La recensione di quest’album è un composito delle recensioni complete postate dai lambs nel forum di Mariah (Blackvoice83, Glitter86, Leodekten, Lovemariah, Pi3r).
Anche i voti attribuiti alle singole canzoni sono la media dei voti dati in ogni singola recensione.
Il sentore comune per quest’album nella fase iniziale della sua produzione era di scetticismo: sarebbe
riuscita Mariah a proporre un lavoro all’altezza del primo capitolo, il celebrato Merry Christmas? Sarebbe riuscita a non cadere nella trappola del ripetersi?
Il rischio di proporre un album stereotipato, da “fine carriera” era alto. D’altronde, il confronto con Merry Christmas, uno degli album natalizi che ha segnato la storia di questo genere, un evergreen, un progetto completo vocalmente e strutturalmente, era inevitabile, anzi naturale.
Poi, durante la lavorazione, le news che arrivavano di volta in volta facevano ben sperare: strumenti e orchestra live, produttori di gran calibro, alcuni già sperimentati (Randy Jackson, James Poyser, il duo Dupri-Cox), altri inediti per Mariah e molto stimolanti (Marc Shaiman), scaletta con vari titoli inediti…
Le aspettative non sono state deluse; l’album si presenta eterogeneo e vario (sia vocalmente che come generi musicali affrontati; e questa non è una cosa da poco se si pensa che invece il tema di fondo di ogni pezzo è solo il NATALE), ma comunque abbastanza compatto e strutturato coerentemente: ci sono pezzi inediti, cover intelligentemente riviste, medley sapientemente composti di classici natalizi.
Al centro dell’album c’è una sequenza di rnb old school (Born Is The King Interlude – When Christmas Comes – se vogliamo pure Here Comes Santa Claus) che “spezza” e da gran vitalità a questa sessione.
Perla per gli amanti sono i pezzi che strizzano l’occhio al jazz (Christmas Time Is In The Air Again, Charlie Brown Christmas) e alla lirica (il duetto con la madre Come All Ye Faithful), generi praticamente inediti nella discografia di Mariah (unico precedente il pezzo jazz The Wind, del lontano ’91).
La produzione è varia ma quasi sempre molto raffinata e di classe.
Vocalmente Mariah utilizza molto il registro di testa e il whisper (di cui forse abusa, ma ormai è risaputo che a lei piace molto e anche a molti fan!), conditi con molti punti in whistle, alcuni riuscitissimi, altri un po’ meno. Il registro di petto è poco presente.
Anche le varie “personalità” di Mariah si ritrovano tutte nel disco: c’è la Mariah festive (Oh Santa, Auld Lang Syne, Here Comes Santa Claus), la Mariah languidamente innamorata (Christmas Time Is In The Air Again), la Mariah sensuale (Born Is The King Interlude), la Mariah delle power-ballad anni 90 (One Child) e così via.
01) Santa Claws Is Coming To Town (intro)
Mariah è tornata a cantare il Natale. Quale modo migliore per presentare il seguito di un progetto se non quello di iniziare con un intro che riprenda un pezzo del progetto precedente? Mariah sceglie un ingresso in grande stile e ti dice che Santa Claus sta arrivando (ritornando) e lei si accinge a cantarlo… Questo è il messaggio che si vuole dare con questa introduzione strumentale che subito ci proietta nelle atmosfere dell’album: strumentazioni orchestrali, arrangiamenti di alto livello. Un ponte tra passato e futuro, un sottile spago che lega 14 anni di evoluzione musicale.
02) Oh Santa!
una uptempo festive, catchy, coinvolgente e perfetta per il periodo natalizio; dal ritmo incalzante, scritta e prodotta insieme a JD e Brian Michael COX, è la All I Want For Christmas Is You del secondo capitolo, non tanto come canzone in sè, in quanto non si assomigliano, quanto come ruolo…entrambi inediti co-scritti e prodotti da Mariah, entrambe scelte come primi singoli per lanciare i rispettivi dischi. Il paragone con AIWFCIY viene naturale anche per il tema affrontato (la mancanza dell’amato nel periodo delle feste) ed è chiaramente difficile da reggere per Oh Santa!, tuttavia presa singolarmente è una canzone veramente ben realizzata ed evidenzia le qualità di Mariah come songwriter.
La produzione strizza l’occhio ai ritmi e atmosfere motown ed è ottima la scelta originale di inserire i cori stile cheerleader , che contrastano con l’intro fiabesco e mettono energia.
Nel finale ci sono dei whistle, unico punto dell’album dove è evidente l’uso (abuso) del vocoder.
Uno dei punti di forza è che, nonostante il tema, può essere un brano piacevole ed ascoltabile anche al di fuori del periodo natalizio.
LambVoto: 8,5
03) Oh Little Town Of Bethlehem / Little Drummer Boy
la prima delle rivisitazioni di classici è questo medley tra due canzoni… Mariah le fonde tra loro alla perfezione dando vita ad un nuovo originale pezzo: nella discografia natalizia mondiale non troverete da nessuna parte una versione del genere.
La produzione anche in questo caso è già consolidata ed è affidata al duo James “Big Jim” Wright – Randy Jackson.
Le atmosfere, grazie all’orchestra, tornano quelle fiabesche dell’intro; l’introduzione, la parte centrale e il finale appartengono a Little Drummer Boy e sono una perfetta fusione tra la voce sussurrata (il famoso parapapa è infatti in whisper) e flautata di Mariah e le strumentazioni a percussione stile marcia.
Le parti centrali invece sono strofe di Oh Little Town of Bethlehem e un coro gospel magistralmente contorna la voce di Mariah: coro e voce si intrecciano creando dei passaggi da brividi: un esempio su tutti è quando, in entrambe le strofe, su “Yet in they dark streets shineth The everlasting light” prima e su “Oh, morning stars together Proclaim the Holy birth” il cantato del coro sembra il vento che soffia in una tempesta di neve.
La voce di Mariah è intanto salita sempre di più e il finale, tutto in registro di testa a parte due versi in whisper, è memorabile, uno dei punti vocali più alti dell’album.
LambVoto: 9,5
04) Christmas Time Is In The Air Again
il secondo pezzo inedito del disco, scritto e prodotto a quattro mani da Mariah e Marc Shaiman. Un delicatissimo pezzo jazz che pare uscito da un grammofono anni ’50 o, sempre in quegli anni, da qualche fumante localino di NY con la neve che scende fuori dalle vetrine mentre la gente seduta ai tavolini sorseggia qualcosa di caldo…l’atmosfera è quella da grande classico tanto che a un primo ascolto si pensa subito ad una cover di Sinatra e invece è una creazione originale di Mariah, che ha realizzato uno dei pezzi più eleganti e raffinati di tutta la sua carriera.
Il pezzo è quasi tutto in whisper, che conferisce intimità, dolcezza e calore, a parte alla fine del bridge, quando nella linea “And to feel love like ours always” la voce improvvisamente si alza.
Divertente il contrasto tra il testo della prima strofa,così romantico e dolce, e quello della seconda, così giocoso con i riferimenti al Grinch e a Old Scrodge che si inteneriscono a vedere i due innamorati nel Natale.
LambVoto: 10
05) The First Noel / Born Is The King (Interlude):
Altra rivisitazione di un classico natalizio, è forse la canzone più dolce dell’intero album, pare uscita da un classico Disney: la prima parte è in whisper ; whisper che, con un pianoforte che accenna appena alle note, assume sfumature nuove, delicatissime, mai sentite prima da Mariah. L’esplosione vocale arriva nella seconda parte nella quale si uniscono gli archi e i cori per raggiungere un momento altissimo nella ripetizione della parola “Noel”.
Il pezzo è intimo ma diretto e sfuma in un interludio sensuale, che ti lascia spiazzato per il contrasto che crea, (ma che non stona, anzi ci sta bene, riconfermando il talento di Mariah come produttrice); ha una base r’n’b anni 90, una bassline calda, vocalizzi ricchi e un whistle non forzato, un po’ languido, che sfuma alla fine.
LambVoto: 9+
06) When Christmas Comes
terzo inedito del disco, scritto e prodotto insieme a James Poyser.
Come già scritto, Mariah a questo punto del disco “spezza” inserendo dei pezzi decisamente rnb old school, e per questo inedito decide di ripescare direttamente dal proprio repertorio: in questa canzone infatti ritroviamo un po’ di Fly Like A Bird (nei fiati), un po’ di Mine Again (nei ritornelli) mixate e shakerate insieme in salsa natalizia.
Il risultato, sebbene divida i fan proprio per questi suoi richiami abbastanza espliciti, è comunque un altro pezzo molto raffinato, potente, dove Mariah gioca con la parte più alta della sua estensione e lo fa in modo magistrale; e, nel bridge, si diverte a incastonare perfettamente un pezzettino di Gingle Bells, giusto per ricordarci che è Natale.
LambVoto: 9
07) Here Comes Santa Claus / Housetop Celebration
Il secondo momento festive dell’album è uno stravolgimento totale della canzone a cui si rifà; Mariah infatti ci sorprende rallentando la melodia, utilizzando dei bassi campionati da sonorità anni 80 (Another One Bites the Dust) e sospirando ripetutamente “santa claus is coming to town”, rimandando direttamente alle atmosfere di Glitter e in particolar modo alla cover di Last Night A Dj Saved My Life.
Il pezzo funziona, è divertente, anche con quegli inserti di voci in mezzo che producono l’effetto “caciara”. Però inizialmente scivola un po’ inosservato in mezzo agli altri, anche perchè Mariah vocalmente non fa meraviglie. Diciamo che il piedino si muove a ritmo, ma è un po’ distratto. Sono necessari parecchi ascolti per apprezzare questa traccia a dovere.
LambVoto: 8
08) Charlie Brown Christmas
ritornano le calde atmosfere jazz che avevamo lasciato dopo Christmas Time Is In The Air Again… la canzone si compone di due parti distinte: la prima strumentale è il tema dei Peanuts, che sfuma nella canzone di Natale di Charlie Brown vera e propria. Mariah la esegue tutta in whisper, restando abbastanza fedele all’originale, rendendo ottimamente la sensazione di “felice malinconia”. La breve durata e questa composizione in due parti danno l’impressione all’ascoltatore che si tratti di due interludi accostati, più che di una canzone unica.
Eppure la composizione è coerente e piacevole e il brano, che è il meno immediato di tutto l’album, si rivela un vero grower che cresce tanto con gli ascolti.
La produzione jazz caratterizzata dalle spazzole e dal piano porta ancora una volta un grande tocco di classe.
LambVoto: 7/8
09) Oh Come All Ye Faithful / Hallelujah Chorus
il tanto atteso duetto con la madre Patricia, cantante d’opera è un altro medley geniale: inserire l’Hallelujah chorus trasforma Oh Come All Ye Faithful aggiungendo ancora più solennità e magia al pezzo. Inoltre, quasi all’unanimità, questo pezzo è il punto vocale più alto ed emozionante dell’album: due voci che si chiamano a vicenda, che si sovrappongono senza prepotenza, due mezzo-soprano, uno di impostazione lirica, l’altro di impostazione moderna che si incontrano, si scontrano e si uniscono in una maniera unica.
La canzone inizia con una delicatissima Mariah che si apre sempre più. A metà del pezzo interviene la madre Patricia che introduce i cori dell’Hallelujah in lirica. Ma Mariah riprende l’acuto della madre con un whistle ed inizia a giocare con tutta la sua voce, mentre il coro gospel accompagna tutto il brano. Finale intenso, “alla Mariah”, da pelle d’oca, fantastico. Per tutti i lambs è già un classico.
LambVoto: 10
10) Oh Holy Night (Live)
ha creato un certo disappunto la scelta di Mariah di inserire questo pezzo, registrato e pubblicato, con tanto di video, 10 anni fa. Un riciclaggio inutile, che poteva lasciare il posto a un altro classico. Però, se si deve giudicare il pezzo per quello che è, è molto buono, per molti superiore all’originale sia come arrangiamento strumentale che come esecuzione vocale; ci sono infatti dei cambiamenti significativi, peraltro deliziosi: alcune parti in whisper, un inizio con giochi di organo, il finale con il coro acapella, l'”angels Voices” cantato in un whistle stupendo. E, dopotutto, se si considera questo album un proseguimento di MC, non è scorretto inserire una versione live di una canzone che era presente in quel lavoro.
LambVoto: 8,5
11) One Child
quarto e ultimo inedito, anche questo composto insieme a Marc Shaiman, che ormai abbiamo capito avere un gran tocco per creare sonorità magiche! L’inedito che più strizza l’occhio alla Mariah delle potenti ballad degli anni ’90, ha un’atmosfera solenne, un crescendo, con potenti cori sopra i quali Mariah lascia andare liberamente la sua voce, in un modo che specialmente nella seconda parte suona nuovo e inedito, senza filtri (la linea “He reigns forever more” leggermente nasale).
L’accompagnamento è orchestrale e le percussioni, che ricordano una marcia, conferiscono una certa solennità.
Può ricordare pezzi come Heal The World di Michael Jackson, per il corro è di bimbi (anche se la melodia è molto diversa, occorre dirlo), e per il suo significato di unione, pace e purezza, che a tratti, per i più cinici, può cadere nel buonismo.
Il finale è molto suggestivo, potente e evocativo, soprattutto se si pensa che un child Mariah lo aspetta davvero. In questo senso la sua interpretazione è molto sentita, e questo traspare molto.
LambVoto: 9+
12) All I Want For Christmas Is You – Extra Festive
come Oh Holy Night, anche l’inserimento di questa “nuova” versione del super classico che Mariah ha saputo creare 16 anni fa, ha creato alcune perplessità.
Questa versione non stravolge l’originale, la rivisita molto delicatamente con un intro orchestrale molto bello, con un arrangiamento che strizza l’occhio al live, e alcuni tocchi qua e la sia nella musica che nel cantato, come il falsetto sdoppiato e il finale prolungato.
Proprio il fatto che non sia stata stravolta ma riproposta simile all’originale non è piaciuto a tutti: avrebbe potuto ricantarla, stravolgerne la base o proporne un live.
LambVoto: 9 (il voto è per il classico natalizio di sempre)
13) Auld Lang Syne
ed eccoci all’ultima traccia del disco con questo canto tradizionale della serata di capodanno…l’inizio acapella con i cori è meraviglioso, e il count-down ci porta ad un’esplosione in pieno stile tecno-tamarro che spiazza in quanto completamente fuori dalle atmosfere dell’album.
È una perfetta canzone di chiusura, in quanto ricorda i finali dei musical con tutti che salgono sul palco contemporaneamente cantando e ballando tutti insieme, e poi perché anche concettualmente si pone come “l’after party”, dove in seguito alle calde e raffinate atmosfere natalizie ci si lascia andare completamente per chiudere degnamente le feste.
Un appunto solo alla produzione: ad alcuni non sembra un tamarro “elaborato”, curato e di moda (alla Lady Gaga per intenderci, o alla Madonna), ma un tamarro grezzo, dai suoni un po’ fuori moda (synth vari, cassa…)
E’ un pezzo divertente, questo indubbiamente, ma tecnicamente sembra un po’ fuori luogo rispetto alla produzione così elaborata del resto dell’album.
LambVoto: 7/8