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Kelly Rowland – Talk a Good Game | Recensione CD

manuUSH by manuUSH
26 Ottobre 2022
Reading Time: 5 mins read

“Talk a Good Game” è il quarto studio album di Kelly Rowland, frutto di tre anni di lavoro. E’ tornata in studio di registrazione subito dopo la pubblicazione di “Here I Am“, trasportata non tanto da una nuova ispirazione ma dal forte desiderio di ritornare completamente al Rhythm and Blues; inizia allora a contattare i migliori produttori sulla piazza, addirittura riesce a lavorare nel 2012 con Jimmy Jam & Terry Lewis, tuttavia non presenti nella tracklist finale. Scopriremo però che il team di produzione non farà rimpiangere completamente il duo leggendario.

Ms.Kelly ha inaugurato questa nuova era con “Kisses Down Low” scelta come primo singolo ma non con i risultati sperati; con una scelta coraggiosa allora propone come secondo estratto “Dirty Laundry”, prodotta da The Dream anche co-headline al suo Light Out Tour dove i fans l’hanno vista emozionarsi particolarmente proprio durante l’esibizione di questa track.

Riprenderemo in maniera approfondita questi singoli durante il nostro percorso track by track, composto da 12 pezzi per la standard edition completata da altre 3 canzoni per chi sceglie la deluxe, disponibile a partire dal 18 Giugno.

 

Apre l’album “Freak” e il suono ci risulta subito familiare. E’ infatti la stessa traccia contenuta nell’ultimo album di Jamie Foxx “Best Night of My life”. Si lascia subito preferire per un’interpretazione più sensuale ma anche più energica da parte di Kelly su questo martellante beat urban prodotto da Danja per un inizio bello forte. Risulterà  una traccia quasi unica nel suo genere all’interno dell’album intenzionalmente più da ‘camera’ che da ‘club’, anche se qualche strascico se lo porta ancora nel pezzo successivo soprattutto nel ritornello, parliamo del lead single “Kisses Down Low” dove Mike Will, uno dei produttori più in voga del momento, riesce in un giusto compromesso electro/urban senza tralasciare quel sexy vibe ascoltato anche in “Motivation” con contenuti, inutile a dirlo, provocanti. Peccato per i risultati in classifica ma è un singolo che ha destato sicurmente interesse grazie anche al video con più di 10 milioni di visualizzazioni.

“Gone” è invece la terza traccia che incontriamo nell’album, Kelly ha già avuto modo di presentarla live da Jimmy Fallon. La diva canta di un uomo che ha giocato con il suo cuore per poi lasciarla scivolare via. Interviene allora il rapper Wiz Khalifa (primo featuring dell’album) prestando sostegno alla ‘sorella’ invitando l’uomo a fare le valigie e a prendere la sua strada. Il tutto accompagnato dal dolce suono del piano e dal campionamento di “Big Yellow Taxi” di Joni Mitchell ma noi amanti della black music la ricordiamo sicuramente per “Got ‘Till It’s Gone” di Janet che usava lo stesso sample.

Entriamo ufficialmente nella parte più profonda dell’album con la title-track “Talk a Good Game” con l’emergente rapper ma già song-writer Kevin Cossom. Ascoltandola vi verrà subito in mente Drake e Nicki Minaj, in background c’è l’inconfondibile bass-line del producer T-Minus (Make Me Proud, Moment 4 Life) e questo può essere già un ottimo bigliettino da visita. L’atmosfera soft creata è bellissima e continua in tutto e per tutto in “Down On Love“, altra slowjam tutta da gustare anche se il tema resta pressoché lo stesso, la nostra Kelly non riesce proprio a trovare pace in amore, si sente trascurata dal suo amante ma è disposta a tutto affinchè vengano ricambiati i suoi sforzi.

Possiamo dire fino ad ora che si tratta di un progetto che mette in risalto tutta la vulnerabilità dell’artista trovando il culmine in “Dirty Laundry“. Kelly ha bisogno di fare una confessione attraverso la sua musica e per questo chiede aiuto a The Dream che sulla falsa riga di “Down Low Double Life” di R.Kelly crea questa piano-ballad ( non a caso Kells partecipa al remix della canzone).

Kelly Rowland parla del suo momento difficile del post-Destiny’s Child. Dopo aver pubblicato il suo debut album da solista si sentiva offuscata dall’amica di sempre Beyoncé finendo in preda alla paura e allo sconforto. A peggiorare la situazione l’abuso domestico subito dal suo ex-partner che la lascia malconcia sul pavimento di casa . Riuscirà ad uscirne fuori anche con l’aiuto della sorella Beyoncé, lavando definitivamente questi panni sporchi e non più con le lacrime.

Può tornare splendente come il sole in “You Changed” dove si ricongiunge finalmente con Beyoncé e Michelle. Ottimo il lavoro di Harmony Samuels che ci riporta indietro nel tempo con questa classica jam R&B; per chi ha amato le Destiny’s Child come me questa vale l’intero prezzo dell’album!

“I Remember” prodotta dai The Runners è invece una mid-tempo molto ritmata, si fonde quasi con la dance nel ritornello ma senza distaccarsi dai canoni black.

Uno dei pezzi più interessanti è “Red Wine” prodotta da Boi-1da. Un marcato drum and bass apre la traccia che si arricchisce con un motivetto dal sapore vintage e soprattutto dall’interpretazione di Kelly in un tono più basso a mo’ di Brandy, inevitabile l’accostamento.

Finisce con questa la parte più ‘profonda’ dell’album, Kelly vuole chiudere così come aveva iniziato ma prima troviamo “This Is Love” ,Kelly finalmente  parla d’amore lasciandosi tutto alle spalle grazie anche a questa fresca mid-tempo targata McArthur, solito a beat molto potenti e destinati quindi alla scena hip-hop mentre qui riesce a trovare una melodia anche dolce abbracciando il crossover così come “Street Life“, la prima traccia prodotta da Pharrell, ritrovando quell’energia ascoltata ad inizio album. Nel pezzo compare Pusha T, si tratta sicuramente della più ‘ballabile’ dell’album, può essere perfetta come singolo.

Completa la struttura dell’album la seconda produzione di Pharrell, questa volta preso dalla sua ultima ispirazione risalente agli anni della Motown, è un classico infatti “Stand In Front Of Me” che chiude così in maniera molto elegante.

Vale la pena estendere questa esperienza alla deluxe edition che propone altri tre pezzi di livello: il featuring con The Dream “Sky Waker” basato su un motivetto orientale tipico dell’R&B fine anni ’90 e dal cantato veloce che ha contraddistinto Kelly anche in precedenti pezzi, ritrovando infine anche l’ottimo Harmony S. in “Put Your Name On It” con una produzione sublime piano/chitarra elettrica senza tempo e Mike Will nel suo bis di Kisses Down Low, lo stile è praticamente lo stesso in ” Number 1“.

 

Sonoramente coeso ma versatile, prevalgono le ballad sentimentali ma non mancano le banger sexy e mid-tempo sofisticate, individuando le vere perle nelle produzioni di Harmony.

“Talk a Good Game” non sarà probabilmente un album per un pubblico ampio ma fondamentale per Kelly Rowland. Nel corso della sua carriera da solista dopo aver provato diversi stili, è riuscita finalmente a trovare in questo progetto la sua vera identità artistica.

Non c’è niente in questo album che sia troppo sperimentale, Kelly ha proposto in maniera sincera solo quello che le riesce meglio…l’ R&B, quindi quel giusto equilibrio suono/sentimento arrivando fino al cuore dei fans e non solo…se amate il genere sono sicuro che questo album troverà posto nella vostra collezione.

Nel 2013 l’R&B non è morto e questo può rappresentare uno dei punti di partenza, il voto? datelo voi…

 

 

 

 

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