Stiamo vivendo un periodo particolarmente delicato per l’industria musicale, una fase di transizione, e il segno più evidente di tutto ciò è certamente l’avvento dello streaming, che ormai genera più introiti alle etichette rispetto alle vendite tradizionali.
Una rivoluzione, dettata dalla necessità per una crisi di uno dei prodotti più remunerativi del music biz: l’album musicale, il disco insomma, in qualsiasi formato esso venga distribuito.
In che modo è stato possibile passare dalle vendite di vere e proprie leggende musicali (che forse sono considerate leggende proprio per essere vissute in un’epoca più fortunata), milioni e milioni di dischi, alle centinaia di migliaia di copie risicate dell’ultimo biennio, anche se si guardano le popstar più rilevanti?
La crisi dell’album, non tutto è come sembra!
La crisi dell’album non inizia adesso, ma bisogna andare indietro di quasi un ventennio, all’inizio degli anni Duemila. Negli Anni Novanta infatti si erano fatte registrare delle vendite impressionanti di album, da record per la storia della Musica. Da lì in poi un calo, dapprima lento, poi sempre più pronunciato ed inesorabile.
Sono iniziati i leaks su internet. Addetti ai lavori diffondevano il materiale su internet in maniera illegale per trarne profitti. L’industria musicale, consapevole di ciò, visti ancora i notevoli guadagni, prese la situazione sottogamba, finchè artisti come 50 Cent, Eminem e Jay-Z iniziarono a vendere molto ma molto meno.
L’industria musicale ha sempre dato tutta la colpa alla pirateria, affibbiandogli ogni responsabilità circa la crisi del settore. In realtà le cose non stanno proprio così. Il pubblico disposto a pagare per la musica c’era ancora, soprattutto durante i primissimi anni Duemila, il fatto è che con la nascita di iTunes è iniziato ufficialmente il declino definitivo degli album. Già, avete capito bene, con iTunes, non con la pirateria.
E’ necessario tenere ben presente che durante gli Anni Novanta erano stati registrati dati di vendita album impressionanti perchè le etichette, in maniera molto furba, ad un certo punto smisero di vendere i singoli in formato fisico, e tutti dovevano acquistare i dischi anche solo per poter ascoltare una singola hit.
Ne consegue che con l’avvento di iTunes, non solo sono tornati i singoli (e peraltro dall’inizio degli Anni 2000 erano stati i singoli ad esplodere, uso il passato perchè ormai lo streaming ha affossato anche loro, solo che, ovviamente, non generarono mai un guadagno pari a quello degli album), ma non solo, ognuno aveva la possibilità di scaricare i brani che voleva, senza necessariamente doversi accollare tutto il CD.
Se la colpa fosse stata solo della pirateria, allora i singoli avrebbero floppato ancor prima degli album, dal momento che è molto più immediato scaricare una singola canzone che un’intero progetto. Ed invece, guarda caso, le vendite dei singoli sono aumentate nel corso di tutti gli anni Duemila, man mano che gli album calavano.
Davvero comico pensare quanto in realtà, per un pubblico disposto a pagare per la musica, siano state molto più dannose le vendite legali di quanto non lo sia stato la pirateria. Per invogliare all’acquisto, fu aumentato il numero delle tracce presenti negli album con filler, e si perse sempre di più il concettualismo, il messaggio che si voleva dare con un album, in favore di canzoni radiofoniche messe lì alla rinfusa.
Altro errore dell’industria musicale: il cercare di arginare le crisi sempre con scappatoie, e mai con un aumento della qualità, con un duro lavoro che poi può portare i suoi frutti. Artisti teenager lanciati sul mercato per cercare di accaparrarsi il pubblico giovanile, album sempre meno impegnati e più frivoli, sono gli ingredienti che ci parlano di una situazione non di adesso, ma di oltre 10 anni fa. Ma ciò non è bastato, man mano che gli anni sono passati e internet e l’ iPod prendevano piede, le vendite degli album sono scese sempre più, fino a colare a picco.
Facendo il paragone con l’industria videoludica, ci fu un periodo di crisi nera nell’ 83, in cui dopo una serie di flop si pensò che il pubblico non provasse più alcuna attrattiva per i videogames. L’industria reagì con l’invenzione di Super Mario, un franchise storico e rivoluzionario, qualcosa di mai visto prima, che riuscì a rilanciare l’intero settore, che oggi genera milioni di guadagni. Ebbene, l’industria musicale non è stata mai capace di fare ciò, ha sempre puntato sulla furbizia, mai nessuno che si sia deciso a fare musica di qualità e soprattutto musica per tutti, e non solo per ragazzini che un anno ti appoggiano e l’anno dopo chissà.
E’ evidente che con lo streaming ora i risultati degli album sono destinati a piombare ancora più nell’abisso, e proprio questo dovrebbe farci capire come in realtà il ruolo della pirateria sia solo marginale, dal momento che questa esiste da quasi 15 anni. Oggi Rihanna vende poco più del suo primo album, quando quasi non la conosceva nessuno, e Beyoncé non arriva ai 3 milioni. Per quanto si pensa che questi risultati siano buoni se paragonati a quelli degli altri, in realtà produrre un album e gestire un’era discografica ha sempre gli stessi costi, se non maggiori, e dunque non c’è da rallegrarsi per nessuno.
Che cosa accadrà in futuro agli album?
I segnali sono già sotto gli occhi di tutti e questo è il possibile scenario: i cantanti inizieranno a rilasciare solo singoli, non essendo questi collegati ad alcun album e soltanto se si otterrà grande successo si valuterà se rilasciare un disco o no.
E’ più probabile che continuino a fare album più spesso gli artisti che possono contare su nicchie di pubblico fedeli, piuttosto che le popstar che si affidano al pubblico generico, queste opteranno per i singoli, che poi eventualmente raccoglieranno in degli “album” (e non tutti rilasceranno copie fisiche).
Le popstar più seguite sicuramente rilasceranno degli album, ma le canzoni saranno di meno (questo favorirà un minor costo nella creazione del progetto, oltre che a favorire lo streaming, tanto ormai non serve più allungare il brodo come si suol dire), e probabilmente rilasceranno dischi solo in concomitanza con i tour in programma. Molti potrebbero limitarsi a semplici EP digitali.
Il disco fisico sparirà? Visto l’interesse per il vinile, possiamo prevedere che l’album fisico resisterà, quantomeno per una certa “classe” di artisti, tuttavia molto probabilmente i prezzi saliranno, e verranno trasformati in edizioni speciali o da collezione, con una serie di gadget, cercando così di “spennare” i poveri appassionati che ancora vorranno acquistarli.
Questo è esattamente il percorso che ci aspettiamo da un’industria codarda, che non vuole rischiare, e che non ha mai voluto capire che se solo si fossero spremuti le meningi ed avessero creato uno scenario con musica di livello adesso non si troverebbero al punto in cui sono, e vendite di album come quello di Adele possono solo testimoniarlo.