese gratuito di utilizzo della piattaforma oltre all’esclusività dell’album di Kanye West per aumentare le iscrizioni al servizio che era, per dirla con le loro parole, “traballante, sull’orlo del collasso”. “I consumatori sono stati collettivamente ingannati nel fornire i loro dati personali e i dati della carta di credito a causa di una singola menzogna”, recita il testo.
La causa, del valore di 5 milioni, richiede la rimozione da parte di Tidal delle “informazioni private” di Baker-Rhett e di tutti coloro che si uniranno alla class action.
“In realtà, nè Mr. West nè la S. Carter Enterprises (la compagnia di Jay Z, ndt) hanno mai avuto intenzione di distribuire The Life of Pablo esclusivamente su Tidal”, riporta il testo. “Al contrario, loro – essendo a conoscenza dei problemi economici di Tidal ma non volendo investire i propri soldi per salvare la compagnia – hanno scelto di indurre milioni di americani a pagare per la salvezza di Tidal”.
“Kanye ha il potere di mandare un tweet e scatenare la reazione di 2 milioni di persone. Questa causa vuole sottolineare la sua responsabilità quando abusa di questo potere”.
Nel momento in cui Mr. West ha cambiato percorso e ha pubblicato The Life of Pablo su altre piattaforme, l’ingannevole piano marketing ha raggiunto il suo scopo.
Tidal ha raccolto informazioni personali, numeri di carte di credito, informazioni sui social media di milioni di consumatori ingannati. Come risultato, la valutazione di Tidal, la linfa vitale di ogni nuova startup, è lievitata
Se ci pensiamo bene, ad aggravare la situazione c’è il fatto che la scelta di esportare “The Life Of Pablo” su altre piattaforme sia avvenuta ad un mese e mezzo dalla pubblicazione, e ciò testimonia la volontà e la premeditazione di voler costringere a pagare tutti quelli che si erano iscritti a TIDAL usufruendo del mese gratuito di prova.
L’unica cosa certa è che da questa faccenda l’immagine di Jay-Z, ma soprattutto quella di Kanye, che da sempre si spaccia per un artista che vive solo per la musica e non per i soldi, risultano quanto mai da incoerenti e opportunisti. Ma ne verrà la pena, infangare la propria immagine per un servizio streaming che, a meno di distruggere intere carriere e di veder fallire interi progetti, è destinato a morire?
Che ne pensate di questa situazione? La prossima mossa coinvolgerà Beyoncè?