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Non sempre un grande talento corrisponde ad una carriera di successo, uno dei casi più eclatanti é quello di Nicole Scherzinger
Non sempre il talento basta per assicurare ad un cantante un futuro glorioso nel musicbiz. Anzi, per dirla tutta, ora come ora sembra proprio che il talento non conti più nulla: l’importante è avere l’immagine giusta, riuscire ad aggrapparsi a qualche appiglio per diventare famosi, e tutto il resto vien da sé. Ed anche se si ha già conquistato il successo, un semplice errore può rivelarsi fatale per una carriera, specialmente in determinate situazioni.
Ne sa qualcosa una certa Nicole Scherzinger. Se 10 anni fa l’interprete era ai vertici di tutte le classifiche in quanto unica cantante lead singer delle Pussycat Dolls, oggi i suoi numeri sono diventati davvero bassissimi, al punto che per restare a galla nello showbiz ha dovuto dedicarsi a qualcosa che proprio non rende proprio giustizia alla sua artisticità: il ruolo di soubrette in varie trasmissioni televisive.
Ma cosa ha causato tutto ciò? Nicole Scherzinger ha smesso di colpo di essere rilevante nel musicbiz oppure c’è stata una serie di errori che ha portato a questo? Scopriamolo insieme…
Chi é Nicole Scherzinger?
Nata ad Honolulu nel 1978, la Scherzinger ha incominciato a partecipare a varie competizioni musicali già nella seconda metà degli anni ’90, riuscendo ad arrivare ad un livello sempre più elevato. La svolta ci fu tuttavia nel 2001, anno in cui arrivò finalmente nei circuiti che contano davvero con la partecipazione al talent show Popstar, un format molto famoso allora che aveva il compito di creare una nuova girlband.
Nicole si presentò all’audizione con una cover di “I Will Always Love You” di Withney Houston, il che le garantì una grande ascesa nel programma. Del resto, Nicole aveva tutte le caratteristiche per fare carriera: voce bellissima e potente, capace sia di arrivare in alto a livello tecnico che di scatenare sensazioni nell’ascoltatore (fossero queste legate all’erotismo o all’emozioni), talento nel ballo ed una grandissima bellezza: doti che facevano di lei la leader perfetta di un gruppo musicale.
Nicole riesce dunque a vincere il programma e forma con altre ragazze il gruppo Eden’s Crush, un normalissimo quintetto di cantanti e ballerine (si, intendo TUTTE cantanti e TUTTE ballerine) che eseguì una vera partenza col botto: il loro singolo di debutto “Get Over Yourself” fu una top 10 hit in USA raggiungendo la no.8 nella Billboard Hot 100.
Qui, entrò in campo quella che sarà una delle costanti che perseguiteranno Nicole nella sua carriera: la sfortuna. Dopo questa hit, la casa discografica del gruppo fallì a causa di vecchi debiti, e così il progetto naufragò nonostante l’ottima partenza. Nicole tuttavia era ormai nel sistema, e riuscì a restare a galla con piccoli ruoli secondari nel musicbiz.
Fergie prese il posto di Nicole nei Black Eyed Peas
Copiose furono le sue collaborazioni con artisti più o meno conosciuti, non tutti provenienti dal mercato americano o da quello europeo. In questo contesto si inserisce un altro colpo della sfortuna più nera: a causa di contratti che la legavano alla Arista Records, Nicole (che all’epoca si faceva chiamare Nicole Kea) dovette rifiutare il ruolo di frontwoman dei Black Eyed Peas, gruppo i cui risultati futuri sono praticamente storia…
Dopo tanta sfortuna, tuttavia, Nicole ebbe finalmente modo di raggiungere i risultati che si era sempre prefissa. Nel 2003, la produttrice Robin Antin organizzò delle audizioni per formare un nuovo gruppo musicale. Nicole, informata grazie ai contatti su cui poteva già contare, partecipò a queste audizioni e, grazie alle doti di cui vi abbiamo già parlato, riuscì ad ottenere il ruolo di lead singer, l’unico ruolo davvero di spessore viste quelle che saranno le vere caratteristiche del gruppo.
Quelle che di lì a poco prenderanno il nome di Pussycat Dolls non erano infatti una girlband come le altre. Anzi, più che di una girlband vera e propria, alle Pussycat fu dato un indirizzo ben diverso: quello di Burlesque Troupe in cui tutto ruotava attorno ad un’unica cantante, mentre le altre ragazze si limitavano a cantare i cori ed a ballare nei video e nelle performance. Il ruolo di cantante, ovviamente, sarà assegnato a Nicole.
In realtà, sotto il nome di “Pussycat Dolls” si celava già una burlesque troupe vera e propria che si esibiva in giro per il globo dal 1995. Pensate che con una delle formazioni originarie si esibì più volte niente poco di meno che con Christina Aguilera…
Tralasciando ciò, ora ciò che la Antin si era messa in testa era di trovare una line up che potesse reggere il confronto con le grandi girlband del passato e dar vita ad un grande successo internazionale. Questo scopo fu ovviamente raggiunto con Nicole e compagne, le quali in brevissimo tempo riuscirono ad ottenere consensi ed apprezzamenti da tutto il mondo e si ritrovarono ai vertici di tutte classifiche, trasformandosi all’improvviso in star seguite ed amatissime.
Il successo con le Pussycat Dolls
Dopo la falsa partenza di “Sway”, il gruppo esplose definitivamente con “Don’t Cha”. Il brano era una potentissima up tempo urban dal sound aggressivo e dal testo ed interpretazione ultrasexy, un qualcosa che certo non poteva passare inosservato e che si impose rapidamente ai vertici delle classifiche del mondo intero.
Di qui fu un crescendo di grandi, grandissime hit che esplodevano una dopo l’altra nelle classifiche, mandando davvero alle stelle la popolarità di queste ragazze e vendendo milioni e milioni di copie. Il genere del gruppo era quello delle up tempo urban sexy, aggressive e ballabili, tuttavia non mancarono anche esempi di bellissime slow jam R&B, in primis il secondo singolo “Stickwitu”, altro grandissimo successo.
In seguito anche “Beep”, “Buttons”, “I Don’t Need a Man” e “Wait a Minute” furono grandissime hit, il tutto per un contesto ultra favorevole per le ragazze, idolatrate in tutto il mondo e (come tutti i fenomeni musicali) oggetto di numerose polemiche che altro non facevano che accrescere ancora di più la loro popolarità.
In questo contesto fu ovviamente pubblicato l’album di debutto. Intitolato semplicemente “PCD”, il disco fu un grandissimo successo in tutto il mondo e piazzò oltre 7 milioni di copie vendute, una cifra ottima per un mercato musicale che iniziava già a dare i primi segni della crisi che caratterizza i giorni nostri.
In questo periodo le ragazze non si fecero mancare davvero nulla: dopo essersi esibite in show insieme alle rivali Danity Kane ed aver aperto i concerti di Black Eyed Peas e Christina Aguilera, riuscirono a portare a termine anche il loro primo tour mondiale: il “PDC World Tour”…
A questo punto, terminata un’Era di grandi successi, Nicole si trovava in una situazione molto particolare: ufficialmente era famosa in quanto leader di un gruppo, ma praticamente eseguiva brani in quanto interprete solista. A questo punto, perché non tentare la strada della carriera solista a tutti gli effetti? E così, forte dei migliori propositi, Nicole iniziò a promuovere quello che avrebbe dovuto essere il suo primo album da solista: “Her Name Is Nicole”.
Nel mondo della musica, si sa, l’immagine ha tuttavia molto più importanza del resto: non basta che la voce sia la stessa perché si possa sfondare con facilità, e così i singoli rilasciati dalla cantante, pur essendo dotati di un potenziale immenso, di produzioni potentissime, di caratteristiche che nulla avevano da invidiare alle hit delle Pussycat, non ottennero i risultati sperati.
In particolare, il primo singolo “Whatever You Like” era davvero potentissimo, una club banger tutta da ballare e che aveva il potere di trascinare chiunque in pista, eppure non riuscì a sfondare: in quel periodo le sonorità che andavano forte erano tutt’altre, tant’è che perfino canzoni del genere cantate da Beyoncé e Chris Brown furono flop, mentre altri loro singoli volavano nelle charts. Questo destino spettò a “Baby Love” ed a tutti i singoli successivi.
A questo punto, la scelta migliore sarebbe stata quella di prendere qualche mese di pausa, così che il pubblico dimenticasse i brani che non gli erano piaciuti, e tornare poi con qualcosa di completamente diverso, urban si, ma più al passo coi tempi. In questo modo, Nicole avrebbe potuto ottenere una hit e lanciare il suo primo album, lasciando le inutili compagne al loro destino ed avviando alla grande la SUA carriera, ma nulla di tutto ciò avvenne.
Ovviamente, Nicole prese la decisione peggiore che potesse prendere: fare un altro album con le Pussycat Dolls, che nel frattempo iniziavano a perdere pezzi ed a lamentarsi dell’impostazione da burlesque troupe data al gruppo. Le ragazze si lamentavano di come tutti i riflettori fossero puntate su Nicole, e di contro molta gente rispondeva loro che era inutile lamentarsi mentre si guadagnava grazie solo ed esclusivamente al lavoro altrui.
Nel mezzo di questa pessima pubblicità, che minava nel profondo alla credibilità del gruppo, fu rilasciato il primo singolo estratto dal secondo album. Peccato che si trattasse di un pezzo creato per il disco di Nicole! “When I Grow Up” fu una vera presa per i fondelli, eppure fu una hit, segno di come l’immagine sia alla base di tutto in questa industria…
Tuttavia, il concept ormai iniziava ad invecchiare e stancare, tant’è che ii successivi singoli “Whataya Think About That” e “Out of This Club”, pur essendo di ottima qualità, passarono quasi completamente inosservati, segno di come le Pussycat stavano stancando il pubblico in genere. Per questa ragione, il loro secondo album “Doll Domination” pur vendendo bene non eguagliò il successo del precedente.
Indicativo in questo senso fu il successo del singolo “I Hate This Part”, un pezzo molto diverso dalle altre canzoni delle Pussycat e che per questo riuscì a diventare una hit molto forte a livello internazionale. A quel punto, le ragazze fecero però un errore nella gestione dei singoli lasciando che “Bottle Pop” e la collaborazione con con A.R. Rahman “Jai Ho” si accavallassero.
Come sempre avviene in questi casi, solo una delle due fu una grandissima hit: sto ovviamente parlando di “Jai Ho”, brano che ottenne un successo davvero incredibile, paragonabile a quello delle primissime hit del gruppo. Fu una grande ventata d’aria fresca per le ragazze, tornate di nuovo (anche se per poco) all’apice.
A quel punto, le interpreti rilasciarono quello che inaspettatamente restò per sempre l’ultimo singolo della loro carriera: sto parlando di “Hush Hush, Hush Hush”, brano che ottenne un successo incredibile anche grazie al sample di “I Will Survive” di Gloria Gaynor. Dopo questo enorme successo le divisioni interne al gruppo ed i dissidi tra i produttori ebbero il sopravvento, e così in men che non si dica la band si sciolse.
Anche per questo disco ci fu un tour mondiale, molto meglio strutturato del precedente. La storia del gruppo terminò infine grazie ad un Greatest Hits. A quel punto, la situazione mutava completamente per la cara Nicole: la visibilità riflessa del gruppo andava quasi tutta a lei, e sulla carta ciò sarebbe bastato per lanciarla anche come solista verso livelli che le altre Pussycat non avrebbero mai potuto raggiungere.
La carriera solista mai decollata
In effetti, anche chi tra loro ha provato ha ottenuto risultati infinitamente inferiori a quelli raggiunti da Nicole, ma la Scherzinger resta la prima ad aver sprecato un potenziale immenso. Ed ora vi spieghiamo il perché.
Per lanciare definitivamente la sua carriera, Nicole avrebbe dovuto rilasciare subito un singolo forte, non aspettare un anno ed oltre, lasciando che l’attenzione del pubblico scemasse eche lei cominciasse ad essere etichettata ovunque come “quella delle Pussycat”.
Tanto di materiale a disposizione ne aveva pure troppo: tra i pezzi creati per “Her Name Is Nicole” e scarti delle Pussycat probabilmente l’artista aveva solo l’imbarazzo della scelta, senza contare che con le arie che tiravano da tempo nel gruppo non sarebbe stata una cattiva idea iniziare a registrare qualcosa già un po’ di tempo prima, almeno per avere dei singoli forti da lanciare mentre si ultimava l’album.
Purtroppo, Nicole preferì chiudersi in studio e creare roba nuova da zero, buttando così via tutto il materiale che aveva già a disposizione e lavorando su un album completamente inedito, una scelta non sbagliata sul piano artistico ma pessima in quanto a marketing. Certo, in quei mesi Nicole cercò di restare visibile, tuttavia l’unico ruolo che le diede davvero visibilità fu quello rivestito ad X Factor UK, il cui effetto si sentì tuttavia soltanto nel Regno Unito.
L’unica scelta buona (in parte!) che fu presa in quel periodo fu quella di duettare con Enrique Iglesias in “Heartbeat”, una canzone bellissima che donò tanta visibilità a Nicole (ricordiamo che poco prima Enrique era tornato in voga con la hit “I Like It”) ma che la fece apparire ancora la volta come il membro di qualcosa, non come l’unica artista su cui puntare tutti i riflettori…
A quel punto, con una fama scemata in tutto il mondo tranne che in UK, Nicole si decise finalmente a rilasciare il primo singolo estratto da quello che, a questo punto, doveva diventare il suo primo album. In questa situazione così compromessa, la bellissima artista pubblicò “Poison”, un singolo urban molto potente ed infettivo, con un video bellissimo, una vera bomba, una hit sicura se rilasciata un anno prima, ma si sa: il pubblico non perdona certi errori.
Il singolo fu un successo in UK, ma nel resto del mondo passò completamente inosservato. Allora Nicole si buttò rapidamente sul pop con la bellissima“Don’t Hold Your Breath”. Anche in questo caso la qualità c’era, e tanta, ed il pubblico finalmente sembrò dare un responso molto positivo: no.1 in UK ed un discreto successo internazionale furono i risultati del brano, che per fortuna fu pubblicato quasi insieme all’album dell’artista: “Killer Love”.
Il successo di quella che possiamo considerare l’unica vera hit di Nicole da solista fu un traino discreto per l’album, che andò benino in UK (disco d’oro), ma non nel resto del mondo. A poco servirono i successivi singoli “Right There”, “Wet” e “Try With Me”: alcuni furono dei successi in UK, ma tutto restò vincolato solo a tale mercato, il che era davvero inaccettabile per una che appena 2 anni prima aveva il mondo in pugno.
Inoltre, c’è da considerare che in realtà “Killer Love” non ha mai avuto una release mondiale: negli Stati Uniti la Interscope non diede mai il via per pubblicare il disco. Il singolo “Try With Me”, splendida ballata dance di una fattura davvero ottima, aveva il compito da fare da apripista per la versione a stelle e strisce di questa Era, ma non fu calcolata di striscio dal pubblico americano.
Non servì a nulla neanche partecipare come giudice ad X Factor USA: qui la cara vecchia amica Sfortuna si ripresentò trasformando il programma in un flop. Nicole poteva mettere definitivamente una croce sul mercato statunitense, cosa che purtroppo non capirà praticamente mai. In ogni caso, quest’Era fu così: un buon successo in un solo mercato, un flop totale in tutto il resto del mondo.
In realtà nel 2012 ci fu anche un brevissimo tour in UK e Malesia: nulla di particolarmente rilevante, si, ma meglio di niente!
Passata questa Era, con una situazione che ormai rendeva impossibile (almeno sul momento) il boom mondiale, Nicole prese sorprendentemente scelte giuste, ma non lasciatevi ingannare: fu solo per pochissimo. Allora, come giusto che sia, Nicole iniziò subito a lavorare ad un nuovo progetto, e nel 2013 rilasciò (con tempistiche perfette) quello che doveva essere il primo singolo singolo del suo secondo album: “Boomerang”.
“Boomerang” è una canzone pop di buona qualità, una composizione davvero magnifica per gli amanti di questo genere, e come prevedibile ottenne un buon successo nel Regno Unito, mentre passò inosservato nel resto del mondo. Insomma, il massimo che Nicole poteva ormai ottenere, un punto di partenza buono per un’Era che ottenesse gli stessi risultati della precedente, ma a quelli della Insterscope non bastò.
Dunque, a questo punto Nicole e compagnia commisero un altro errore imperdonabile: rimandarono tutto di un altro anno, scambiando tutto il materiale creato ed un pezzo bellissimo con altra attesa, che come vedremo non sarà certo ripagata da musica di qualità.
Dopo alcuni dissidi con la casa discografica, Nicole tornò in scena con una nuova label: la Sony. A quel punto, dopo varie interviste che accrebbero in maniera inutile l’hype su di lei, Nicole rilasciò un singolo a dir poco orribile e banale, una traccia che proprio non rendeva giustizia al suo, soprattutto per una performance vocale assente: strofe sussurrate, ritornello stupidissimo, sto parlando della famigerata “Your Love”.
Il brano andò benino in UK, ma deluse alla grandissima tutti i fan dell’artista, quelli che avrebbero dovuto comprare l’album. Chi conosce davvero Nicole fu schifato ed amareggiato da questo sgarro, ed a poco servì tutto ciò che venne dopo: il secondo singolo “On the Rocks” era completamente privo di potenziale commerciale, e dopo due tracce così fu inutile perfino pubblicare un grandioso capolavoro.
Il capolavoro di cui sto parlando è ovviamente “Run”, una power ballad struggente ed incisiva, un pezzo che finalmente faceva venire fuori l’incredibile talento di questa donna, ma che dopo un simile antipasto non poteva non passare inosservato.
A questo punto, Nicole rilasciò un album definibile con un solo aggettivo: brutto. Oltre “Run”, in “Big Fat Lie” non c’era neanche una tratta di buona fattura, il che scandalizzò ancora di più tutti coloro che hanno sempre seguito questa donna e che conoscono bene le sue potenzialità. Quello che dunque poteva essere un flop come un altro divenne un incredibile disastro. Il frutto di questi centomila errori fu un tonfo così potente che fino ad un anno prima sarebbe sembrato impossibile.
Da lì in avanti, Nicole ha fatto poco altro: qualche performance (tra cui una magistrale dell’inno americano), ma tutto si è fermato là. Il suo impegno principale è dunque diventato quello di subrette in programmi televisivi americani, un ruolo che sicuramente le riesce bene e che comunque le ha permesso di proporre performance ottime, ma è davvero possibile che una come lei per restare a galla debba fare questo? Tutto ciò mi rende davvero senza parole…
Purtroppo Nicole è il classico esempio di potenziale immenso distrutto da scelte sbagliate. Tutto si riconduce al 2007, anno che poteva essere di svolta ma che invece fu gestito malissimo. Ora resta ben poco alla nostra cara Nicole, una grande voce, una ballerina bravissima ed una bellezza mozzafiato che purtroppo non ha saputo sfruttare bene il suo immenso talento.
Noi spereremo sempre in una sua rinascita, ma se lei ed il suo team non riescono a capire cosa vogliamo noi tutti, come possiamo pretendere che ciò accada? E’ triste, ma ora come ora la carriera di Nicole Scherzinger sembra davvero finita… voi cosa ne pensate?