Mentre sta dominando le classifiche di tutta Europa in compagnia di Sean Paul con il singolo No Lie, pezzo che ci ha messo un po’ a carburare ma che ora sembra destinato a diventare uno dei tormentoni dell’estate, Dua Lipa presenta finalmente il suo album di debutto, intitolato semplicemente Dua Lipa.
Diciamo finalmente perché questo progetto si è fatto attendere praticamente due anni. Tanto (quasi) è infatti passato dalla pubblicazione del lead single, New Love, seguito dalla hit Be The One, che ha fatto conoscere la 21enne cantante inglese di origini albanesi al pubblico europeo.
Poco dopo è stata la volta di Last Dance, Hotter Than Hell e Blow Your Mind (Mwah), fino ad arrivare a qualche settimana fa, quando è stato annunciato il sensuale singolo in compagnia di Miguel, che una volta per tutte ha realmente anticipato l’uscita del disco.
Che la si voglia o meno considerare newbie, la ragazza ha dimostrato in questi due anni di saper davvero il fatto suo artisticamente parlando, tanto che la Warner non se l’è fatta sfuggire. Timbro vocale unico per quanto riguarda l’ambito pop, buon carisma sul palco e immagine ben definita fanno di Dua Lipa una cantante dalle prospettive rosee, di cui sicuramente sentiremo parlare per molti anni.
Ci aspettavamo molto dal suo debut album e bisogna dire che nel complesso non siamo stati delusi, anzi. Le 3.5 stelle su 5 sono davvero un ottimo punto di partenza, specie con un talento cristallino come il suo che di qui in poi può solo offrire sorprese positive.
A seguire l’audio di Dua Lipa, poi la nostra recensione track-by-track:
1. GENESIS: un titolo importante per cominciare il progetto. Genesis, così come tutte le tracce che compongono il lavoro, è stato composto anche da Dua, con l’aiuto, tra gli altri, della collaboratrice di Katy Perry, Sarah Hudson, mentre alla produzione troviamo il norvegese Axident.
Mid-tempo che mischia i synths ad alcuni suoni tribali, con evidenti influenze tropical che si riscontreranno lungo quasi tutti i brani che andremo ad ascoltare. Punto di forza, dalle strofe al ritornello, la performance vocale della cantante, che si fa apprezzare sia nelle note basse che in quelle decisamente più alte.
Come si evince dal titolo, nel testo viene fatto un riferimento biblico utilizzandolo come metafora per la descrizione di un amore passionale. “All’inizio Dio ha creato il Paradiso e la Terra ma per quanto valga io credo che prima abbia creato te. E’ una mia opinione, il tuo corpo è il solo Paradiso in cui vorrei volare”.
Niente da dire, ottimo inizio.
2. LOST IN YOUR LIGHT (FEAT. MIGUEL): ultimo singolo estratto dal progetto, questa traccia scritta da Dua Lipa e Miguel, vede la partecipazione del divo R&B anche in veste di featuring.
Lost In Your Light è un prodotto pop-soul dal sapore funky, con una leggera sfumatura rétro, diverso da ciò che la ragazza ha proposto nella sua discografia (quanto meno per quanto riguarda i singoli). Ottima l’unione tra i timbri dei due artisti, che creano un connubio piacevole, dolce e sensuale allo stesso tempo.
Testo romantico, parla della felicità che si prova quando si è innamorati, quando ci si perde negli occhi della propria dolce metà. Come abbiamo già ribadito parlando nello specifico del singolo alla sua uscita, si tratta di una canzone che non possiamo far altro che apprezzare.
3. HOTTER THAN HELL: ecco uno dei (tanti) singoli estratti in largo anticipo rispetto all’avvento di Dua Lipa, in questo caso prodotto dall’inglese Jay Reynolds, con Koz e Tom Neville. Buona la permanenza di Hotter Than Hell nelle classifiche europee e internazionali, dove è riuscita a raggiungere la #15 in UK e la #7 in Messico.
La canzone è una bella midtempo tropical dalle forti influenze garage, contraddistinta da un ritmo incisivo che, dopo un inizio pacato, esplode deciso nel ritornello. Un ottimo utilizzo della timbrica da parte della Lipa, che riesce a rendere inconfondibile il suo stile in questa traccia.
Qui, come anticipa il titolo, emerge una Dua versione bad-girl, che canta di un amore passionale e sfrenato facendo affidamento a qualche immagine religiosa. La diretta interessata raccontò che ad ispirarla fu “una relazione orribile, che prese una strada sbagliata. Stava davvero distruggendo il mio ego e mi faceva sentire come se non valessi nulla”.
4. BE THE ONE: Digital Farm Animals ha dato vita al singolo che ha reso celebre Dua Lipa agli occhi del pubblico mainstream, tanto da diventare una hit in vari Paesi europei, tra cui l’Italia.
C’è poco da descrivere di questa traccia che ormai conosciamo tutti, basti aggiungere che contiene un bel messaggio di forza di volontà, con la ragazza che canta di come stia provando a convincere il suo amato di tornare da lei nonostante gli errori che ha commesso. Così disse Dua riguardo il brano: “Be The One parla di come ho creduto in me, della mia perseveranza e della voglia di combattere per ciò che voglio. Nello specifico tratta di una relazione, ma in generale descrive questa mia attitudine in tutto ciò che mi succede nella vita”
5. IDGAF: Koz, Blackwood e Larzz Principato alla produzione di questa traccia, scritta dalla Lipa assieme a Skyler Stonestreet, Joseph Kirkland, Uzoechi Emenike, Jason Dean e lo stesso Principato.
Midtempo che parte con un bell’assolo di chitarra elettrica che va ad introdurre l’entrata di Dua, la quale duetta con lo strumento fino al ritornello. Abbiamo qui la possibilità di apprezzare la sua vocalità in maniera più limpida e pulita che mai, senza l’innesto di basi eccessivamente coprenti o pesante aggiunta di effetti. Cantata come fosse una conversazione diretta con l’interlocutore, colui a cui è indirizzato questo sfacciato ed aggressivo (vocalmente parlando) pezzo, IDGF (l’acronimo sta per I don’t give a f*ck, ovvero Non me ne frega niente) fa uscire tutta la rabbia della ragazza contro il suo ex. C’è chi può vantare di aver ispirato canzoni d’amore, chi invece canzoni come questa…
6. BLOW YOUR MIND (MWAH): per il suo quinto singolo, uscito nell’agosto dello scorso anno, la cantante ha fatto squadra con Jon Lievine e Lauren Christy. Ad oggi è certamente uno dei suoi più importanti successi, capace di farsi notare anche oltreoceano dove, oltre aver raggiunto la #72 nella Hot 100, è riuscito ad accaparrarsi il primo posto nella Billboard US Dance Club Songs. Non male per un’artista che all’epoca era considerata a tutti gli effetti una newbie.
Anche in questo caso c’è poco da dover aggiungere di una traccia che ci ha accompagnato per tutti gli ultimi mesi del 2016, perfetto prodotto synthpop con un buon ritmo che entra senza troppi ascolti nella testa dall’ascoltatore. Ottimo uso del suo bel timbro, che aggiunge al brano grinta e carattere.
7. GARDEN: non appena nei credits leggiamo il nome di Greg Wells, sia alla composizione che alla produzione, immaginiamo qualcosa di speciale. Questo perché Wells vanta una carriera notevole nel panorama pop, a lui dobbiamo pezzi quali One and Only di Adele, Apologize degli One Republic o By The Grace of God di Katy Perry, giusto per citarne alcuni.
In effetti è così, finalmente un drastico cambio di marcia stilistico. Ballad pop intensa e coinvolgente, che fa letteralmente brillare il timbro di Dua, qui messo a fuoco come non mai. Favoloso il suo assolo con il piano nella prima strofa, fino al ritornello.
Anche Garden contiene un riferimento biblico, quello al giardino dell’Eden, che la ragazza utilizza come metafora per ricordare i bei tempi assieme al suo innamorato. Ora che tutto sembra essere finito si domanda se abbiano lasciato il loro Eden/Paradiso per sempre. Piccola curiosità, l’Eden è nominato nel libro della Genesi, cosa che ci rimanda alla opening track dell’album.
Senza dubbio uno dei più bei pezzi contenuti in Dua Lipa, probabilmente il più maturo e quello dove abbiamo modo di apprezzare la sua versatilità interpretativa. Un gioiellino.
8. NO GOODBYES: per la quarta volta troviamo alla produzione Koz, colui che certamente ha dato il maggior contributo alla realizzazione del disco assieme alla giovane artista.
Seconda ballad consecutiva del progetto, con un ritornello potente e travolgente. Impossibile infatti non lasciarsi trascinare dall’emotività interpretativa di Dua, che ci offre una delle sue performance più vere ed intense. 10 e lode al pezzo da questo punto di vista.
Il titolo lascia intendere a qualcosa di nostalgico, in effetti il testo parla di una coppia sull’orlo della rottura che sta cercando di andare avanti ognuno per la propria strada. Lei esprime il bisogno, almeno per una notte, di far finta che vada tutto bene, prima di allontanarsi per sempre. Una canzone da cuore spezzato insomma…
For tonight, let’s love like there’s no goodbyes, just for tonight, pretend that it’s all alright
Altro picco massimo di Dua Lipa.
9. THINKING ‘BOUT YOU: ancora Stephen Kozmeniuk, in arte Koz, che nel suo palmarès può contare collaborazioni con Nicki Minaj, Kendrick Lamar e…Madonna.
Questa parte finale della standard edition sta mostrando certamente un lato diverso dalla cantante electro/dance che le radio conoscono, e la cosa fa fare un bel salto di qualità al lavoro. Qui ci troviamo di fronte ad un’intima downtempo prevalentemente voce/chitarra acustica, un’altra bella ciliegina dopo tante tracce synth ricche di suoni artificiali. Coinvolgente l’interpretazione di Dua, che sembra stia quasi cantando una pagina del suo diario. Traccia comunque non totalmente sconosciuta ai più informati, visto che dal 2015 la pagina SoundCloud dell’artista conteneva una demo, praticamente identica a questa versione finale.
I versi sono una dichiarazione d’amore nel vero senso della parola, con la cantante che svela cantando tutto ciò che prova al sol pensiero della sua metà.
10. NEW RULES: nome nuovo tra quelli fin qui incontrati tra i credits, tale Ian Kirkpatrick autore e produttore, tra le altre, di Want to Want Me di Jason Derulo e Hard to Forget Ya di Britney Spears.
Vista la discografia di Kirkpatrick cambiano infatti i ritmi, non poteva essere altrimenti, e torniamo così alla Dua Lipa tropical, con sfumature orientalizzanti. Midtempo dove sinceramente la vocalità passa in secondo piano, specie nel ritornello, sebbene il timbro di Dua riesce comunque a dare quel tocco in più utile a non rendere la canzone un “sentito e risentito”. Produzione moderna in linea con i gusti di oggi, sebbene noi continuiamo a preferire il suo lato più coraggioso, passateci il termine.
Per quanto riguarda il testo, anche questo parla del tentativo di continuare la propria vita dopo la rottura con l’ex, con tutte le difficoltà di stargli lontano.
Che dire, il potenziale per far bene nelle chart non manca, che sia uno dei prossimi singoli dopo la svolta soul con Miguel? Il sound per l’estate c’è tutto… staremo a vedere.
11. BEGGING: Lipa, Cara Salimando, James Flannigan e Gabriel Simon alla composizione, Flannigan e Koz alla produzione.
Inizio contenuto per questa convincente midtempo synthpop dominata da un uso ben calibrato di varie percussioni, che danno al risultato complessivo un tocco esotico e altamente distintivo. Probabilmente non una delle performance vocali più complesse del disco, ma comunque un’interpretazione notevole, piacevole e trascinante. La voce di questa ragazza è davvero una certezza, impossibile non accorgersene.
Ancora una volta, come d’altronde tutto il progetto, si torna a parlare della relazione finita, o comunque in grave bilico, tra la diretta interessata e il suo fidanzato. Dua parla a nome del suo corpo, le sue ossa e i suoi polmoni, che la pregano di non rinunciare a lui:
‘Cause all my bones, Are begging me to beg for you, Begging me to beg for your love
12. HOMESICK (FEAT. CHRIS MARTIN): chiude la standard edition di Dua Lipa una chicca che a poco più di 20 anni pochi colleghi possono vantare: un duetto con il leader dei Coldplay, Chris Martin.
Si tratta di un’intensa ballad piano / voce che si discosta totalmente dalla Dua Lipa che il pubblico ha imparato a conoscere solamente attraverso le hit synthpop dell’ultimo anno. Homesick è ciò che non ci si aspettava ma che in un certo senso si sperava di ascoltare da parte di una ragazza che ha più volte mostrato un talento sopra la media. Un pezzo delicato e intimo, dove la mano di Chris si sente dalla prima all’ultima nota. Homesick ha quasi le sembianze di una Everglow Pt. II, e con questo abbiamo già detto molto a proposito del libello qualitativo.
Bellissimo il testo, scritto a 4 mani dai due cantanti, che tratta di trovare il significato all’interno della relazione con il proprio innamorato. Pezzo di classe, in tutto e per tutto!
DELUXE EDITION:
La deluxe edition di Dua Lipa contiene 5 ulteriori tracce, tra cui i passati singoli New Love e Last Dance. Troppo ripetitiva e poco originale Dreams; più particolare, ma necessità di maggiori ascolti per essere apprezzata, Room For 2, che raggiunge il picco massimo nel bridge finale. Buona la midtempo Bad Together, in passato già premierata live dall’artista e purtroppo leakkata lo scorso gennaio (e per questo inserita nella deluxe). In generale, giusta la scelta di non inserirle nelle prime 12.
Neo che ha abbassato la valutazione finale è la troppa similitudine tra i singoli, che rischiano di rendere leggermente monotono l’ascolto complessivo, tanto più quello della versione deluxe, che contiene 17 tracce.
Nonostante questo appunto, tanti top e pochi flop per un disco che ci presenta ufficialmente l’artista che abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare in questi due anni. Il futuro è suo, siamo sicuri che Dua Lipa saprà mantenere il posticino che di diritto (e di talento) si è conquistata nell’industria musicale. Se il buongiorno si vede dal mattino…