E’ completa il 24 Ottobre la release commerciale di “Big Fat Lie”, il secondo album da solista di Nicole Scherzinger, ennesimo album che non toccherà mai terra statunitense.
Album che mescola diverse influenze: da tocchi di anni ’70, a rnb del ’00, dance mal riuscita o pop scontato.
Infatti la release del progetto è anticipata dal “Your Love”, brano up-tempo, l’unico della fatica dalle influenze dance, e, come tutti i brani nell’album, prodotto da The Dream e Tricky Stewart. Questa infatti risulta essere una delle più grandi debolezze dell’album: scritto, prodotto e gestito da altri.
L’influenza di The Dream si sente in tutti i brani, soprattutto “Electric Blue”. Il brano era atteso come un’ennesima rnb club-banger con T.I., ma non è stato così. Sentiamo infatti sound reminiscenti degli anni ’70, ’80; funk, con qualche accenno di synth dei primi ’00 che riportano immediatamente in mente Mariah Carey, e i brani scritti per lei dallo stesso produttore della seguente traccia, il quale aggiunge la sua voce anche subito dopo il ritornello. Il brano è buono e le influenze sono diverse da quelle acquisite da molti brani ’80-influenced rilasciati negli ultimi anni. Si lascia ascoltare senza problemi, lasciando anche incantati.
Andando avanti di qualche anno troviamo “Little Boy”, con influenze di quelli stessi anni, forse anche a cavallo degli anni ’90. Brano scontato, in cui Nicole si cimenta con virtuosismi vocali che tentano di salvare un brano irrecuperabilmente banale, specialmente nella produzione.
Nella deluxe troviamo anche “Cold World”. Piano di pessima qualità, batteria insulsa, e synth inutili: la coronazione di un brano che potrebbe far benissimo parte di un musical che si dimentica facilmente. Il “na-na-na-na” non salva la canzone, e nemmeno il tocco malinconico a metà canzone, che sembra fuori luogo, e in completa discordanza con il resto del brano. “Unison” invece è più urban-oriented. Nulla che ricordi qualcosa che la cantante abbia già fatto, ma vocalmente buono. Ripetitivo, e composto in modo “facilotto”, anche questa volta la voce centrale si butta in intonazioni a mò di vocali: creatività assente.
Bonus del tutto inaccettabili, filler, inserite in un progetto con il solo scopo di occupare spazio. E stessa cosa di potrebbe dire anche del secondo singolo “On the Rocks”. Brano pop che propone una batteria particolare e ben elaborata, che però delude nella composizione, così come nel resto della produzione. Ben cinque minuti di frasi, strumenti e intonazioni prevedibili, ma che avrebbero potuto facilmente conquistare le classifiche con la giusta produzione. Dopotutto era questo l’intendo del brano. “Big Fat Lie” continua con lo stile scontato dettato da questo brano, inondandoci con un noioso “lie lie lie” in un ritornello mal progettato.
Anche “Run”, primo singolo negli USA, come “On the Rocks”, sembra voler puntare alle chart. La ballad maliconica vuole ovviamente tentare di fare in classifica quello che negli ultimi anni hanno fatto canzoni come “All of Me” o “Say Something”. Ma Nicole sprigiona una voce incredibile, e l’intento di questo brano, qualunque sia, non interessa di fronte all’ipnosi che l’interpretazione lascia. Ci si sarebbe aspettato nell’album anche “Pretty”, ballad presentata live anni addietro, ma mai rilasciato, e che s’addiceva alla storia della cantante più di qualsiasi altro brano di questo progetto.
“Girl with a Diamond Heart” anch’essa risulta piuttosto poco originale. I pizzichi violino hanno il loro perché, anche la vocina che si abbandona in tutta la durata, ma il ritornello è ridondante è inserito in un contesto che non lo necessitava, esattamente come il bridge centrale. Brano che si lascia ascoltare facilmente, ma che si salta con altrettanta facilità.
Passiamo alla parte urban, e più interessante del progetto. “Hearbreaker”, introdotto da violino, e magnifiche chitarre e bassi è il primo della serie. In sé il brano è piuttosto riciclato, ma piuttosto interessante. Vocalizzi, sospiri e acuti della cantante rendono la canzone ottima da ascoltare. La produzione però, soprattutto nelle strofe, delude spesso le aspettative.
“First Time” invece introduce una Nicole già sentita, ma allo stesso tempo completamente diversa. Strofe in acuto ipnotizzanti, bassi al posto giusto, voce da gangsta e un sottofondo di ‘put it on me’ rendono la canzone un dolce peccato. Delude il bridge centrale, in cui si sente ancora una volte la forte influenza di Nash e il ricordo della Mariah di “Obsessed”. “Bang” invece rimane unica. Procede lentamente per quattro minuti e mezzo affascinando, nonostante l’intro inutile. La produzione in questo caso fa la canzone, a quanto pare Tricky ‘threw it up!’.
Il capolavoro dell’album però è “God of War”. Già dal titolo la canzone si presenta come una perla, e la produzione magnifica, fatta di batteria dal ricordo tribale, chitarre in sottofondo, e synth che fungono da allarme non poteva non dare questo risultato. Vocalizzi al posto giusto, acuti, sospiri, e pure “la-la-la” più che mai adatti. Bridge centrale facilmente evitabile, ma conclusione magnetica.
L’album in sé è un buon prodotto, ma dalle enormi pecche.
Una cantante dalle magnifiche doti canore, ma che non si spinge più in là è la cosa che lascia più perplessi. Scelta pessima anche quella di dare in mano allo stesso produttore il 95% dell’album, mentre si potevano scegliere soltanto le canzoni migliori, rigettando inutili pezzi come “On the Rocks”.
Ridondanti anche i “la-la-la-la-la”, “na-na-na-na” e “turu-turu-turù”, segno della passività con cui la cantante ha partecipato al progetto, e la poca dedizione ad esso. Idee magnifiche, e che potevano giungere alla creazione di ottimi pezzi, ma che hanno preferito non elaborare.
La produzione è una delle grandi pecche di questo progetto, il quale però non è certamente peggiore di molti lavori in circolazione. La musica degli ultimi anni è un’esplosione di ripetizioni e samples, e almeno quest’ultimo ci è stato risparmiato.
Il progetto si salva grazie a ottimi brani come “God of War”, ma non è certo ciò che si aspetta da un grande voce come quella di Nicole Scherzinger, che dovrebbe tornare a lavorare con PolowdaDon, Timbaland e Danja…
R&B Junk Rating: 6/10