Ogni artista affermato nel momento in cui deve preparare un nuovo album deve decidere se confermare il suo marchio di fabbrica, incrementando la fedeltà della sua fanbase, o se tentare nuove vie, stupendo per la sua poliedricità. Eminem non si è, però, minimamente fatto sfiorare da questa questione, nel momento stesso in cui ha deciso che il suo album si sarebbe dovuto chiamare “The Marshall Mathers LP 2”. E’ un nome pesante, perchè ci rimanda a “The Marshall Mathers LP” del 2001. Questo non è solo l’album di Eminem più venduto di tutta la sua discografia, ma rappresenta anche il lancio definitivo del rapper.
Cosa c’è in “The Marshall Mathers LP 2”? Eminem torna con la sua ironia, la sua introspezione, con le sue rime veloci e i giochi di parole e con gli attacchi a ciò che non gli garba. Nello stesso tempo, rimane aperto a collaborazioni con artisti pop e che vanno per la maggiore, come Rihanna, Kendrick Lamar e Nate Ruess dei Fun., oltre alla sua “figlioccia” artistica Skylar Grey. Alla produzione, gli elementi di continuità con “The Marshall Mathers LP” rimangono Eminem e Dr. Dre, direttore esecutivo del progetto, a cui si aggiunge nello stesso ruolo Rick Rubin. Questi produce anche quattro delle 16 canzoni che compongono l’album nella standard edition, tra cui il primo singolo “Bezerk” e il recente “Monster” con Rihanna (ma di queste ne parleremo più in là). Rick Rubin non imprime lo stesso sperimentalismo che ha dato a Kanye West in “Yeezus”, ma ritroviamo una stratificazione di tutta la discografia di Eminem.
Vediamo, quindi, nello specifico cosa contiene questo album.
1. Bad Guy. É il nuovo capitolo della storia di “Stan”. Stan era un fan ossessionato da Eminem. Dopo avergli mandato innumerevoli lettere, decide di farla finita, buttandosi giù da un ponte con il camioncino insieme alla sua ragazza e al figlio che portava in grembo. A prendere la parola adesso è il fratello minore di Stan, Matthew, che, in un crescendo, inizialmente descrive il dolore che ancora prova per la morte del fratello e esterna, poi, la rabbia che prova verso Eminem, reo di non rispondere alle sue mail. Matthew passa, infine, dalle minacce al suo piano diabolico: si introduce in casa di Eminem, lo addormenta, lo rapisce e lo getta giù dal ponte. Giustizia sembra fatta. Al quarto verso la “musica” cambia letteralmente: la base di S1 e M-Phazes cede il passo alla produzione di StreetRunner e Vinny Venditto. Adesso possiamo conoscere la realtà: Stan e Matthew simbolizzano quei fan che lo seguiranno finchè il rapper sarà sotto i riflettori. Le insicurezze di Eminem emergono e con esse la paura di non essere più nessuno dopo che lui avrà smesso. Il ritornello di Sarah Jaffe non è quello di Dido in “Stan” e nessuna delle due produzioni lascia particolarmente il segno, ma piace l’Eminem introspettivo del quarto verso e anche quello velato del primo verso che, dietro il pensiero di Matthew, nasconde i sentimenti per l’ex moglie Kim.
2. Parking Lot (Skit). Questo intermezzo si rifà a quello presente tra il secondo e il terzo verso della canzone “Criminal” in “The Marshall Mathers LP”. Dopo aver rubato in un negozio, sentiamo Eminem scappare, rincorso dalla polizia. Messo alle strette, deve uccidersi.
3. Rhyme or Reason. Finalmente il primo brano che colpisce anche musicalmente. Incalzato dalla sample di “Times of the Season” degli Zombies, a Eminem viene chiesto per tre volte chi sia suo padre. La prima volta risponde negando di averne uno biologico, potendosi considerare Rick Rubin (co-produttore delle traccia insieme ad Em) il suo padre spirituale, ovvero “lo Yoda del Rap”. Realizzando, però, che è per la mancanza di un padre che Eminem ha iniziato a rappare, alla seconda domanda su chi sia suo padre, Shady risponde “Non lo conosco, ma me lo chiedo”. Tuttavia non ne sente la mancanza, anzi, al terzo rincara la dose: “Papà, facciamo una conversazione padre-figlio, ma scommetto che probabilmente non ne faremmo una senza che io ti rompa la testa. Questa è tutta colpa tua. Forse è per questo che sono così banale.” Banalità di cui pur si era vantato nella strofa precedente.
4. So Much Better. Partendo dal un beat modificato di “Criminal” da “The Marshall Mathers LP”, Eminem compara il rap ad una donna che lo tradisce e lo fa sentire sfruttato e annientato. Tanto da fargli cantare nel ritornello: “La mia vita sarebbe di gran lunga migliore se tu fossi crepata”. Luis Resto, che ha lavorato già molte altre volte con Eminem, sa come valorizzarlo e la canzone passa il test.
5. Survival. Questo brano fa parte della colonna sonora del videgioco “Call of Duty: Ghosts”, ma Eminem ha deciso di includerla anche nell’album, per la felicità dei fan. In parallelo alla sopravvivenza nel gioco, Em discute della sua sopravvivenza nel rap e se merita davvero di essere tra i 5 migliori rapper di tutti i tempi. Pensate di conoscere la risposta?
6. Legacy. Eminem torna indietro nel tempo e ricorda quando andava a scuola e subiva il bullismo degli altri compagni, che lo vedevano diverso, senza un padre. Questi episodi lo hanno segnato, lo facevano sentire male a quei tempi, ma adesso è diventato un rapper e ciò che ha subìto lo ha davvero fatto crescere. Questa è, appunto, la sua “eredità” e a tutti i bambini che subiscono queste violenze ogni giorno Shady consiglia di andare fieri della propria diversità perché “la mia parte migliore è non essere te”. E’ la prima traccia in cui il ritmo rallenta e, con esso, il flow di Eminem. Non rallenta, però, il crescendo che l’album sta prendendo.
7. Asshole, con Skylar Grey. Proprio come in “C’mon let me ride”, dall’album di Skylar Grey, questa collaborazione si mantiene su toni scherzosi, pur senza tralasciare un attacco ai critici e ad Asher Roth, con cui è entrato in disputa per dei complimenti fraintesi. D’altronde, Alex da Kid (che aveva prodotto anche “C’mon let me ride”) sa come far dare il giusto risalto ad entrambi gli artisti e rendere la traccia estremamente piacevole.
8. Berzerk. È il successo del finale di quest’estate. Eminem e Rick Rubin ci riportano un sapore old school, prendendo i Beasti Boys, samplati nella traccia, e Snoop Dogg. Nonostante l’enorme successo internazionale, personalmente, ho trovato sin dall’inizio questa traccia troppo caotica e dopo vari ascolti continuo a digerirla poco.
9. Rap God. Siamo all’apice dell’album. Eminem inizia a sentirsi come un “Dio del Rap” e dimostra questa sua abilità con questa canzone. Il flow è eccezionale, le parole escono fuori veloci (nel secondo verso arriva a pronunciare 97 parole in 15 secondi), velenose, con eleganza e maestria. Eminem cita i suoi maestri, prende in giro le nuove generazioni di rapper dandole per spacciate, usa una parte del testo di “Looking boy” degli Hotsylz (canzone a cui sono particolarmente affezionato) e chiude con le parole: “Perché essere un re quando puoi essere un Dio?”
10. Brainless. “‘Figlio, se avessi un cervello, saresti pericoloso’ Penso che convenga essere senza un cervello”. Da queste simpatiche righe del ritornello, Em torna a raccontarci della sua infanzia, quando era sotto pressione, veniva pestato dai bulli e si rifugiava nella sua stanza. Lì, senza un padre e con una madre che non lo sosteneva, inizia a scrivere versi nonostante “la mia testa è ancora vuota, vuoto assoluto usato come bidone per magazzino. Facciamo un inventario: in questo burrone c’è un motore della Ford, cardini della porta, siringa, un’arancia, una prolunga di corda e una spada Ninja, per non parlare di perni e di un asse da stiro, una chiave inglese o un argano e – attenzione – una pu****a. Tutto tranne un cervello”. In italiano si perde il gioco dell’incredibile assonanza di parole, ma l’effetto è forte all’ascolto. A questo brillante testo non corrisponde, però, un’altrettanta brillante base. Suona come il vecchio Eminem. Non dispiace, per carità!, ma la canzone si perde dopo le belle tracce precedenti.
11. Stronger Than I Was. Seconda produzione consecutiva di Eminem e Luis Resto. I due riprendono lo stile di “Hailie’s song” (scritta proprio da loro due): i primi due versi sono cantati, mentre solo il terzo verso è rappato. E l’effetto è ancora una volta fantastico! Se Dre avrebbe voluto “Hailie’s song” come singolo, spero che spinga anche per questa canzone. Per capire il significato di questa traccia, bisogna rivedere “Kim” da “The Marshall Mathers LP”. In quel brano, Em spiegava con non poca violenza cosa avrebbe voluto fare alla sua ex moglie. Questo brano, invece, è la risposta di Kim. Lei si rivolge molto più gentilmente a lui. E’ una donna che si sente profondamente ferita, più che altro nell’orgoglio, ma non si lascia calpestare dall’odio o dalla voglia di vendetta. Ha deciso di rialzare la testa e andare avanti senza di lui, perchè adesso si sente “più forte di quanto ero prima”.
12. The Monster con Rihanna.E’ il quarto singolo estratto dall’album, l’ennesimo successo per le radio e l’ennesima collaborazione tra Eminem e Rihanna che va alla grande, dopo “Love the way you lie”. Il mostro è la fama che ha “travolto” il rapper, che lo rende insonne e folle. Ancora una volta, trovo questo singolo ok, ma non eccezionale e poco innovativo.
13. So Far… Rick Rubin prende un altro vecchio pezzo, stavolta “Life’s Bbeen Good” di Joe Walsh, e ci costruisce l’ennesimo brano solido. Il tono del brano è scherzoso, proprio come quello di Joe Walsh. Nonostante l’invadenza dei fan nella sua vita privata, l’evoluzione tecnologica a cui non riesce a mantenere il passo e la pressione dei fan per nuovo materiale, Eminem non si lamenta della sua vita, né ha intenzione di cambiare il suo stile di vita a causa della fama.
14. Love Game con Kendrick Lamar. È la collaborazione che tutti aspettavano e le attese, per quanto alte potessero essere, sono del tutto ripagate. Rick Rubin riprende un altro vecchio brano (“The Game of Love” di Wayne Fontana e the Mindbenders del 1965) e lascia che Eminem e Kendrick associno il rap a una donna. Tutti possono avere questa donna e, anche se questo fa soffrire i due rapper, non la lasceranno mai. Sì, vi concedo un doppio ascolto prima di passare alla prossima traccia! Anche perché, probabilmente, è l’ultimo acuto che troverete.
15. Headlights con Nate Ruess. E’ una delle canzoni più affascinanti, soprattutto per chi, come me, ha amato “Cleanin’ out my closet”, in cui Eminem porta alla luce alcuni terribili segreti sulla madre, mentre nel video la seppellisce. Dopo varie tracce in cui l’MC di Detroit mette in ridicolo la madre (e possiamo anche ricordare “Kill you” da “The Marshall Mathers LP”), questa è la “traccia della pacificazione”. Eminem inizia con delle scuse e dice “Non ti odio, perchè ma’, tu sei ancora bella per me, perchè tu sei la mia mamma”.Poichè le condizioni di salute della madre stanno peggiorando, Eminem decide di perdonarla per come si è comportata con lui e con il fratellastro Nathan e le giura amore. Neanche in questo caso lo sforzo di unire un ritornello pop con la canzone funziona. Un’occasione sprecata da parte di Emile Haynie e Jeff Bhasker per un brano che partiva dalle migliori premesse.
16. Evil Twin. Pensate che Eminem sia pazzo come lui stesso sostiene? Ecco un’interessante confronto tra Eminem e Slim Shady, la sua parte cattiva. Ad un Eminem provocatorio e che ama il rap, ma ha perso le valvole di sfogo (“vorrei farti del male, punto delle donnacce, poi punto quei falsi Kanye, Jay, Wayne e Drake. Sono frustrato perchè non ci sono più gli N’Sync, sono finiti i pazzi, sono fini i Backstreet Boys da tirare in ballo e attaccare”) risponde uno Slim Shady che è conscio della sua malvagità e del fatto che ci saranno bambini che cresceranno sapendo che “le persone possono cambiare, ma solo in peggio ”, ma a cui non importa. Così come non gli importa che Eminem lo provi uccidere perchè sono la stessa persona! Il duo Sid Roams stavolta delude le attese e, se non fosse per i testi, avrei ben preferito che l’album finisse alle traccia #14.
Vediamo, quindi, in una veloce rassegna anche le tracce della “Deluxe Version”, che a mio parere vale assolutamente la pena di ascoltare e comprare, data la sua qualità.
17. Baby. Il ritorno dell’Eminem arrabbiato. Non provate a dirgli che è fuori dal rap, perché “quel bambino si arrabbia e inizia a fare capricci che ti si ritorceranno contro”. Il vecchio Eminem, supportato da Luis Resto, è un piacere che è mancato lungo l’edizione standard dell’album!
18. Desperation. Alex da Kid, produttore della traccia, porta un suo affiliato, Jamie N Commons, dando una vena rock a questa canzone in cui Eminem racconta di essersi innamorato di questa donna, con cui non potrà mai avere un futuro.
19. Groundhog Day. Eminem ci porta alla sua adolescenza e ai tempi in cui si avvicinò all’hip-hop con lo zio Ronnie e Proof dei D12 e alle prime battaglie rap. Buona traccia e bella produzione di Cardiak.
20. Beautiful Pain con Sia. Questa traccia è quella che anche da sola varrebbe la maggiorazione di prezzo per l’acquisto della deluxe edition. Il ritornello di Sia si imprime nella mente mentre l’MC di Detroit ci incita a superare qualsiasi difficoltà. Anche se “le ferite si rimarginano, ma le cicatrici rimangono”, la miglior cosa da fare è “bruciare il passato e trovare la luce”.
21. Wicked ways con X Ambassadors. Ancora Alex da Kid ed il più bel modo di chiudere l’album. L’impressionante flow di Eminem manda in estasi e a completare il tutto c’è un ritornello potente.
Verrà eguagliato il successo di “The Marshall Mathers LP”? Eminem non vuole sentire parlare di paragoni, ma se il dubbio è mettere l’album nelle vetrina del 2013 la risposta è del tutto scontata: certamente! Perché ascoltare questo album? Perché alla droga, al sesso, all’adulazione del denaro e del suo sperpero che caratterizzano la maggior parte delle canzoni rap, Eminem preferisce parlare di sé e rivolgersi ai suoi fan parlando dei suoi errori e di come evitarli. Canzoni più serie si alternano a canzoni più comiche e “folli”. Le produzioni sono per la maggior parte azzeccate e il flow di Eminem è eccezionale. Il giusto mix che può apprezzare sia il fan che ha conosciuto Eminem da “Infinite”, sia quello che l’ha scoperto solo dopo “Crack a bottle” e “We made you”. L’ascolto è fortissimamente consigliato, l’acquisto… dovuto!
R&B Junk Editors Rating: 9/10
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