Non é una questione nuova quella che vogliamo aprire con questo articolo, e non vogliamo nemmeno negare il fatto che i cambi generazionali esistono da sempre nell’ambiente della musica. Grandi leggende che per un paio di decenni hanno cavalcato il top delle classifiche, pian piano si sono visti “passare di moda”, a favore di nuove star.
Ma se é vero che il distacco di mode musicali era piuttosto evidente in decenni passati, pensiamo allo strappo totale e rivoluzionario dagli anni ’50 agli anni ’60, per finire nei rock psicadelici anni ’70, arrivando agli sfarzi e gli eccessi degli anni ’80, questo fenomeno di strappi tra un decennio e l’altro, forse a causa di una mancata creatività musicale, si é fatto decisamente meno evidente.
Sebbene le produzioni e le tematiche musicali siano cambiate, il pop, l’R&B, e l’hip-hop “moderni”, non sono confluiti in un nuovo “genere”, ma continuano a seguire dei binari prestabiliti, dei binari costruiti da alcuni pionieri già negli anni ’80 e ’90.
Proprio così, possono cambiare i volti ed i protagonisti, ma ciò che musicalmente mangiamo oggi non é molto differente da quello che si mangiava in quegli anni gloriosi. Non ci sono stati stravolgimenti, solo evoluzioni sonore, ma sempre di Pop si parla, ed i protagonisti maschili e femminili continuano ad ispirarsi a giganti come Michael Jackson, Madonna, Mariah Carey, Whitney Houston, Janet Jackson, Prince, e via discorrendo.
Oggi come oggi, una donna, ma anche un uomo, che hanno superato una certa età, vengono in qualche modo esclusi dai giochi che contano. Il fenomeno parte dagli Stati Uniti, dove l'”ageism” tanto combattuto da Madonna, é un fenomeno in piena espansione, ed in un qualche modo fa veramente pensare al basso livello culturale di un intero paese ed un’intera generazione di ascoltatori.
Una fobia per il vecchio che ha veramente colpito tutti, a livello di vendite, di rotazioni, ma per fortuna non a livello di incassi nei tour. Dopo i 40 anni negli States é quasi impossibile piazzare una hit da Top10 in Billboard, se non perché ci si é messi a collaborare con qualche artista della nuova generazione.
Personalmente trovo che questa tendenza sia davvero molto preoccupante, non tanto perché sono contrario al cambio generazionale, o alle nuove leve, ma semplicemente per il fatto che in un confronto diretto, queste “nonne” o “nonni” della musica ancora attivi, riescono ad evidenziare ancora la loro superiorità, specialmente se paragonati alla generazione attuale di performers.
Se vogliamo rimanere proprio nel presente, mi lasciano davvero sconcertato i risultati deludenti che stanno ottenendo due tipe davvero forti come Jennifer Lopez (classe 69), e Janet Jackson (classe 66).
JLo si é avvalsa delle mani sapienti di Meghan Trainor per creare “Ain’t Your Mama”, una hit pop senza troppi fronzoli, ma assolutamente orecchiabile e catchy. Successivamente ha davvero sfornato un video di grande eccellenza, sia per quanto riguarda le parti ballate, che per i costumi ed il concept. I risultati su iTunes? per ora, come al lancio del singolo, non sono stati all’altezza delle aspettative, eppure la Lopez arriva dal successo di Las Vegas, e da performance televisive mostruose che farebbero impallidire le varie Selena Gomez e Miley Cyrus dei giorni nostri….
Janet Jackson forse non ha più troppa voglia di “impressionare”, ma con il minimo sforzo, proprio qualche giorno fa, é riuscita a creare un video di grandissima eleganza e classe, con delle coreografie che sono un suo trademark da sempre, e che evidenziamo come questa quasi 50enne, sia ancora in grado di fare mangiare la polvere a qualsiasi sgallettata Pop e Urban dei tempi giorni nostri. “Dammn Baby” passa inosservata nelle chart, nonostante il sound sia davvero molto attuale, assolutamente Urban friendly, e davvero catchy.
Potremmo andare avanti all’infinito a citare esempi di questo genere, che non fanno altro che confermare l’ageismo latente nel pianeta musicale. Sono scivolate altre grandi leggende, Mary J. Blige, che pubblicò un brano scritto da Sam Smith “Therapy”…
“Woman’s World” della celeberrima Cher, sicuramente una uptempo edm tra le più belle degli ultimi anni, ma che ha ottenuto risultati davvero miseri, e che se fosse stata “ceduta” ad una 20enne, probabilmente avrebbe scalato le charts di allora.
Su Madonna potremmo aprire un capitolo, sono stati molteplici i suoi tentativi di tornare rilevante nelle charts americane, in alcuni casi con lavori di dubbio gusto, ma più di recente con pezzi che veramente avrebbero meritato, primo tra tutti il singolo “Ghosttown”. Lei é una delle prime a puntare il dito contro un industria assolutamente sessista e ageista.
Gwen Stefani non se la passa meglio, con un tour che sta facendo fatica a vendere, ed una esposizione radiofonica decisamente povera rispetto ai suoi primi due dischi, problemi simili anche per Mariah Carey, che fino ad ora riusciva perfettamente ad ingannare l’età per volare nelle Top10 americane. Eppure la sua voce é sempre magnifica, ed il suo ultimo album conteneva alcuni brani di grandissimo valore.
Anche nel contesto maschile, sebbene ci siano altri tipi di problematiche, la situazione non cambia, Usher per esempio, dopo anni di dominio nelle charts R&B, é stato costretto ultimamente a lasciare posto a giovani come Brown, Derulo, e Songz, decisamente più attrattivi per il target di riferimento e per il pubblico femminile.
Spears ed Aguilera, arrivate nella primavera musicale di fine anni ’90, ed ancora molto forti a livello commerciale, si sono viste travolte da crolli di vendita impensabili con i loro ultimi dischi… ed il loro ritorno, sebbene attesissimo, desta più di una preoccupazione.
La generazione di mezzo, quella costituita da Rihanna, Gaga, Perry, se la passa ancora piuttosto bene, ma difficilmente riusciranno a raggiungere i risultati delle colleghe più grandi, proprio per il diverso modo di usufruire della musica, e per il concetto di “Diva” sempre meno radicato nella mente dei giovani, che vedono gli artisti come un mezzo per canzoni catchy, e non più come un idolo.
Insomma, l’età purtroppo conta, e se in Europa la situazione é ancora abbastanza buona, anche per le “vecchie”, negli Stati Uniti le radio sembrano davvero mancare di obiettività, snobbando solo per un motivo d’età, lavori davvero molto ben prodotti.
Se analizziamo la situazione a livello di qualità musicale, é palese che la mancanza di “anziani” nelle classifiche, non fa altro che impoverire la scena. Lo si denota dalle sempre vendite dei dischi sempre più basse, a favore di hits da “fast food”, come le aveva definite una certa Lady Gaga. Invertire la tendenza sembra a questo punto davvero difficile, ed é quasi certo che non vi saranno più delle vere e proprie leggende pronte a meravigliare sotto l’aspetto qualitativo e creativo, ma anche da un lato commerciale e di longevità sul mercato.
Insomma, siamo orfani di grandi leggende, e sembra definirsi una politica contro il vecchio, anche se nel nuovo non vi é proprio nulla di “innovativo”… una situazione che troviamo frustrante…
Fateci sapere cosa ne pensate…
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