Avete capito bene, pare che Spotify, in accordo con le maggiori case discografiche Sony, Universal e Warner, abbiano deciso di privilegiare gli utenti Premium
dando loro l’esclusiva dei nuovi brani e album in uscita e solo in un secondo momento, gli stessi brani saranno disponibili anche agli utenti Free.
Avevamo da poco appreso che Spotify ha raggiunto i 50 Milioni di utenti registrati con un abbonamento Premium. Un importante traguardo per l’azienda che ora ha intenzione anche di quotarsi in Borsa.
Dopo mesi di dure contrattazioni tra Spotify e le case discografiche, parte degli accordi riguarderebbe la disponibilità delle case discografiche a ridurre i costi in termini di diritti d’autore in favore dell’azienda Spotify a condizione che quest’ultima si impegni a limitare l’ascolto dei nuovi album a ai soli utenti paganti per un periodo di tempo limitato.
In poche parole, all’uscita di un nuovo album, gli utenti Premium potranno da subito ascoltare i brani mentre gli utenti Free dovranno aspettare qualche settimana.
Questo è il risultato di anni di critiche e attriti tra la piattaforma streaming e alcuni artisti come Taylor Swift che ha deciso di ritirare la sua intera discografia da Spotify nel 2014 e in seguito ha attaccato il progetto di Apple Music ancora prima della sua effettiva nascita, modificando così quelle che erano le loro condizioni di uso.
Le motivazioni riguarderebbero anche l’imminente quotazione in Borsa dell’azienda. Secondo una recente sessione annuale dei finanziamenti, risulta che il valore di Spotify si aggiri attorno agli 8,5 miliardi di dollari ma, nonostante la chiusura del 2015 con un aumento di ricavi di 1,9 miliardi, le perdite ammontano a circa 173 milioni a causa proprio degli utenti non a pagamento.
E’ innegabile che Spotify abbia cambiato e contribuito a rilanciare l’industria musicale grazie al suo rapido fatturato, ma è anche vero che altri suoi rivali, ad esempio Apple Music, non prevedono nemmeno la possibilità di una versione gratuita (se non i primi 3 mesi di prova, vedi anche l’esempio di Netflix).
Siamo certi si tratti di una notizia che farà infuriare non pochi fan ma noi confidiamo in questo tipo di scelte nell’interesse degli artisti che ci regalano la forma d’arte più universale e bella di tutte: la musica.