Devo ammettere che sono stato il primo a storcere il naso quando Jay-Z ha provato ‘prepotentemente’ a cambiare le regole della RIIA, che certificherà “Magna Carta Holy Grail” disco di platino nel primo giorno d’uscita per il milione di copie digitali acquistate dalla Samsung, a sua volta ridistribuite in anteprima sugli smartphone tramite un app.
Devo anche ammettere autocensurandomi che la mia esclamazione al primo ascolto è stata: “C**** che album! Che bisogno c’era di ‘lanciare’ un milione di copie in questo modo?”
Bhé questo 12esimo studio-album di Jay-Z arriva come un fulmine a ciel sereno, annunciato a meno di un mese dal rilascio ufficiale e senza nessun singolo a trainarlo, allora la risposta è semplice…Jay-Z da grande magnate e stratega si è permesso di cambiare le regole senza ‘regalare’ il leak alla rete ma assicurandosi addirittura la certificazione Platinum…furbo!
Come l’amico Kanye West si affida alla direzione di Rick Rubin e ad un titolo abbastanza mistico ma niente a che vedere con Yeezus perchè scopriremo che si tratta del classico stile del rapper leggendario oltrepassando i confini solo in occasione delle varie collaborazioni e ne troveremo tante all’interno dell’ album, per questo mi piace paragonarlo ad un quadro dove Jay-Z è il pittore della tela, rigorosamente Blue e i suoi ospiti rappresentano la cornice d’oro scelta dal pittore stesso per rendere l’opera ancora più preziosa.
Il primo ospite è Justin Timberlake, a lui l’onore di aprire l’album con la title-track “Holy Grail“.
L’apertura è ad effetto, Justin canta sulle note del piano (sono sicuro che inizialmente vi verrà in mente Bruno Mars) fin quando il beat non si intensifica con i versi di Jay-Z; la fama va pagata a caro prezzo, è un’arma a doppio taglio e lo sa benissimo Jay che non sempre può fare un passeggiata con la figlia senza essere disturbato dai paparazzi. L’Holy Grail rappresenta il calice del successo fin quando non trabocca. Non solo viene citato Kurt Cobain ma si usa il sample di “Smells Like Teen Spirit” dei Nirvana.
Inizia da qui anche il lavoro di Timbaland, produttore al quale è stato affidato quasi tutto l’album e che ancora una volta si lascia apprezzare per la sua duttilità come si può notare già dalle prossime due tracce dell’album. Parlavamo di pittori, Jay si sente il Picasso moderno nel secondo pezzo intitolato proprio “Picasso Baby” dove si ripercorre stilisticamente la sua carriera fondendo insieme elementi ascoltati nell’album The Blueprint e in The Black Album, i veri fans di Hova sapranno apprezzare. Da un maestro della pittura ad uno della moda, Jay-Z dedica la terza track dell’album a “Tom Ford“, evidentemente c’è sotto del marketing iniziato già nella prima collaborazione con JT “Suite Tie” dove si è sponsorizzato in maniera evidente il marchio, in ogni modo la traccia è caratterizzata da elementi presi da “Bad Girls” di M.I.A e da suoni 8-bit, iniziando a sentire anche i primi vocals di Beyoncé che ritroveremo più avanti nell’album.
“FunkWithMeYouKnowIGotIt” è invece il primo featuring che incontriamo in questo lavoro con un altro rapper , Rick Ross! E’ anche la prima traccia non prodotta principalmente da Timbaland e si sente…Boi-1da è un ottimo producer ma il beat risulta essere dozzinale o meglio non riesce a differenziarsi dalla massa come le prime tracce ascoltate. Purtroppo sento di ‘respingere’ anche il featuring con Rick Ross in questo caso mediocre al cospetto di Jay-Z che si cimenta in alcune rime italiane piene di sfarzo che portano però ad un momento di riflessione nella traccia successiva dove la parola “Oceans” è ricorrente e non solo per il featuring con Frank Ocean; questa volta sale in cattedra Pharrell creando tramite la sua produzione un’atmosfera malinconica mente Frank Ocean ripercorre la storia della schiavitù attraverso le onde dell’oceano, onde che vengono cavalcate dallo yacht di Jay che confronta la fuga alla schiavitù a Ocean’s 11, liriche belle forti in questo pezzo come potete capire!
Ritorna il classico Jay-Z prodotto da Timbaland con un beat ridondante in “F.U.T.W” acronimo di Fuck Up This World e ovviamente non poteva mancare in questo progetto Hit-Boy (Niggas In Paris) che ci riporta indietro nel tempo con la sua produzione “Somewhere in America” con tromboni tipici del jazz anni 50-60 in loop per l’intero pezzo mentre il suono del piano ricorda il vecchio Kanye West soprattutto nel finale con l’aggiunta degli archi, una delle migliori produzioni dell’album.
Se quest’ultima ricorda il vecchio Kanye sicuramente in “Crown” ritroviamo quello che abbiamo ascoltato in Yeezus, Jay si concede l’unica eccezione ingaggiando Travi$ Scott che usa in questa occasione il sample di “Solid As A Rock” di Sizzla; atmosfera cupa, ruggiti dei leoni, blasfemia nelle liriche, anche Jay-Z si paragona a Dio…qualcuno l’ha contagiato!
Ritorna in sé con “Heaven” secondo featuring anche se nascosto con Justin Timberlake, prodotta ovviamente da Timbaland; si tratta di una provocante meditazione spirituale, non a caso è presente l’interpolazione di “Losing My Religion” dei R.E.M.
Non manca l’occasione per un breve diss rivolto a quei colleghi che pensano di essere al suo livello in “Versus” su un beat dal sapore cinematografico, mi viene in mente Quentin Tarantino ma si tratta solo di un interlude a “Part II (On The Run)” ovvero l’atteso featuring nonché sequel di “03 Bonnie and Clyde” con Mrs. Carter Beyoncé , anche per questo ci si aspetta un grande video. La produzione si basa sul piano di “Believe In Me” dei One Way elemento che la rende già una traccia senza tempo ma è il cantato di Bey in un registro più basso a renderla sublime…altro che cliché!
Difficile staccarsi da questo pezzo soprattutto se si ritrova subito dopo un altro interlude “Beach Is Better” prodotto da Mike Will che come il collega Boi-1da non contribuisce all’originalità anche se poi risultano essere questi i pezzi più adatti al mainstream proprio come “BBC“, la mega collaborazione che vede insieme Timbaland, Beyoncé, Switz Beatz, Justin Timberlake,Nas e Pharrell anche producer del pezzo, risultando alla fine come un freestyle, deludente per una crew così importante.
Jay-Z lascia alcuni temi personali nella parte finale dell’album; in “Jay-Z Blue” escono fuori tutte le sue insicurezze dovute ad un’infanzia con un padre poco presente, ma farà del suo meglio per rendere felice la figlia Blue Ivy. Questa vuole essere una sorta di preghiera, Jay si augura che tutti i bambini del mondo vivranno un’infanzia diversa dalla sua. Il pezzo contiene il sample di “My Downfall” di Notorious B.I.G e viene aperto dal monologo di Faye Dunaway nel film Mommie Dearest, rendendo tutto più suggestivo.
Continua con “La Familia” ma questa volta si riferisce all’impero che ha creato, la RocNation dalla casa discografica al suo marchio d’abbigliamento fino alla sua agenzia sportiva; lui è al capo di tutto, si paragona al Padrino facendo riferimento al famoso film, si pavoneggia ma è davvero uno dei business man più potenti all’interno del mondo musicale, se non il più potente!
Chiude l’album “Nickels and Dimes” e si nota subito il sample di Gonjasufi, è praticamente lo stesso pezzo arricchito dalle rime di Jay, o l’amate o risulterà un po’ pesantuccia da mandar giù.
Come bonus track troverete “Open Letter” prodotta da Swizz Beatz dove Jay-Z affronta questioni recenti soprattutto il suo viaggio a Cuba per festeggiare l’anniversario con Beyoncé, nonostante il divieto per i cittadini americani di recarsi nella repubblica castrista.
Per molti Jay-Z è considerato il miglior rapper di tutti i tempi, sicuramente il più grande stratega a livello commerciale basta pensare che le sue ultime uscite sono accompagnate tutte da “trovate commerciali”, a partire da Kingdom Come e a quel suo presunto ritiro.
Alla tavola rotonda di Magna Carta Holy Grail hanno partecipato Timbaland, Pharrell, Justin Timberlake, Swizz Beatz, Rick Rubin, presentandosi fin da subito come progetto solido e così è stato! La numero 1 nella BB200 è assicurata, previste per lui circa 350-400mila copie nella prima settimana. Di primo ordine anche le collaborazioni, Jay rimpiange solo Notorious B.I.G come lui stesso ha risposto al recente Q&A con i fans tramite twitter, e se vi domandate come mai manca Kanye West…bhé aspettatevi un Watch The Throne part2.
Talvolta egocentrico e ripetitivo nelle liriche ma non mancano momenti di riflessione. Stilisticamente prevale il vero Jay-Z, flow inimitabile da vero God Of Rap o in questo caso da Jay-HOVA! Un altro classico è servito…