“I ain’t gon’ stop ‘til I reach the top”, le chart più raffinate a stelle e strisce possono ritenersi occupate per i prossimi mesi. A 29 anni, Keyshia Cole ritorna con un figlio da accudire, un matrimonio in programma, uno stile che ricorda quello degli esordi, ma soprattutto il suo quarto album, uscito il 21 Dicembre negli Stati Uniti, “Calling All Hearts”. Stessa pretesa, stessa massima: imporre una propria identità nel genere R&B/Soul. E la strada è questa!
Forte dei risultati ottenuti con i precedenti lavori (tutti e tre certificati almeno una volta platino), fa affidamento ancora alla sua sapienza e, indossando stivali glamour, si incammina nei cuori di chiunque si lasci attraversare, muovendosi con sinuosità e accortezza, per poi lasciarne il segno a suon di tacchi.
Mercato vuole che il disco abbia una edizione standard di 11 canzoni ed una deluxe di 14, noi analizziamole tutte, dopo aver deciso di farci coraggio e premere play (bloccati da quello scherzo di cover).
1) Per la prima traccia, nonchè primo singolo, si accoppia con la lady della Young Money, Nicki Minaj; risultato: mediocre. “I Ain’t Thru” è una collaborazione forzata, tanto che se non fosse stata per la presenza della “black barbie”, probabilmente non avrebbe neanche fatto parte dell’ album. Ma il nome tira e Keyshia non ha badato a beat (né a video). Peccato, avrebbero potuto fare fuoco.. “Chiamata” respinta.
2) Con il secondo singolo, “Long Way Down“, ha inizio il tema sentimentale che attraverserà il resto del disco. Da qui in poi siamo in presenza di un ricamo accurato di un’ artista che sa a chi affidare il ritmo, da chi trarre ispirazione, come riscaldare l’ ugola.
Dopo la raffinata produzione firmata J.U.S.T.I.C.E. League, vengono sparati lì due featuring con i crooner dell’ R&B Tank e Faith Evans, ospitate che svelano piccoli segreti riguardo la dimensione musicale in cui ci troviamo (non di certo nelle principali classifiche del 2010).
3) Orchestra pronta a diventare irrequieta in “Tired of Doing Me“, sulla stessa scia melodica e strutturale della buona “Trust”, non a caso entrambe prodotte da Toxic. Le voci di Keyshia e Tank comunicano alla perfezione in questa super R&B ballad che può procurare un brivido alla fine.. Profumo di top 10 (che fu poi la sorte del brano con Monica)!
4) Più ritmico è il secondo duetto che richiama senza vergogna l’ ormai risaputa musa Mary J. Blige. Faith e Keyshia si rifanno dopo quell’ aborto (quando ci vuole ci vuole!) di “Can’t Stay Away”, contenuto nell’ ultimo progetto della First Lady. Qui parliamo di hip-hop/soul, di un rifacimento di “Warning” (Biggie), di “If I Fall In Love Again“. Girl Power!
5) “So Impossible“: i maestri Jimmy Jam & Terry Lewis fanno suonare un piano che crea un’ atmosfera malinconica riscaldata dai coinvolgenti vocalizzi di una voce soul degna di lodi. Sono innamorato di questo pezzo, lo sogno con un contributo di Alicia, perfezione assoluta.
6) Il disco procede e noi nel frattempo ci siamo stesi sulla poltrona, attentamente trasportati dalle armonie proposte. Staremo rilassati ancora per un po’, suona la prossima ballata, “Sometimes“. “A volte vorrei uscire da me stessa, andare lontano da me stessa” ci confida la cantante di Oakland su una chitarra accompagnata qua e là da un organo a canne.
7) Ma alzano l’ umore ritmico le pulsazioni di “Take Me Away“. E’ una mid-tempo che desta allegria e si fa ascoltare con molto piacere, l’ impressione è sempre più quella di aver comprato un disco degli anni ’90, un gioiello dell’ R&B dei tempi d’ oro conservato nel tempo e solo ora scoperto.
8) “What You Do To Me“! Meraviglia delle meraviglie! Un uso della voce inedito e una produzione che potrebbero, con tutto orgoglio, far scomodare il nome di una certa Anita Baker. Evocate sensualità e fascino, quanta classe!
9) Non è ammessa tregua, arriva “Last Hangover“, altra mid, timbalandiana, quasi scelta come secondo singolo. E qui Keyshia concede un tocco di electro giusto per farci riprendere conoscenza, chissà cosa ne avrebbe pensato Aaliyah…
Ballate di fine disco, entrambe ammirevoli.
10) “Thank You” è una traccia tributo con sfondo religioso, affettivo, o riconoscente verso i fan, dipende dal punto di vista. Interviene anche la madre (adottiva) a rendere il tutto più intimo, molto emozionante!
11) Qui ci prova la Cole, sfida l’ estensione vocale per un accostamento alle più talentuose vocalist. “Better Me” ha tutte le carte per essere la ballata per eccellenza del disco, è chiaro se a scriverla è Diane Warren! Che lei non abbia certe attitudini di una Whitney Houston o una Mariah Carey non sto qui a dirlo, certo è che sono da ammirare performance simili.. “Pericolo” Grammy?
Per i poveri il disco si conclude qui, per fortuna noi siamo “poveri con il web” e conosciamo anche le altre 3 tracce incluse nella versione deluxe del disco:
01. I Ain’t Thru 5/10
02. Long Way Down 7/10
03. Tired Of Doing Me 8/10
04. If I Fall In Love Again 10/10
05. So Impossible 9/10
06. Hangover 8/10
07. Confused In Love 6/10
08. Take Me Away 9/10
09. Sometimes 8/10
10. What You Do To Me 10/10
11. Better Me 7/10
12. Two Sides To Every Story 9/10
13. Where Would We 10/10
14. Thank You 7/10
Keyshia aggressiva ma anche sofferente in “Confused In Love“, brano che una volta concluso non ci lascia niente.
Esaltanti invece “Two Sides To Every Story” e soprattutto “Where Would We“, che grazie a quel vibe anche un pò tetro anni ’70, è facilmente elegibile la più bella dell’ album.
Insomma, un quarto album che conferma l‘ identità musicale di quest’ artista in continua evoluzione, forse l’ avrei preferito con qualche up-tempo in più, ma in questo modo si è scampato il disdegno per un probabile miscuglio di suoni tipico delle up che girano.
E se nella musica d’oggi è più facile riconoscere chi davvero merita il titolo di rappresentante di questo genere, piuttosto che fidarsi di autoproclamazioni che si rivelano segno di inconsistenza, a voi il conto.
Per gli interessati: compratelo sugli e-stores, addio se aspettiamo che esca in Italia (ebbene, ho mentito dicendo che arriva Keyshia Cole con i suoi stivali).
R&BJunk Rating: 4/5
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