Anno ricco di novità è stato questo 2015 per l’Europa! Il Vecchio Continente sembrava essere destinato ad inginocchiarsi al gusto degli americani fino a qualche anno fa, ma ben presto la situazione è mutata: basti pensare a Jess Glynne, che è riuscita ad ottenere tra i migliori posizionamenti dell’anno in Europa (con qualche intervento anche nella hot 100 americana), ad Adele, che ha confermato la sua supremazia anche oltreoceano e per ultima, in ordine di tempo, a Fleur East, che sembra avere tutte le capacità per rompere lo storico splendido isolamento, in questo caso musicale, che attanaglia molti artisti di questo paese e riuscire ad imporsi almeno in Europa.
Ma non corriamo troppo. Fleur è una delle poche artiste che ha avuto, sicuramente anche per meriti oltre che per fortuna, la famosa ”seconda possibilità” che di solito non viene concessa, soprattutto quando si partecipa a programmi televisivi quali X Factor o The Voice, ma andiamo per gradi. Fleur, partecipò alla seconda edizione del già citato X Factor come componente del gruppo ”Addictiv Ladies” e, non riuscendo a vincere la competizione, lavorò molto in madrepatria dove riuscì a stabilire importanti contatti.
Nel 2012, finalmente una casa discografica scommette su di lei, la Strictly Rhythm la mette sotto contratto e Fleur può ampliare il suo circolo di conoscenze, in primis Dj Fresh, produttore amatissimo in UK, e poi con i Drumsound & Bassline Smith, con cui collaborerà nel brano ”One In A Million”, sfiorando la top50 inglese. Vengono rilasciati anche due singoli per lanciare la carriera di Fleur: ”Broken Mirror” e ”Turn The Lights On”, ma il tutto si presenta alquanto fallimentare su tutti i punti di vista.
E’ il 2015 quando la cantante decide di ritornare a X Factor, questa volta da sola, e, stranamente, riesce nel suo intento e riuscirà a qualificarsi per le finali, arrivando al secondo posto. Fleur è inoltre l’unica ad essere riuscita a piazzare una cover con cui si è esibita durante le serate nel programma alla #1 della classifica inglese (l’amatissima ”Uptown Funk”). Ben presto arriva un singolo da solita sotto ”Syco”, uptempo che molto ha a che fare con ”Uptown funk”, stiamo parlando della top3 hit ‘‘Sax”, dopo poco arriva l’album, ‘‘Love, Sax and Flashbacks”, un’ esplosione di suoni retrò ma potenti.
Siete curiosi di ascoltare questo progetto? Non ci resta che iniziare!
01. Sax: Iniziamo col botto con la prima traccia che è anche il primo singolo e la title track del progetto! Il pezzo è stato il singolo di debutto sotto Syco per la cantante e ha ottenuto un ottimo successo in UK (debutto alla 3 ed è ancora in top10!), un ottimo risultato soprattutto se confrontato con quello di molti altri cantanti lanciati dai reality britannici.
Ma veniamo a questa ”Sax”, una uptempo molto coinvolgente che si adatta benissimo alla voce e all’energia della cantante, fatto ben notabile soprattutto dal vivo. Il brano è senza dubbio un rifacimento abbastanza evidente alla hit ”Uptown Funk”, che per di più ha contribuito molto anche al successo della stessa Fleur grazie alla sua cover sotto i riflettori di X Factor, vita facile quindi per il produttore ”Electric” che non ha avuto molto lavoro da fare se non mettere insieme vari suoni funk e retro’ molto in voga nell’ultimo periodo.
Si tratta di un buon singolo, ricco d’energia, probabilmente in estate sarebbe stato ancora meglio, unica nota negativa è la poca originalità ma nell’insieme la voce di Fleur rende questa ”Sax” davvero coinvolgente.
02. Breakfast: Julian Bunetta, produttore dei One Direction e delle Fifth Harmony, ha messo le mani sulla seconda canzone del disco adattandosi al tema generale dell’album che è appunto quello dei ”Flashbacks”, cioè di un ritorno allo stile retrò in modo particolare della musica funk.
In questo caso, dobbiamo dire che in realtà ci troviamo davanti ad un brano che tranne qualche accenno è abbastanza lontano dalla musica retrò e anzi strizza l’occhio ad alcune hit degli ultimi anni (basti pensare a ”Birthday” di Katy Perry). La base, resa pesante da forti sintetizzatori, si snoda tra le parti rappate e le parti più ”melodiche” della canzone, in pieno stile Fleur insomma,
Malgrado la produzione sia buona, quello che manca è un ritornello realmente degno di nota, ma ci troviamo senza dubbio a confrontarci con una delle canzoni più dolci e spensierate del progetto come ci ricordano anche le lyrics senza pretese:
”If I get too drunk,
Would you take me home?
Would you leave me in this club?
On my own?
I don’t know nobody,
These are all your friends!
A couple of them looking nice,
Nice enough to buy my breakfast”
Buona album track, potrebbe essere un singolo conclusivo dell’era, tutto ovviamente dipende molto dal successo del progetto.
03. More and More: Electric ritorna e riporta con sè la sua aria retrò tra UK garage e funk con tracce che strizzano l’occhio anche alla musica folk. Come abbiamo ben capito, almeno per ora, non stiamo ascoltando un album che pretende di far salire Fleur nell’Olimpo della musica ma che vuole cercare di piazzare qualche giusta hit sfruttando le mode per farne un nome più affermato almeno in UK.
”More and More” è un brano che si lascia ascoltare senza troppe pretese e che presenta elementi che potrebbero ricordare alcuni vecchi lavori di Mariah Carey, dall’utilizzo della voce al ritornello, passando per il tocco gospel finale. Anche questo caso si opta per una uptempo ma per la seconda volta non ritroviamo la forza che avevamo ascoltato in ”Sax”, peccato.
Il pezzo è probabilmente anche superiore al precedente poichè presenta un ritornello più stabile, ma in questo caso il gusto per la musica passata rende obsoleta tutta la traccia dando all’ascoltatore il classico senso di ”già sentito e risentito”.
Non male, ma vogliamo di meglio.
04. Gold Watch: E la potenza del primo singolo ritorna nella quarta traccia del progetto, che rimanda nuovamente al successo dell’anno ”Uptown Funk”. Ci troviamo davanti ad una produzione decisamente infettiva, una uptempo dalle sonorità funk e garage in cui Fleur si destreggia tra versi pop e altri rap-friendly. Il tutto esplode in un ritornello che, anche se è meno forte di quello di ”Sax”, riesce comunque a coinvolgere sia per la base (che fa grande uso di suoni strumentali) che per l’indomabile voce della cantante.
Si tratta di un buon pezzo che potrebbe fare davvero bene in classifica ma la pesantezza di questo album, decisamente troppo monocorde, inizia a farsi sentire, e siamo solo alla quarta traccia, non sarebbe meglio (malgrado il titolo avverta chiaramente sul contenuto) variare un po’?
Possibile singolo.
05. Love Me Or Leave Me Alone: Un po’ ”Slow Down Baby”, un po’ ”Ain’t No Other Man”, e così arriviamo alla quinta track del progetto, che come abbiamo ben fatto capire si tratta di un pezzo che ci saremmo aspettati di trovare nel capolavoro più retrò di Christina Aguilera, il grandioso “Back to Basics”.
I suoni, malgrado non si distacchino molto da cio’ che abbiamo già ascoltato, vengono utilizzati diversamente e creano il primo momento di distacco dopo quattro canzoni che bene o male condividevano molto. La base è potente, soprattutto nel ritornello, dove le sonorità quasi sinistre possono ricordare ”Confident” della Lovato e si mescolano ad un cantato decisamente forte e prepotente come ormai ci ha ben insegnato di saper fare bene la nostra Fleur.
Una delle caratteristiche che avevamo già percepito in precedenza e che viene rimarcata ora è sicuramente quella riguardante la versatilità della voce della cantante: dal pop soffice del ritornello si passa poi a quello potente delle strofe, andando infine a parare alle parti rap davvero coinvolgenti che ricordano molto l’interpretazione di una delle regine dell’hip hop, la leggendaria Lil’ Kim.
Ci auguriamo che venga estratto come secondo singolo!
06. Paris: Ancora una volta Fleur ci stupisce con un brano assolutamente in tema nel contesto-album ma che si distingue per i suoi accenni, che ne ritornello diventano davvero importanti, alla musica classic-R&B e black dell’iconica Mary J. Blige. Capiamo da subito di essere davanti ad un vero gioiellino.
Alla produzione troviamo ancora una volta Electric, che fa sua una delle canzoni migliori del progetto. Qui abbiamo degli stereotipati francesismi, ancora qualche accenno all’ Aguilera e al Moulin Rouge, una base davvero ben fatta e la voce di Fleur che in questo caso passa leggermente in secondo piano a causa dei cori black che la sovrastano senza pero’ creare un brutto effetto.
Fino a poco tempo fa avremmo detto che rilasciare un singolo del genere sarebbe stato un vero e proprio suicidio, ma in un modo musicale completamente nuovo non è facile fare previsioni. In ogni caso si tratta di un ottima track.
07. Kitchen: Siamo dovuti arrivare fino a questa ”Kitchen” per trovare la perfetta erede di ”Sax”. Di nuovo musica funk, di nuovo rappish-verses, di nuovo la potenza vocale di Fleur, una struttura già utilizzata per un pezzo che esplode in qualcosa di completamente nuovo nell’album.
Ci troviamo davanti ad una perfetta traccia funk con rimandi sempre più forti alla musica black ed r&b anni 90. La base cresce parallelamente alla voce di Fleur per esplodere in uno dei ritornelli più forti di tutto l’album. Dobbiamo dire che i continui cambi di produzione avvengono comunque nello stesso genere e ad un ascoltatore non attento potrebbero completamente essere celati: questo sembra essere il problema principale dell’album, un disco di buona fattura ma che si avvolge e riavvolge nel suo stesso genere senza discostarsene mai.
Il testo stesso, come si puo’ ben intuire, non richiede mai troppa serietà o impegno:
”Hot stuff, just enough
Stir it up, heat tonight and quit tomorrow
Your turn, work, work
Burn, burn
Too hot down low, can’t take the heat
Get out the kitchen
It’s getting too hot
You better get out the kitchen”
08. Over Getting Over: Abbiamo Pop & Oak alla produzione di questo ottavo momento del disco. L’inizio completamente funk sembra voler cadere nel già sentito della musica anni ’80, con forti prestiti dalla musica di Michael Jackson, ma poi la strada viene completamente cambiata nel ritornello e nella seconda parte delle strofe in cui accenni di deephouse e musica minimal sembrano quasi scontrarsi con i toni gospel .
Ancora una volta dobbiamo dire che siamo davanti ad un possibile singolo ma che l’album sta diventando davvero pesante e monocorde, con quella voce che ti ritrovi che ne dici di una bella ballad Fleur?
09. Baby Don’t Dance: Prima produzione dell’album per Sermstyle, che sta lentamente ottenendo grande riscontro nel pubblico internazionale. Da buon produttore di Wisin & Yandel, la sua scelta è quella di aggiungere al solito stile dell’album un tocco di musica eurodance che ci riporta allo stile di Inna in brani come ”Diggy Down”.
Una base decisamente infettiva che potrebbe fare faville in radio non riesce a brillare qui, posizionata alla fine dell’album, dopo che abbiamo ascoltato altre 8 canzoni dello stesso, genere ma di sicuro siamo davanti ad uno dei pezzi forti di questo progetto.
L’interpretazione si barcamena sempre tra la musica rap e la musica pop ed esplode più nelle strofe che nel ritornello vero e proprio. Da notare quanto la musica garage, che abbiamo trovato in quantità industriali nell’ultimo album di Alesha Dixon, contamini continuamente le produzioni made in UK, anche se ormai viene etichettata come fuori moda.
10. Tears Will Dry: Dobbiamo aspettare il penultimo inedito per trovare qualcosa di decisamente diverso rispetto a cio’ che abbiamo ascoltato fino ad ora.
Ancora una volta è Sermstyle che crea uno dei migliori beat dell’album. Il sound unisce musica pop, dance e soprattutto deephouse per uno dei migliori risultati di questo progetto, e speriamo che nel prossimo album Fleur possa approfondire anche questo aspetto della sua musica. Ascoltando questa ”Tears Will Dry” per un italiano è davvero difficile non pensare alla hit di Giorgia ”Il mio giorno migliore”, con cui condivide non solo alcuni suoni del beat ma anche e soprattutto il momento successivo al ritornello.
Si tratta di una delle migliori dell’album, assolutamente da estrarre.
11. Never Say When: Come succede per tutti gli album, o comunque gran parte, sarebbe stato normale immaginarsi che ci sarebbe stata una ballad in chiusura. In realtà, ancora una volta, vengono ripresi i suoni della parte centrale del progetto e vengono rielaborati per una midtempo abbastanza insignificante che non ha di certo le qualità per concludere al massimo questo album.
12. Uptown Funk: E arriviamo a quella che è stata la cover che ci ha fatto capire di che pasta è fatta la nostra Fleur. Non è molto diversa dalla versione originale ma ve la consigliamo senza dubbio.
L’esperienza di questo CD continua con la versione Deluxe. ”Like That” è una uptempo sulla scia di ”Sax” che avrebbe meritato un posto all’interno dell’album, seconda canzone è ”Serious” che ripercorre il tema conduttore black/r&b della parte centrale dell’album, continuiamo con la produzione di Cutfather, ”Know Your Name” non aggiunge nulla all’album ed è giustamente nella Deluxe. A concludere il tutto abbiamo un’ottima rivisitazione di ”Girl On Fire”, celebre singolo di Alicia Keys.
E finisce così l’ascolto di un album di debutto prodotto in modo decisamente veloce ma allo stesso tempo ben studiato. il primo singolo ”Sax” ha ricevuto un’ottima promozione ed ha ottenuto un buon successo, per cui ora si vedrà se Fleur riuscirà a mantenersi costante nelle vendite anche con l’album.
Da estrarre assolutamente le due produzioni di Sermstyle, ”Tears Will Dry” e ”Baby Don’t Dance” , che spiccano in un album decisamente troppo monocorde in cui, ad una qualità medio-bassa di produzione ,si affianca una voce decisamente eccellente sia dal vivo che in studio: Fleur è una forza della natura e merita un posto nello showbiz, ma sicuramente ha ancora molto su cui lavorare per maturare dal punto di vista musicale.
L’album non è originale e non pensiamo sia neanche il proposito della sua casa discografica ma riesce a piazzare delle belle canzoni che possono far bene in UK se estratte come singolo e promosse.
Sperando che in un futuro non troppo lontano la cantante possa ottenere un team di produzione più importante, promuoviamo assolutamente il progetto e lo premiamo anche per la qualità artistica di questa debuttante.