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Ecco la recensione del nuovo album di Kylie Minogue “DISCO”, un tributo alla musica dance/disco anni ’70
“Disco” è l’album di cui avevamo bisogno per chiudere la triade disco-inspired che ci ha “salvato” in questo tremendo 2020.
Dopo il perfetto disco-pop di “Future Nostalgia” di Dua Lipa e il revival disco anni 90/00 con “Chromatica” di Gaga, Kylie va dritta a recuperare il meglio del repertorio della disco di fine anni ’70 e non solo.
Il concept di “Disco” è super-semplice: osannare e tributate questo genere musicale eterno e immortale, un po’un jolly nelle carriere di vari artisti, che, a random, ne hanno attinto a piene mani con risultati perlopiù sfavillanti, come per Madonna con “Confessione On The Dancefloor”, Cher con “Believe”. E la stessa Kylie con “Light Years” e “Aphrodite”.
Lanciato da “Say Something”, “Magic” e “I Love It” avremmo già potuto sospettare i tre filoni prevalenti dell’album, cioè i sintetizzatori, suoni e ispirazioni della disco elettronica, l’orecchiabilità e la resa vocale disco-pop da super-sexy-gatta di Kylie e gli omaggi smaccatamente con archi, fiati e cassa rullante alla disco ’70.
Con “Disco”, finalmente Kylie si (auto)celebra come la Donna Summer dei nostri giorni (il mash-up di “Slow/Love To Love You Baby” durante “Infinite Disco” è una perla di rara bellezza).
Del resto, già ci si era ampiamente candidata con lo strepitoso feat. accanto a re Giorgio Moroder con “Right Here Right Now”, una delle illusioni/allusioni al ritorno dance per lei come anche con “Timebomb”, “Skirt” e le collaborazioni con Garybay.
Qui troviamo la disco nella sua più svariata declinazione, in un tripudio di citazioni e influenze, dagli Earth Wind & fire (di cui infatti Kylie ha riproposto “September” in un recente, delizioso live unplugged alla BBC), i riff degli Chic, Nile Rodgers, il già citato Giorgio Moroder, la nouvelle vague electro francese di inizio Duemila, fino ai Daft Punk più recenti di “Random Access Memories”, e via così.
“Disco”, non a caso, ha preso forma in un anno di crisi mondiale, dove la disco massimizza le sue magie. Registrato in gran parte durante i mesi di lockdown, ed in homestudio, ribattezzato per l’occasione “Infinite Disco” dalla stessa Kylie, così come lo speciale andato in onda worldwide in streaming per lanciare l’uscita del disco stesso il 6 novembre.
Kylie, al solito straordinaria nella sua versatilità e riconoscibilità, la ritroviamo nel corso della tracklist della versione deluxe in versione “divertissement” (“Where does the DJ go”, “Blues Monday”, “Fine wine”, “Spotlight”), melanchonic (“I Love It”, “Don’t wanna miss a thing”, “Hey lonely”, “Celebrate you”), superpop (“Magic”, “Real groove”, “Til you love somebody”, “Unstoppable”), interstellar (“Say something”, “Supernova”, “Dancefloor darling”) .
E se non è una sorpresa essere di fronte all’ennesimo disco pop leggero, sexy ma non volgare e perfetto in ogni dettaglio di Kylie, finalmente anche le chart sembrano renderle merito con diversi esordi al numero uno dell’album, non privo di uscite appetitosissime concorrenti.
Il “Disco” da gustarsi nelle proprie “Infinite Disco”di casa, per “ballare via di dosso”, come solo la disco sa fare, tutte le negatività, malinconie e dolori. E non vediamo decisamente l’ora di ballare poi tutti insieme nello scintillante tour dal vivo che meriterebbe (basta dare un’occhiata ai 20minuti di “Golden Tour” in cui si concludeva il viaggio country, approdando allo Studio54).
The Review
Kylie Minogue - DISCO
Recensione in breve
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