Sono passati due anni dalla release del fortunato primo album di John Newman ”Tribute”, ora il cantante inglese deve dare prova di costanza in un mercato davvero difficile da conquistare a lungo termine cioè gli UK e allo stesso tempo ritentare l’assalto in USA. Riuscirà Newman nell’impresa o si perderà nei meandri di un mercato che da un giorno all’altro affossa i suoi preferiti?
La sua carriera è caratterizzata dall’incontro con i Rudimental: grazie al quintetto Newman firma un contratto con la Island Records e ha modo di perfezionare le sue abilità da produttore. Il gruppo inoltre lo richiederà come featured artist in “Feel the Love”, pezzo contenuto nell’album di debutto ”Home” che raggiungerà la numero 1 in UK creando le basi per la carriera del cantante un pò come avvenne con ”Hot Right Now” di Dj Fresh per Rita Ora.
Forti del successo di ”Feel The Love”, i Rudimental e John ci riprovano con il singolo ”Not Giving In” che ottiene buoni risultati con un peak alla 14 in UK ma non riesce ad ottenere gli stessi risultati del singolo precedente.
Siamo nel maggio del 2013 quando la label del cantante decide finalmente di rilasciare il suo singolo di debutto ”Love Me Again”, un pezzo che non ha bisogno di presentazioni: il brano è balzato alla 1 in UK e in top30 in USA, alla produzione troviamo uno Steve Booker che non vedevamo così ispirato dai tempi di ”Mercy” con Duffy. Il brano ci accompagnerà per tutta l’estate del 2013 finché, in Ottobre, il cantante rilascerà ”Cheating”, pezzo che aveva già presentato all’inizio della sua carriera in svariati eventi privati. Il singolo otterà un buon successo in UK ed entrerà in top10 nel mercato anglosassone, pochi giorni dopo la release del pezzo anche l’album ”Tribute” sarà rilasciato con ottimi risultati. Altri due singoli seguiranno ”Cheating” senza ottenere alcun nuovo successo. In ogni caso l’era si conclude con ottimi numeri e l’album ottiene la certificazione Platino in UK.
Una nuova hit gli si presenta tra le mani a fine 2014. ”Blame”, pezzo di Calvin Harris in cui Newman partecipa in qualità di featured artist. Il pezzo raggiunge la 1 in UK e la top20 in USA e ottiene risultati positivi in tutto il mondo, Italia inclusa.
E’ luglio 2015 quando John Newman decide di ritornare con un nuovo singolo, ”Come And Get It”. Il brano ottiene buoni risultati senza eccellere e raggiunge la posizione numero 5 in UK. Il pezzo, che sancisce il matrimonio artistico tra John e Greg Kurstin, presenta forti influenze funk e ricorda le produzioni presenti nell’ultimo album di Paloma Faith ”A Perfect Contraddiction”.
Dopo circa un mese il cantante inglese ci riprova con ”Tiring Game”, un featuring con il cantante R&B Charlie Wilson, la produzione di Jack Splash è ancora una volta fortemente influenzata dalla musica funk e sembra per la seconda volta voler strizzare l’occhio alla sua maggiore hit. Il pezzo è stato un grave insuccesso: non è entrato neanche in top100 in UK.
Con un nuovo stile, un singolo dal successo moderato e un flop, riuscirà John Newman a convincerci come ha già fatto col suo album precedente? Non ci resta che iniziare questo viaggio musicale alla scoperta del nuovo John Newman!
01. REVOLVE (feat. Idris Elba): 1 minuto e 39 di intro, sound cinematografici, quasi da colossal, e la voce di Idris Elba in un climx ascendente. Ottimo intro per l’album malgrado non vi si possa trovare alcun collegamento, per quanto riguarda il sound, con il resto del disco. L’accostamento di voce profonda e questo tipo base ricorda per certi versi alcuni punti di “Flawless”, brano di Beyoncè parzialmente ispirato al discorso femminista di Chimamanda Ngozi Adichie.
Il featuring di questa intro è stato inoltre molto discusso perchè originariamente era stato affidato a Will Smith, solo successivamente John ha deciso che Idris sarebbe stata la persona migliore per occuparsene: ‘
Mi interessava che le persone potessero ricordare prima la musica. Con questo non voglio dire nulla di negativo nei confronti di Will, ma solo che lui è incredibilmente famoso ed ha avuto tantissimo successo. Ho subito capito che era lui la persona adatta per questo lavoro. E’ una persona di incredibilmente talento ed anche molto bella dal punto di vista umano
E come se fosse un discorso prima della battaglia vera, entriamo nel vivo e scopriamo tutte l’arsenale preparato da John per quest album.
02. ALL MY HEART: Ci ritroviamo subito davanti ad un ritornello fortissimo. Già dall’apertura del brano si nota come la traccia sia davvero un gioiellino decisamente potente, in cui coesistono varie anime, dal funk, che farà da leitmotiv per questo disco, al pop, passando per il soul e una nota folk. La produzione è tutta in mano a John che fa un ottimo lavoro anche nell’interpretazione per niente scontata del brano.
La nota forte, come già detto, è il ritornello che, con una venatura folk della base e una lunghezza contenuta del pezzo intero, rende questa ”All My Heart” un possibile e probabile singolo nonchè una traccia estremamente radiofonica. ”All my heart, all my love, Can’t give you enough” canta nel ritornello ma di sicuro è riuscito a darci una bellissima track!
03. SOMETHING SPECIAL: Ancora un pezzo autoprodotto molto particolare e diverso da ciò che ci ha proposto John fino ad ora. La traccia è stata rilasciata come countdown single lo scorso 9 ottobre e non è stata estratta come singolo per ovvie ragioni, ma non si tratta di una canzone malvagia, anzi!
Siamo difronte ad una splendida uptempo che mischia elementi rock, soul e a tratti dance, ricordando molto alcuni pezzi di Calvin Harris come Dollar Signs con Tinashe. Le strofe sono davvero riuscite, il ritornello più confusionario e meno organico del resto, la parte finale del pezzo ricorda davvero molto la hit di Omi, ”Cheerleader”, insomma un’accozzaglia di troppi sound diversi che per alcuni potrebbero essere un pregio, per altri un elemento negativo.
L’interpretazione è, come al solito, molto buona ma la voce è quasi distorta nel ritornello e ciò non ci permette di gustare fino in fondo questa bellissima track: e dire che se prodotta meglio, magari con l’aiuto di un altro produttore, sarebbe potuta diventare una nuova ”Blame”. Promossa come album track, sconsigliata come singolo.
04. LIGHTS DOWN: Ed ecco che entriamo nel vivo dell’album con uno dei pezzi migliori dell’intero progetto, nonchè prima collaborazione dell’album con quel genio di Greg Kurstin. La ”Confident” di questo disco, tra elementi funk e dance che scoppiano in una track che ci porta dagli anni 70 al 2015 in 4 minuti e 11 secondi.
Il pezzo ricorda nelle strofe ”Jimmy Jimmy Jimmy Aja”, soundtrack fortunata del film Disco Dancer del 1982. Questo insieme di suoni frizzanti sembra stopparsi nel pre chours, ma siamo solo all’inizio! Perchè quando parte il ritornello in chiave dance lasciando esplodere un’instrumental assolutamente infettiva, il brano si rivela in tutta la sua forza.
E’ impossibile non trovarsi a cantare ”I can’t give you what you want I know that we can not move on, something feels kinda special” già dopo il primo ascolto. Degna di nota è anche l’ultima parte della canzone che riprende gli applausi iniziali al posto della base. Anche in questo pezzo non ci troviamo davanti ad un testo particolarmente importante ma siamo sicuramente davanti alla prima vera e propria hit di quest album. La scelta come singolo è d’obbligo e siamo sicuri che si tratti di un brano che potrebbe anche risollevare le sorti del disco. Promossa a pieni voti!
05. COME AND GET IT: Primo singolo dell’album, responsabile della svolta verso la musica funk dell’intero progetto, stiamo parlando appunto di Come And Get It, pezzo che avrebbe dovuto accompagnarci per un’intera stagione ed oltre come fece ”Love Me Again”, ma che in realtà, malgrado la quinta posizione raggiunta nella classifica anglosassone non ha assolutamente bissato il successo del suo tormentone.
Si tratta di un buon brano, catchy e che riprende lo stile di molti pezzi di successo dell’anno come ad esempio ”Uptown Funk” senza però perdere alcune delle caratteristiche che fanno da marchio da fabbrica alle produzioni di Newman. La scelta come primo singolo è probabilmente poco condivisibile ma in ogni caso il pezzo funziona. Anche in questo caso ci sono chiari riferimenti alla musica proposta da Paloma Faith nel suo ultimo album in studio, che è stato un successo in UK. In questo caso testo e musica si sposano egregiamente creando un ottimo risultato soprattutto nelle ripetizioni contenute nelle strofe. Buon pezzo.
06. BLAME (feat. John Newman): Abbiamo imparato a conoscere questo pezzo grazie ai passaggi radio continui che l’hanno portata al successo anche qui in Italia, non che ci sia molto da conoscere! Un classico pezzo di Calvin Harris, uguale a mille altri ottimo per le discoteche ma che non entusiasma più di tanto.
Si tratta di una uptempo che segue il solito schema del produttore, unica nota particolare è proprio l’interpretazione di Newman che risulta davvero azzeccata per questo tipo di tracce. Anche il testo non presenta alcuna nota degna d’importanza, solita storia d’amore finita male. Buon pezzo per gli amanti del genere e per essere passata in disco ma niente di innovativo o particolare.
07. NEVER GIVE IT UP: Siamo alla settima traccia dell’album e quel filo conduttore, cioè la musica funk, comincia a diventare pesante. Quando si parla di concept album è davvero difficile riuscire a non risultare ripetitivi e a fare in modo che ogni traccia abbia il suo carattere e ci rendiamo conto già da ora che questo è uno dei problemi dell’album.
”Never Give It Up” è un buon pezzo ma che lascia l’amaro in bocca perchè gli manca davvero poco per essere efficace al 100%. Per tutta la durata della canzone si ha la sensazione che manchi qualcosa, per di più il brano non ha davvero nulla di diverso rispetto a quanto già proposto che possa interessare particolarmente. La nota positiva è per la fine del brano, caratterizzata da un sound elettronico molto intrigante. Buon pezzo che rappresenta molto l’album senza avere tuttavia la potenza per essere estratto come singolo.
08. TIRING GAME (feat. Charlie Wilson): Ottava traccia dell’album nonchè secondo singolo estratto, pezzo che ha messo l’intero album in una situazione di ”pericolo” a causa della sua performance in classifica decisamente scarsa. Si tratta di un ottimo brano che ritorna allo stile più classico del cantante, il ritornello è decisamente accattivante e le strofe scorrono via senza ostacolare la riuscita del pezzo.
Per quanto riguarda il featured artist, pensiamo che si tratti di una collaborazione che non aggiunge nè toglie nulla alla traccia e all’album e quindi decisamente inutile. Uno dei motivi per cui la canzone, malgrado sia catchy e attenta alle mode, non è riuscita a sfondare è probabilmente la ripetitività e l’assenza di originalità del pezzo, sia per quanto riguarda il materiale che circola attualmente in UK sia nella discografia stessa del cantante.
09. GIVE YOU MY LOVE: E bisogna arrivare alla nona traccia e ringraziare nuovamente Splash per trovare qualcosa di nuovo in questo album. Una traccia rockeggiante con un’interpretazione magistrale del cantante: è su questi brani infatti che John dà il meglio di sé. Si tratta di un pezzo dalle atmosfere cupe, molto diverso da ciò che si trova nell’album, dalle note quasi cinematografiche. Il coro del ritornello si unisce benissimo sia alla base sia alla voce dell’artista. Una vera perla che sembra perfetta dall’inizio alla fine.
Probabilmente non verrà estratta come singolo perché non sempre gli artisti sono pronti a rischiare, ma è spesso proprio il rischio che riesce a tramutare degli album-flop in successi: chi non rischia e punta sempre sulle stesse sonorità prima o poi finisce per fallire. Uno dei migliori pezzi dell’album.
10. I’M NOT YOUR MAN: Arriva la prima ballad dell’album che abbiamo già ascoltato in quanto countdown single. Si tratta di un bellissimo pezzo che mette al centro la bellissima voce del cantante inglese e la accompagna solo con un penetrante pianoforte, almeno fino al ritornello.
Ci troviamo anche in questo caso davanti ad una delle punte massime dell’album e, malgrado si tratti di una ballad, sarebbe davvero interessante poterne vedere l’andamento in classifica. Anche in questo caso il testo parla d’amore ma con una nuova sfumatura, a tratti drammatica: ci troviamo davanti al primo momento lirico di spessore dell’album, il tutto per una traccia che, soprattutto se inclusa in un progetto del genere, non può passare inosservata. Ottima canzone.
11. CALLED IT OFF: Scordiamoci delle ultime track e torniamo indietro alle prime tracce, ritorna il funk e ritorna Splash in questo caso meno ispirato che precedentemente. Il brano è caratterizzato da un bel ritmo e da una buona interpretazione almeno nelle strofe, il punto debole del brano infatti è il ritornello: la classica traccia che non esplode mai. Ci troviamo in ogni caso davanti ad una traccia della Deluxe Edition dell’album quindi il brano va più che bene per essere un riempitivo. Non male.
12. KILLING ME: Cambio di ritmo per questa dodicesima traccia, ritornano i toni rock e ritorna Kurstin. La produzione è particolare, caratterizzata da cori che non fanno per niente da contorno, ma che anzi si uniscono alla base e alla voce del cantante. L’utilizzo della voce e il modo in cui Newman si destreggia tra le strofe e il ritornello danno un appeal particolare al pezzo.
Sicuramente i pezzi più rock del progetto sono quelli meglio riusciti perchè danno al cantante piena libertà di esprimere la propria vocalità. Si tratta quindi di un ottimo brano, forse non adatto ad essere singolo ma che ci colpisce molto.
13. THE PAST: Uno dei brani della deluxe nonchè uno dei brani più intimi del progetto. La canzone si apre con un numero decisamente minore di virtuosismi, i quali solitamente caratterizzano l’interpretazione del cantante dal debutto. Il ritmo si fa più incalzante durante il ritornello senza sovrastare tuttavia la voce: sono infatti l’interpretazione ed il testo che devono risaltare in questo pezzo.
Un’aggiunta di classe è costituita dal sax di sottofondo: malgrado ultimamente questo strumento stia ritrovando una cerca popolarità anche nelle uptempo, John ci ricorda quanto bene possa fare in pezzi soul-oriented come questo. Questa è una di quelle canzoni che fanno sì che valga la pena acquistare la deluxe al posto della standard. Pezzo raffinatissimo.
14. WE ALL GET LONELY: E siamo giunti alla fine di quest album. Quando ci si ritorva davanti a questa traccia, la prima cosa che si pensa è di essere giunti ad una copia della precedente e quindi alla tipica chiusura di un album. Ma bastano una trentina di secondi e il pezzo si trasforma in una uptempo che stupisce per la sua capacità di unire tutti i generi presenti nell’album. I rapporti con la musica black si fanno evidentissimi e il pezzo convince al 100%, di certo non è fatto per essere estratto ome singolo, ma è un’ottima conclusione a questo bell’album.
Tirando le somme possiamo dire di essere in presenza di un album che ha poco o nulla da invidiare al suo album precedente, segno di come le vendite spesso non siano direttamente proporzionali alla validità di un progetto. Come spesso accade il mercato inglese non sempre premia i suoi artisti dopo che hanno raggiunto l’apice.
Per quanto riguarda i singoli scelti, probabilmente le scelte non sono state particolarmente azzeccate, soprattutto per quanto riguarda il primo singolo. Ci auguriamo che ”Lights Down”, una delle canzoni più forti del progetto, venga estratta come singolo. Magari sarebbe interessante anche estrarre anche una ballad ma capiamo che in una situazione del genere, forse, non gioverebbe molto alle vendite.
La nota negativa dell’album è la sua omogeneità. L’idea centrale cioè quella di riprendere la moda del momento, il funk, e adattarle al suo stile avrebbe potuto convincere per una traccia o due, non per tutto il progetto. E’ strano inoltre che Calvin Harris non abbia ”restituito” il featuring per una traccia dell’album, malgrado preferisca le canzoni più in stile Newman che quelle del produttore, una traccia dance avrebbe potuto rendere il progetto più vario.
Sperando in risultati migliori in classifica e magari che qualche brano possa diventare una nuova hit per il cantante, l’album è pienamente promosso.