Il 9 agosto 2006 veniva pubblicato un album fra i più particolari di quel periodo.
Dopo aver sperimentato buttandosi su vari generi ed esplorando realtà musicali anche lontane dal puro pop alternato a pop’n’b degli esordi con il suo quarto studio album “Stripped”, per il quinto Christina Aguilera decise di sperimentare ancora, ma questa volta buttando un occhio al passato.
Fonte di ispirazione per questo disco fu la cultura musicale che le era stata trasmessa da sua nonna, la musica jazz, blues e soul rilasciata negli anni ’20, ’30 e ’40, ed il modo di porsi sensuale ma raffinato delle dive di quell’epoca, con look mirati per copertine e video ma anche con interpretazioni vocali che tenevano conto di questo. Da tutto ciò venne fuori “Back To Basics”, un disco pieno di up tempo spumeggianti ma anche di ballad emozionanti, un lavoro in cui la cultura musicale e la forma vocale di Xtina (che, come vedremo, in questa Era si faceva chiamare diversamente) venivano alla luce in tutta la loro grandezza, e che per fortuna fu ricompensato con un grande successo da un sistema musicale ancora sano.
A 10 anni dalla pubblicazione di questo capolavoro, noi abbiamo deciso di riproporvelo stuzzicandovi con qualche curiosità su questo progetto, per esplorare cosa si nasconde dietro alla musica partorita dalla mente e dal cuore di questa donna, aiutata dai migliori produttori e songwriter sulla piazza. Il nostro consiglio è quello di leggere mentre si ascolta questo fantastico disco: siamo sicuri che le emozioni prodotte dalla musica saranno amplificate mentre si scoprono i piccoli dettagli che si nascondono dietro la storia del disco.
1) Lo pseudonimo che ha sostituito “Xtina” durante quest’Era discografica è Baby Jane,
non più un gioco sul modo di scrivere il suo nome ma un nickname scelto in onore di una grande diva del secolo scorso, l’attrice Jane Mansfield. Quando ben prima di partire con quest’Era discografica Christina aveva collaborato con il rapper Nelly in “Tilt Ya Head Back”, nel video la diva si era presentata già con un look di classe ed ispirato già agli anni ’20, ’30 e ’40, e l’hitmaker di “Dilemma” le disse che somigliava molto alla citata attrice. Di qui l’ispirazione a dotarsi di un nuovo pseudonimo. Inoltre questo nomignolo si ispira anche al noto film “What Ever Happened to Baby Jane”.
2) E’ stato sicuramente uno dei progetti più rischiosi del nuovo millennio.
Questo per due motivi: innanzitutto, a differenza di quanto avviene oggi con la musica anni ’80, in quegli anni non c’erano molte tendenze a ripescare stili musicali passati. Il 2006 era più o meno il periodo del boom di Tokio Hotel, Avril Lavigne, Green Day, The Veronicas, Linkin Park, oppure di Fergie, Nelly Furtado, Justin Timberlake, Beyoncé, Ciara, Pussycat Dolls: insomma, i filoni principali (oltre al classico pop) erano il rock/pop-rock e l’urban, e rilasciare qualcosa che non aveva nulla a che fare con nulla di questo era davvero un grande rischio. Il secondo motivo è il mese: quanti album di successo sono stati mai pubblicati ad agosto? E’ un periodo pessimo per i comeback, ma ciononostante questo non penalizzò il lavoro, che ha comunque venduto 5 milioni di copie fra 2006 e 2007.
3) Un album raffinatissimo, si, ma che contiene comunque un vero e proprio diss!
Parlo di “F.U.S.S.”, canzone dedicata senza molti giri di parole a Scott Storch, produttore ed autore che aveva aiutato Xtina per moltissime tracce di Stripped ma che non ha voluto prendere parte a questo progetto. Pensate che l’acronimo che compone il titolo della canzone è “Fuck U Scott Storch”, più esplicito di così… il temperamento di Christina non si smentisce mai, nemmeno quando il filone principale è la raffinatezza.
4) Nel disco è inclusa una canzone che Christina ha sempre rifiutato di cantare perché non riesce a reggere lo sforzo emotivo richiesto.
Parlo di “Mercy On Me”, solenne ballad in cui la diva non solo propone un’esecuzione vocale impegnativa come poche, ma canta di un fortissimo senso di colpa per una sbaglio commesso, una ferita che mentre lei era in giro per il mondo con il relativo tour bruciava ancora, ed è per questo che ha deciso di non inserirla nella scaletta dello show nonostante si trattasse di una delle canzoni preferite dal pubblico e dal fanbase. L’atto commesso deve farla davvero soffrire molto se consideriamo che comunque brani molto personali come “Oh Mother” sono stati cantati tranquillamente.
5) La stragrande maggioranza delle canzoni incluse nel CD contiene samples.
Questo ovviamente per rispettare quanto più possibile il concept scelto: per quanto il ricreare da zero musica simile a quella che spopolava in un periodo passato può portare a risultati (per l’appunto) molto simili a quelli da cui si trae ispirazione, è solo partendo esattamente da quello che si riesce a riprodurre musica che sia assolutamente fedele al 100% ad uno stile ben preciso. Non mancano comunque canzoni completamente originali, che comunque nel contesto si confondono bene facendo apparire il progetto assolutamente omogeneo. Per farvi un esempio di questi sample, eccovi la canzone da cui è stato prelevato il coro maschile di “Candyman”:
https://www.youtube.com/watch?v=KE2VIN2eTAk
6) Musica ispirata a quella di 100 anni fa… ma testi ispirati dai sentimenti freschi che Christina provava in quel periodo!
Questo perché moltissime tracce del CD sono dedicate al suo ex marito, nonché padre del suo primo figlio Max, Jordan Bratman. I brani dedicati a lui sono: “Ain’t No Other Man”, “Candyman”, “The Right Man”, “Makes Me Wanna Pray”, “On Our Way”, “Without You”, “Save Me From Myself”, “Nasty Naughty Boy” e forse anche “Mercy on Me”, nel caso in cui il grande peccato di cui Christina si sia pentita sia proprio l’aver tradito quello che all’epoca credeva fosse l’uomo della sua vita.
7) Il secondo CD dà moltissimo spazio all’espressione anche di un’altra artista: Linda Perry.
Mentre nel primo CD troviamo numerosi autori e produttori che affiancano ed aiutano Christina sia nella scrittura che nella produzione, nel secondo CD c’è un solo nome che la affianca in tutte le canzoni: quello di Linda Perry, unica produttrice di tutte le tracce ed unica co-autrice di quasi tutte le canzoni tranne “Hurt” (in cui troviamo anche Mark Ronson) e “Save Me From Myself” (in cui troviamo anche Bill Botrell). Basti pensare che addirittura in “Hurt” troviamo un testo che esprime i sentimenti ed i sensi di colpa di Linda, non certo quelli di Christina, la quale proprio non avrebbe motivo per provare certe emozioni nei confronti di un uomo violento che la picchiava.
8) Oltre a citare artisti figli di altre epoche, in una canzone Christina cita anche se stessa con i sample!
Il brano a cui mi riferisco è “Thank You”, dedica ad i fan che l’hanno supportata nel corso degli anni permettendole di diventare una grande superstar della musica mondiale. Nel brano, Christina canta un’ode ai fan, fa ascoltare registrazioni che le sono state fatte recapitare da tutto il mondo… ma soprattutto fa riascoltare pezzi di “Genie in a Bottle” e “Can’t Hold Us Down”, brani che rappresentano rispettivamente il suo esordio nel mondo della musica e la piena acquisizione di autonomia e libertà nella sua arte, un’autonomia guadagnata grazie al successo e ad un carattere forte che la portò ad avanzare pretese abbastanza forti e minacce di rescissione del contratto proprio quando costituiva l’artista di punta della RCA.
9) Le scelte musicali e d’immagine prese in questa Era sono una sorta di anticipazione di uno dei suoi impegni futuri: il film Burlesque.
Infatti, come la stessa diva ha dichiarato, il look scelto, il tipo di performance proposto e la sensualità prorompente ma raffinata che pervade l’intero progetto sono ispirati agli spettacoli di Burlesque tipici degli anni ’20, una scelta che fra l’altro ha anticipato di qualche anno il ritorno alla moda del Burlesque, moda retrò della quale poi lo stesso film cavalcherà l’onda.
La scelta di ispirarsi al Burlesque si riflette anche negli show proposti in tour, ricchi di maliziosa raffinatezza soprattutto nelle performance delle up tempo, ma che potevano contare anche su opening act che riflettevano l’esatta essenza del Burlesque: parlo delle Pussycat Dolls, girlband che incarna esattamente la figura di un Burlesque Group data la sua impostazione, che vedeva una sola cantante (Nicole Scherzinger) circondata da tante ballerine. Un’impostazione che, al di là delle polemiche, dal punto di vista dell’intrattenimento funzionava alla grande.
10) Back to Basics è in assoluto l’album in cui Christina ha co-prodotto più tracce.
Mentre in “Stripped”, “Lotus” e “Burlesque” troviamo la sua firma sotto poche produzioni e negli altri in nessuna (specifichiamo che in “Bionic”, come in tutti i CD post 2001, ha comunque co-scritto tutto), in “Back to Basics” la troviamo sotto ben 11 canzoni, praticamente tutto il primo disco fatta eccezione di “Understand”. Ne emerge dunque la figura di un’artista completa, immersa in toto nei lavori su un suo progetto.
Finisce qua il nostro post! Che ne pensate di questo lavoro, e di tutto quello che ci sta dietro?