Come ormai emergeva dai dati dello scorso anno, le piattaforme di streaming musicale sono diventate una delle realtà più rilevanti degli introiti dell’industria discografica, superando negli ultimi mesi perfino i guadagni derivanti dalla visualizzazione dei videoclip (clicca QUI per saperne di più). Tuttavia, nonostante i media celebrassero il trionfo di servizi come Spotify, Apple Music o Tidal dopo la grandissima crescita del consumo di musica in streaming a partire dal 2013, tali piattaforme nel 2015 non erano ancora divenute le fonti maggiori di guadagno per le label. La situazione, aggiornata a giugno 2016, sembra però radicalmente cambiata.
Stando ai dati diffusi dalla Sony Music, una delle major più forti a livello mondiale, nel fatturato complessivo di questi sei mesi la casa discografica ha registrato introiti di ben 3,3 milioni di dollari giornalieri con il solo streaming, che, tra l’altro, è divenuta proprio la principale fonte di guadagno per la Sony.
I ricavi, a giugno 2015, derivavano per la maggior parte dai dischi fisici (37,2%), seguiti dallo streaming musicale (24,8%), dalla vendita di musica digitale (23,4%) e da altre fonti, quali sicuramente i video musicali (14,6%). A giugno 2016, invece, i dati sono notevolmente mutati: a dominare su tutti è proprio lo streaming, cresciuto di più di 9 punti percentuale (e arrivato al 34,2%), mentre sono crollate parecchio le vendite, tanto delle copie fisiche (32,2%, diminuite esattamente del 5%) quanto di quelle digitali (18,5%, in flessione anche qui di quasi il 5%), mentre le altre fonti hanno subito un lievissimo rialzo (15,1%). Un quadro che fotografa abitudini di ascolto e di consumo non sono solo cambiate, ma, da quello che sembra, sono ormai dirette tutte verso lo streaming senza il benché minimo ripensamento.
Tuttavia, la Sony si deve “accontentare” di una medaglia d’argento in fatto di introiti derivanti dallo streaming: il primato, infatti, va alla Universal, che ha dichiarato di aver guadagnato ben 4 milioni di dollari al giorno grazie a piattaforme come Spotify o Apple Music. Al gradino più basso del podio si trova invece la Warner, che ha comunque accumulato ben 2 milioni di dollari giornalieri grazie allo streaming musicale. Nel complesso,le tre label princiali fatturano dunque l’incredibile cifra di 10 milioni di dollari con lo streaming, numeri fino a qualche anno fa impensabili. Compensano, ovviamente, cali altrettanto imprevedibili nei fatturati derivanti dalle vendite di album e singoli.
Cosa ne pensate di questi dati?