Sono ormai diversi anni che il mondo dell’industria discografica, per cercare di risollevare le sorti di album e singoli non più venduti come in passato e di un mercato già profondamente minato dalla pirateria online, ha ritrovato come argine alle sue numerose difficoltà le piattaforme di streaming musicale. Uno dei primi e più rinomati servizi di questo tipo è stato Spotify, lanciato nel 2008 da Stoccolma e che ad oggi conta più di 30 milioni di utenti in tutto il mondo.
Nel corso degli ultimi anni, però, il mercato dello streaming musicale, divenuto un’arma strategica di vendita e promozione per le major, ha cominciato ad affollarsi di numerosi concorrenti che hanno lanciato una sfida contro la piattaforma svedese. Il primo è stata TIDAL, servizio a pagamento che, nonostante le promesse di una qualità migliore e di contenuti esclusivi, non è mai riuscito a sfondare e che ora potrebbe essere acquistato dalla Apple; il secondo più importante è invece Apple Music, piattaforma rilasciata esattamente un anno fa che ha lanciato l’azienda californiana nella realtà dello streaming che era rimasta a lungo inesplorata dalla Apple, ancorata in modo preponderante alla vendita di musica digitale con il suo celebre iTunes Store.
In un solo anno, Apple Music, nonostante sia un servizio completamente a pagamento, è riuscito ad eguagliare la metà esatta degli utenti di Spotify: ben 15 milioni si sono già iscritti alla piattaforma resa disponibile fin da subito sui device a marchio Apple. Essendo perciò l’unica piattaforma in grado di fare concorrenza spietata al leader del mercato, l’azienda californiana, per riuscire a battere il rivale nel campo dello streaming musicale, ha attuato negli scorsi mesi delle strategie per scoraggiare gli utenti ad usare Spotify.
Stando alle parole di un comunicato diffuso oggi dall’azienda svedese, la Apple ha spinto molti utenti a passare al proprio servizio non soltanto bloccando notifiche riguardanti offerte e prezzi speciali, ma anche aumentando notevolmente i prezzi dei concorrenti, ovviamente a scapito di questi ultimi e a vantaggio della casa di produzione degli iPhone, che potrebbe così garantirsi dei costi più convenienti per le proprie piattaforme ed aumentare gli introiti derivanti dagli altri servizi di streaming. Il comunicato di Spotify infatti afferma:
“Apple da tempo strutta il suo controllo su iOS per spremere i concorrenti nella musica, aumentando i prezzi dei propri concorrenti, impedendoci indebitamente di comunicare ai nostri clienti le nostre offerte a prezzi ribassati e attribuendosi un vantaggio sulla piattaforma che va dal blocca schermo a Siri. E’ ovvio che qualcosa non va se Apple guadagna di più da un abbonamento a Spotify che da uno a Apple Music, senza condividere nulla con l’industria musicale. Vogliono la loro torta e vogliono pure mangiarsi quelle di tutti gli altri”.
Sulla questione sollevata da Spotify si è aggiunta anche la voce di Elizabeth Warren, senatrice del partito democratico dello stato americano del Massachusetts, che ha avviato un’indagine per violazioni delle norme sulla concorrenza del mercato, soprattutto in merito al caso Apple. La Warren ha infatti dichiarato:
“Apple ha attirato la nostra attenzione. Il tema è il trattamento riservato ai suoi concorrenti nel music-streaming. Mentre Apple Music è facilmente accessibile sull’iPhone, Apple ha posto i propri rivali in condizioni difficoltose per offrire servizi di streaming competitivi. Dunque la FTC sta investigando per decidere se denunciare Apple per violazioni antitrust”.
Cosa ne pensate di queste dichiarazioni?