Togliete dalla sua storia la lunga e proficua collaborazione con Dj Premier e la lite con Jay Z, Nas sarebbe ancora considerato ancora uno dei migliori (magari tra i primi 5) MC della storia dell’Hip-Hop? La mia risposta è “certo che sì” e questo primo post dedicato a Nas dimostrerà le mie ragioni.
Life’s a bitch (feat AZ)
Non c’è solo Dj Premier tra i produttori storici per Nas, ma anche L.E.S. Ho scelto questo brano per introdurvi nel mondo di Nas perchè trovo “Life’s a bitch” uno dei brani che più ispirano nell’album di debutto “Illmatic”. Personalmente, ho fatto del ritornello uno dei motti di vivere: “La vita è una puttana e poi muori, ecco perchè ci ubriachiamo, perchè non puoi mai sapere quando morirai. La vita è una puttana e poi muori, ecco perchè ci droghiamo, perchè non puoi mai sapere quando morirai.” A scanso di equivoci, non mi drogo e non vado in giro ubriaco, ma la prospettiva da cui prendere il brano è questa: la vita può essere ingiusta ma non per questo ci dobbiamo buttare giù. Quindi, prendiamo ogni momento di felicità che ci troviamo di fronte e godiamocelo, viviamo ogni momento senza alcun rimpianto! La canzone fu rilasciata come terzo singolo da “Illmatic”, ma non raggiunse alcun aggancio in classifica e Nas non girò neanche un video per esso. Un vero peccato!
If I Ruled the World (Imagine That) (feat Lauryn Hill)
Passo ad uno degli album che meno mi piacciono di Nas, “It Was Written”. Nasce in questo periodo, nel 1996, la figura di Nas Escobar e, per molti critici, il mafioso rap. Tra tutte le tracce, a mio parere, spicca questa “If I Ruled the World (Imagine That)”, scelta come lead single. Nas decide di cantare con la 21enne Lauryn Hill, che stava riscuotendo un enorme successo con i Fugees. A produrre il brano sono Rashad Smith e il duo Trackmasters, che più in là produrrà ancora per Nas e i The Firm. La canzone parte da una semplice domanda, in qualche modo legata alla canzone ascoltata prima: “Vita, mi chiedo: mi schiaccerà? Non lo so.” L’MC immagina un mondo fatto senza ineguaglianze sociali e senza razzismo, senza le menzogne dei vincitori della storia e dove poter tranquillamente far crescere i propri figli. Il brano ottenne un grande successo, grazie anche al grosso budget messo a disposizione di Hype Williams per il video. Ma, col senno di poi, ogni cent è valso lo sforzo! (Invidiosi Puff Daddy, Busta Rhymes e Janet Jackson, eh?)
Bridging the Gap (feat. Olu Dara)
Saltiamo 8 anni e 4 album e andiamo a “Street’s Disciple” del 2004. Due anni prima, Nas aveva rilasciato “God’s son”, che aveva venduto un milione di copie in meno di un mese. Erano i tempi in cui la faida con Jay Z andava ancora avanti e Nas aveva raggiunto quello che molti considerano il picco, il brano “Ether”. Ma adesso il rapper del Queen aveva altro a cui pensare, come il matrimonio con la cantante Kelis. E l’album si impregna ancora di conscious rap e fantastiche canzoni. Questo singolo ne è un esempio. Insieme a Nasir troviamo suo padre Olu, musicista e cantante jazz, che abbiamo ascoltato anche in “Life’s a Bitch” (beh, vi avevo detto che quella canzone è mitica!). Nel brano, Nas parla del buon rapporto che ha con il padre e questa canzone è un modo per “colmare la differenza dal blues al jazz, al rap. La storia della musica è in questa traccia!”
Strong Will Continue (feat Damian Marley)
Non parleremo solo degli album da solista di Nas. Ma mi rendo conto che questo brani potrebbero essere stati impegnativi e non voglio caricarvi adesso della storia dei The Firm. Allora ecco la collaborazione tra Nas e Damian Marley, che nel 2010 finisce nell’album “Distant relatives”. Distanti nel genere musicale, ma “parenti” nelle tematiche, l’album è un buon compromesso tra reggae e rap (nulla a che vedere con l’album di Snopp Dogg/ Lion, per carità!). Mai scontati nei testi, anche questo secondo singolo ha un bel messaggio. Qui si invita a stringere i denti sempre, credere in sè stessi e non arrendersi mai: “Solo i più forti vanno avanti, so che tu ne hai [forza, NdT]”
The Don
Il mio “esperimento” di raccontarvi Nas senza Dj Premier e Jay Z è riuscito e decido di chiudere questa prima parte con una canzone auto-celelbrativa e celebrativa dei 40 anni del film “Il padrino”. Il trio Heavy D – Salaam Remi – Da Internz fondono rap, boom bap e reggae e il secondo singolo di Nas da “Life’s Good” diventa, così, un banger dal ritornello ipnotico, mentre Aristotle Torres ci porta nella lussuosa vita di Nas Escobar in New York. Il cerchio sarà anche chiuso, ma ricordate che tutto tornerà a ripresentarsi!