J. Cole viene da molti descritto come uno dei rapper emergenti più interessanti sulla scena hip-hop. Insieme a Kendrick Lamar, viene visto come uno dei lyricist più in gamba che stanno per prendere la scena.
Abbiamo ascoltato questa capacità nei suoi primi due album (l’anno scorso recensii “Born Sinner”, confermando quello che tutti dicevano sulle sue capacità di songwriter) e con questo “2014 Forest Hill Drive” ne abbiamo solo la conferma. A differenza di Lamar, che tuttavia non ha ancora pubblicato il nuovo album, J. Cole mostra più sicurezza in sé e davvero poca auto-celebrazione.
Insomma, lui non dice semplicemente di essere il migliore lyricist, lo dimostra con i testi che scrive! Questa alta auto-stima che ha di sé è la stessa che lo porta a rivaleggiare con “Yeezus” di Kanye West l’anno scorso e che l’ha spinto a pubblicare questo album senza alcuna previa promozione, ad annunciarlo solo 3 settimane prima dell’uscita e a rilasciarlo lo stesso giorno in cui l’hanno rilasciato altri rapper di altissimo livello. Io stesso ammetto di essere stato il primo ad aver dato una priorità bassa a questo album, pensando “ma chi crede di essere questo J. Cole? Arriva in 3 anni e pensa di superare la coppia PRhyme formata da Dj Premier e Royce da 5’9” e Ghostface Killah?” Il video per “Intro” e “Apparently” mi hanno dato una spinta in più all’ascolto e, una volta finito l’ascolto dell’album, ho detto “wow!”.
Il successo di questo rapper sta nel raccontare davvero la propria realtà, facendoci sentire dentro la sua vita e facendoci riconoscere in qualche parte di essa. Magari, un po’ come anche il precedente album, non troveremo la hit che sfonderà le radio e che ci ritroveremo a canticchiare sotto la doccia (motivo per cui non mi sono sentito di dare un 10 pieno all’album), ma non è questo che J. Cole vuole. Come scopriremo presto, l’album ha uno scopo che va oltre il denaro e la fama.
C’è un messaggio d’amore che non va dato per scontato e che, a pensarci, ci libera da qualunque altro problema.
I primi da amare dobbiamo essere noi stessi, credendo in noi e nelle nostre capacità. E’ questo il percorso che ha seguito il rapper della Pennsylvania e che vorrebbe che facessimo anche noi per sentirci realizzati. E’ un percorso che ha seguito da solo e non è un caso che il progetto sia stato realizzato perlopiù da solo.
Non ci sono infatti featuring nell’album e la maggior parte delle tracce è auto-prodotta, per dare il giusto risalto alle parole tramite la musica.
Questo album parte dalle origini di J. Cole, appunto da “Forest Hill Drive”, via in cui è cresciuto il rapper. Con lui cresciamo, conosciamo i suoi passi e seguiamo le vicende che lo portano dalla Pennsylvania all’ideale Hollywood, ossia la fama. Da qui partiremo per seguirlo traccia per traccia.
01 Intro. Cos’è questo viaggio che stiamo per iniziare? J. Cole ce lo spiega nella traccia introduttiva e mi perdonerete se riporto le parole già utilizzate nell’articolo in cui presentavo il video. J Cole inizia dicendo “Vuoi essere felice? Vuoi essere libero? Libero dal dolore, dalle cicatrici, libero di cantare, libero dalle battute“. Ed attenzione, dice “cantare”non rappare, segno che in quest’album c’è qualcosa di diverso. La soluzione alla volontà di “essere liberi di amare, ognuno a suo modo, liberi dalle bollette, liberi dalle parole” è per il rapper quella di “salire in macchina e mettere la radio a palla“, naturalmente con il suo cd, perchè la musica che sarà contenuta nel suo album “schiarisce la mente, ti insegna a volare, quindi raggiungi le stelle. Prendi il tuo tempo e guardandoti indietro dirai ‘Guarda dov’ero e vedi quanta strada ho fatto’“.
02 January 28th. La data indica il compleanno del rapper ed è giusto che questo racconto di sé parta dal giorno della propria nascita. Questo brano ha più riferimenti al suo mentore Jay Z: partendo dal fatto che anche la seconda traccia di “The Black Album” di Hova aveva una traccia intitolata al giorno del suo compleanno (“4th of December”); considerando, poi, che le prime parole del verso sono “The real is back, the ville is back” (Jay Z inizia “Change Clothes”, la traccia #5 di “The Black Album”, con “Your dude is back, the Maybach Coupe is back”); proclamandosi “Carolina’s finest”, come fecero Jay Z e Notorious B.I.G. nella traccia “Brooklyn’s Finest” dal classico “Reasonable Doubts”; dicendo chiaramente che è il suo modello (“dobbiamo mostrare rispetto, un giorno staremo dove è lui adesso”). In pratica, J. Cole vuole dimostrare di essere un grande rapper, quasi un Dio, come dice nell’ultimo verso, seguendo quel sogno che aveva sin da bambino. Ma i grandi rapper devono anche essere come guide per un rap migliore, ed infatti nel secondo verso si rivolge alla comunità nera, chiedendo di abbandonare le armi e gli egoismi e di uscire dallo “stato mentale” di essere una comunità chiusa e sempre alla continua ricerca delle ingiustizie razziali che vengono subite. In un segno di continuità con il brano precedente, non abbiamo versi rappati molto velocemente, ad eccezione del secondo verso, rivolto alla comunità nera. Si tratta di una scelta molto interessante dal punto di vista stilistico, anche se l’intera traccia potrebbe essere aspramente criticata da chi è alla ricerca di puro rap.
03 Wet Dreamz. La canzone inizia con “Cole World”, marchio di fabbrica del primo album “Cole World: The Sideline Story”. In effetti, il brano sarebbe dovuto essere contenuto nell’album di debutto, ma per il suo tema è anche giusto che l’ascoltiamo adesso. Questa è la storia della prima volta di Jermaine con una donna e il rapper ci racconta i dettagli da quando ha conosciuto la ragazza sui banchi di scuola alle sue fantasie, dal bigliettino che ha ricevuto come invito alla bugia per vantarsi, dai sensi di colpa per questa bugia al sollievo di venire a sapere dalla ragazze che “posso dire che tu sei un professionista, ma tesoro sii gentile perché non ho mai fatto questo prima, no”. Infine, per chi si aspettava un po’ di buon Cole, eccolo qui finalmente rappare e senza deludere!
04 ’03 Adolescence. Il viaggio con J. Cole prosegue con la sua adolescenza, abbastanza travagliata. I problemi in famiglia (madre tossicodipendente e costante carenza di soldi) accentuavano le insicurezze del ragazzo, non abbastanza sicuro di sé per dichiararsi alla ragazza che gli piaceva. Quando aveva 17 anni, Jermaine ci racconta che aveva chiesto ad un suo amico come riuscisse a potersi permettere molte cose e se poteva entrare anche lui nel giro dello spaccio. L’amico rispose che chi doveva essere davvero invidioso era lui, perché J. poteva permettersi un’educazione scolastica. E col senno di poi, infatti, il rapper si sente fortunato ad aver continuato così, con un ringraziamento speciale a sua madre: “grazie mamma, asciugati gli occhi, non c’è motivo di piangere. Hai fatto un genio e io non lo darò per scontato, non mi accontenterò del minimo, non mi basterà quello che mi daranno. No, mi prenderò quanto mi è dovuto e ti mostrerò che anche io posso volare e dimostrerò a quella ragazza cosa si è perso”. Curiosamente, la canzone inizia con “I grew up, a fucking screw up”, stesse parole usate da Notorious B.I.G. in “Runnin’” con 2Pac ed anche il ritmo, prodotto dal solo Willie B, ci riporta un po’ all’old school hip-hop.
05. A Tale of 2 Citiez. Dopo il 2003, ossia quando Cole aveva ormai 18 anni e si era diplomato, il rapper decise di provare a fare fortuna a New York. I suoi sogni erano grandi, erano di successo ed era pronto anche a scendere compromessi con la criminalità pur di diventare ricco. Ripensandoci adesso, ne prova vergogna e chiede scusa a Dio “per i miei modi infantili. Guardo fuori e le nuvole sono grigie. Ho bisogno che le tue mani mi portano via da qui. Ogni tuo desiderio è un ordine”.
06. Fire Squad. Come abbiamo già letto ed ascoltato prima, la ricetta del successo per J. Cole è credere in sé stessi e dare il massimo possibile. Questa ricetta viene ribadito in “Fire Squad”, aggiungendo di essere anche sé stessi e di uscire dalle imitazioni e dalle ombre degli altri (infatti nel ritornello canta: “maledizione amici miei rapper, perché vi comportate come delle pu***ne? Se siete spaventati di cogliere un’occasione, come c***o pensate di diventare ricchi?”). Al secondo e terzo verso, J. Cole si sente ancora più potente proprio per questa consapevolezza che ha, di dire cioè la verità nei suoi testi e di dirla con grande maestria. Ma lui non vuole sentire parlare di “Re dell’hip-hop”, perche “siamo tutti re, re di noi stessi prima di tutto”. Proprio per questo, deve anche cadere la distinzione tra bianchi e neri (“oggi so che siamo la stessa cosa io e te. Diverso colore della pelle, occhi diversi, modi di pensare diversi, ma solo un Dio che vale per tutti i re, perché nel profondo sto che ogni poeta vuole solo essere amato” chiude nell’outro). Nonostante le belle parole, la base non sembra rendere ancora più grande la traccia.
07. St. Tropez. Saint Tropez descrive finalmente la salita al successo del rapper, visto anche che abbiamo superato la metà dell’album. E qui la cosa curiosa: nessun testo impegnativo, solo la felicità di essere giunto dove vuole e la determinazione a non scendere ad ulteriori compromessi (parlando alla “fama”, Cole canta: “se siamo in guerra, allora questa è una guerra che non posso sopportare. No, volevo di più, ma era prima. Dio sa che sono logorato, quindi io… io… piango”). Musicalmente, sembra quasi che siamo di nuovo di fronte ad una “Intro”, ma della seconda parte della sua vita e del suo album.
08. G.O.M.D.. J. Cole è arrivato alla fama, “Hollywood”, facendo spesso di testa sua (ancora Jay Z chiamato in causa: prima con un verso che richiama “Drunk in Love”, “Me I never hate, get cake like Anna Mae, woah, eat the cake bitch, eat the damn cake”; poi rivelando “la cosa migliore era tenerlo segreto, anche Hov ci provò e io invece feci un leak del mio lavoro”). Ha vinto, ha ottenuto ciò che voleva, ma adesso si è accorto del prezzo che paga. La fama l’ha cambiato, l’ha portato ad essere un “thug”, un duro, ma scopre che è incapace di amare realmente. E l’amore c’è, ma “i cantanti non lo cantano più”. Quasi rassegnato a questo, la canzone termina con un verso volto all’autocelebrazione, come ogni altro rapper farebbe. Il brano è stato anche scelto come singolo per supportare l’album e penso che la scelta porterà buoni risultati avendo un ritmo immediato e molto trascinante.
09. No Role Modelz. Il fatto è che l’assenza di un modello nella sua vita non ha dato mai al rapper il giusto indirizzo. Così, raggiunta la fama, si è comportato come ha sempre pensato di doversi comportare, come ha sentito che funziona il mondo. Solo dopo una notte di insignificante sesso, J. Cole capisce che deve cercare il vero amore, che esiste. Ed è qui che l’album prende una nuova svolta, una svolta che è il vero tema e il vero messaggio che Jermaine vuole lasciarci. Saltiamo subito a cosa succede dopo, anche se musicalmente vorremmo rimanere ancora un altro po’ su questa traccia!
10. Hello. “Pronto?” La ricerca dell’amore parte dal riallacciare i contatti con la sua ex, per chiedere se si possa tornare indietro. Ma proprio mentre attende una risposta dall’altra parte della cornetta, è da dentro che viene la risposta: “il tempo vola troppo in fretta, la riflessione porta rimpianti, vero? Il rifiuto ti fa porta sulla difensiva, quindi proteggi il tuo orgoglio con le reazioni, ma la vita è un gioco senza la possibilità di ricominciarla da capo”. Quindi, “non guarderò indietro, va tutto bene”.
11. Apparently. Ed allora, “apparentemente” sembrava non esserci stato amore prima di allora, ma non ha tenuto conto di una persona che l’ha sempre sostenuto e che avrebbe sempre dovuto amare: sua madre. L’ha messa dietro ai suoi problemi, non sapendo che anche la madre ne aveva. Adesso il rapper si guarda ancora indietro e rivede ancora più errori, ma è pronto a intraprendere una nuova vita, quella che chiuderà questo album e questo percorso.
12. Love Yourz. “L’amore è tuo”! E devi amare la tua vita per prima cosa, per poi poter amare tutto il resto. Cole si accorge che la sua ricerca “disperata” di soldi è la via sbagliata. Perché “a cosa servono i soldi senza felicità? I tempi duri senza le persone che ami?” Nonostante questa illuminazione però, “non sono sicuro di cosa accadrà. Ho chiesto la forza a Dio lassù perché finora sono stato forte, ma sento la presa allentarsi”. Di una cosa è certo ed è l’insegnamento che vuole trasmettere a tutti: “ci sarà sempre una casa più grande da qualche parte, ma amici ascoltatemi. Finchè ci saranno persone che vi ameranno, ci sarà sempre un’auto migliore di quella che hai tu, ci saranno sempre vestiti più alla moda di quelli che ti fanno sentire figo, ci sarà sempre una donna più in gamba la fuori, ma non sarai mai felice finchè non ami ciò che hai tu”. Dall’ascolto possiamo sentire come ci siano somiglianze con l’intro, con parole più cantate che rappate, in modo che sia data molta importanza a ciò Jermaine ci sta dicendo.
13. Note to Self. Ancora in stile Jay Z, J. Cole chiude l’album con dei ringraziamenti cantati, riportandoci subito alla mente “My 1st song” da “The Back Album” di Jigga. Solo che Cole ha voluto fare le cose molto in grande, con una traccia che dura quasi 15 minuti!
R&B Junk Rating: 9/10