Lady Gaga è finalmente tornata con un nuovo album! Ecco la recensione di Artpop!
Si chiama “ARTPOP” il nuovo disco di Stefani Joanne Angelina Germanotta, ed è arrivato dopo la fortunata Era di “Born This Way“, accompagnata anche da un tour interminabile in giro per il mondo.
Diversi brani di questo terzo disco completo in studio erano già stati scritti da Gaga diversi mesi fa, e già durante la sua carovana live avrebbe voluto condividere il suo lavoro con i suoi Monsters.
“ARTPOP” è stato anticipato dalla canzone quasi autocelebrativa intitolata “Applause”, che non partì con il solito botto nelle classifiche, ma che con il tempo si è rivelata una scelta longeva e sicura. Agli inizi di questa Era orde di haterz e detrattori la davano per spacciata, ma indovinate un po’? Gaga c’è, è presente, ed è una delle più belle realtà del mondo Pop odierno, lo vuole sottolineare proprio con questo disco.
Controversa, provocatoria, e da molti definita l’unica possibile erede di Madonna, questa artista completa sfoggia in questo album un insieme di sonorità, generi, profumi, in un bouquet musicale sorprendente ed eccitante.
Entriamo nel vivo di questo album che per Gaga rappresenta certamente un’evoluzione artistica piuttosto importante:
Aura:
questo brano è stato sacrificato da Lady Gaga per la colonna sonora di Machete Kills, film nel quale la cantante appare per la prima volta sul grande schermo. Si tratta di un brano confusionario, affascinante, e che richiede necessariamente diversi ascolti per essere apprezzato. La voce della Gaga diventa a tratti quella di una dissacrante rockstar ribelle, per intercalarsi con armonie molto più Pop. Le sonorità vanno dal Pop alla Dance, con accenti aggressivi e sperimentali. Il brano difficilmente sarà selezionato come singolo visto l’uso che ne è stato fatto precedentemente, ma sicuramente colpisce per il sound sperimentale e le lyrics decise.
Venus:
nel programma di Interscope e Gaga sarebbe dovuto essere “Venus” il secondo singolo estratto da questo album, tuttavia il successo immediato ottenuto da “Do What U Want” ha fatto cambiare idea al management. “Venus” è un brano coinvolgente, che fa abbracciare sonorità futuriste con quelle degli anni ’60 della musica Pop più sperimentale, non a caso il ritornello fa capo a “Interstellar Low Ways” del visionario produttore e musicista Sun Ra. Potenzialmente uno dei brani più riusciti del disco.
G.U.Y:
che sta per “Girl Under You”. Ritroviamo finalmente una Gaga più Pop oriented, in una canzone cremosa che coinvolge, e contempla una bella performance vocale, sensuale ed in forte contrasto con il beat deciso ma allo stesso tempo onirico e digeribile. Anche qua mi ritrovo davanti ad una canzone che entra nelle mie corde, ed un potenziale singolo per questa Era.
Sexx Dreams:
l’immagine inedita di una Lady Gaga provocatoria e sensuale sboccia in questa Sexx Dreams, una sorta di omaggio all’auto erotismo ed all’immaginazione sessuale. Gaga modula la sua voce in maniera ancora una volta diversa, diventando più accomodante, femminile e soave. Forti le influenze del Pop anni ’80, mescolato anche qua con grande sapienza a sonorità più futuriste.
Jewels ‘N Drugs:
prepotente e sorprendente, ecco arrivare il brano più Urban del disco! Proprio così, Lady Gaga tenta l’approdo a quel mercato sempre molto ostile alle Popstar sbiadite come lei. Per fare centro si fa dare una produzione spettacolare e si avvale della collaborazione del Flow di T.I., Too Short, ed il ripristinato Twista (il rapper più veloce di sempre). Il risultato è una track che pesta, che tira un pugno in faccia alla Gaga fino ad ora confinata ad essere una Gay Icon. Noi apprezziamo questa virata, che evidenzia grande coraggio e versatilità da parte di questa artista.
Manicure:
clap clap di mani per questa canzone che parte già con il botto. Manicure è una canzone allegra e vivace che prende spunto anche qua nelle ritmiche dalla musica Pop del passato. Grintosa e colorata la track si butta presto in un ritornello da fischio e canticchio, che la rende certamente papali per essere estratta come singolo. Il bridge strumentale finale eccita ed elettrizza grazie alla chitarra elettrica.
Do What U Want feat. R.Kelly:
abbiamo parlato prima di una track Urban all’interno di un progetto di Gaga. Ebbene anche il secondo singolo ufficiale del disco “Do What You Want” strizza l’occhio al pubblico Urban, grazie alla collaborazione prestigiosissima portata a casa da Gaga che ha l’onore di cantare insieme ad uno dei personaggi leggendari ancora in vita della musica R&B degli ultimi 20 anni: R.Kelly. Certo, qua si accarezza solamente l’R&B, per una track che comunque rimane a pieno diritto Pop. Il risultato è splendido, vocalmente la track è perfetta, accattivante e radiofonica al massimo. Il tutto senza farsi mancare un ritornello che rimane impresso.
Artpop:
Gaga aveva anticipato un album in parte sperimentale, ed in parte più sicuro e commerciale. Artpop, la title track, certamente fa parte dell’ala più rischiosa e sperimentale del disco. La cantante Newyorkese di sangue italiano diventa più raffinata e tranquilla in questo pezzo ipnotico ma forse un po’ piatto rispetto ai canoni Gaghiani.
Swine:
cambio di registro deciso. “Swine” è forse una delle track più forti del disco, ed anche più assomiglianti allo stile utilizzato nel precedente disco “Born This Way”. In alcune modulazioni della sua voce nel brano dobbiamo assolutamente citare come fonte d’ispirazione la cantante americana Lana Del Rey. Il pezzo fonde sonorità dance, techno, insieme ad atteggiamenti da vera Rockstar, graffiante e cattiva. Il testo è volutamente aggressivo e travolgente. Potente, non c’è che dire, ma forse un po’ troppo rumorosa per i nostri gusti, e volutamente molto sperimentale.
Donatella:
scritta appositamente per la sua amica stilista Donatella Versace, questa canzone è forse uno dei pezzi più baracconi del disco, fatto di sonorità anche qua molto “Born This Way” stile, ed un testo piuttosto imbarazzante di complimenti alla controversa sorella del grande Gianni. “Cosa vuoi indossare questa stagione?”, beh, vien da rispondere tutto meno che Versace. Farà tuttavia la felicità dei Monsters più mostruosi e delle innumerevoli fashion victim che seguono la Gaga dal dai One.
Fashion!:
morbidissimo intro per “Fashion!” traccia numero 11 del disco, che poi va a buttarsi su una base chiaramente 80’s Pop. Purtroppo rimane una delle track più sbiadite del disco, poco convincente dalla produzione alle scelte vocali della stessa Gaga, che tenta di diventare un po’ lirica senza colpire veramente il bersaglio.
Mary Jane Holland:
anche qua si sente un po’ di staticità e stanchezza nella produzione. Entriamo nella parte del disco che a mio modo di vedere, insieme alle due track precedenti, ha veramente poco da “single material”. Mary Jane Holland è chiaramente un inno psicadelico all’erba, ed a tratti Gaga sembra essersi intercalata completamente nella parte della Superstar degli anni ’70, il problema è che stiamo nel 2013, e questo pezzo non graffia particolarmente.
Dope:
veniamo alla parte più intima, quella delle ballad, che in questo disco sono due, di cui la prossima un po’ più contaminata. Lady Gaga è magica quando toglie il sound dietro alle sue canzoni, e si mette a suonare al piano. Pensate che nel suo concerto durante il “The Fame Monster Ball” rimasi folgorato proprio dalla Lady Gaga nuda e cruda con il suo pianoforte. In quei momenti sono riuscito veramente a capire la differenza sostanziale tra lei e molte altre popstar di questo periodo musicale, il talento, e la reale ispirazione artistica. “Dope” trasuda malinconia e tristezza, e trasmette sensazioni autentiche. A tratti la voce mi sembra un po’ troppo strappata, e non arriva alla bellezza di una “You And I”. Comunque un pezzo toccante e coinvolgente.
Gypsy:
sempre ballata vocalmente parlando, ma un po’ più power, e purtroppo contaminata da sonorità supreflue. La abbraccio molto più volentieri rispetto a “Dope”. “Gypsy” è una canzone semplicemente spettacolare, che secondo me in versione acustica rende di più che in versione originale. Una Gaga vagabonda, che dichiara tutto il suo amore ai suoi fans con questa track. Rimane imbattibile come già detto quel capolavoro incompreso intitolato “You And I”, ma certamente anche “Gypsy” fa il suo effetto, e potrebbe essere tranquillamente essere estratto come singolo.
Applause:
la classica canzone che più ascolti e più ti piace! “Applause” uscita quest’estate, non mi riesce proprio a stufare! Per me un vero capolavoro, una delle track più belle di Lady Gaga di sempre, il fatto è che me ne sono reso conto solo dopo diversi ascolti. Ti elettrizza, contamina, trascina con questo primo singolo estratto dal disco! Fosse per me meritava la numero 1, ma poco importano i numeri, se poi ti godi comunque uno dei pezzi pop di maggior livello di questo 2013.
Che Gaga abbia ancora un sacco di cose da dire è evidente, ed è pure evidente che c’è un vero background artistico dietro a questo personaggio che spesso si “ridicolizza” dietro a costumi fuori dalle righe e parrucche.
Un background artistico forte, ed un talento innato, possono essere armi a doppio taglio in un momento così delicato e particolare del musicbiz, dove ad essere premiate spesso sono le migliori strategie di marketing, l’immagine e la bellezza.
Gaga ha più talento artistico pure della sua ispiratrice amica/nemica Madonna, più della blasonata Rihanna, o la facilissima Katy Perry, e più di molte altre, tuttavia il Pop è Pop, e proprio perché tale, spesso premia l’immediatezza, la facilità, alla pura ricerca artistica e musicale.
Non per niente Gaga è ancora apprendista per quanto riguarda la longevità e l’abilità di vendersi, e la capacità di scegliere i collaboratori giusti nel momento giusto rispetto ad una Madge.
Con “ARTPOP” il messaggio è chiaro, Gaga vuole distinguersi, e regalare ai suoi fans tutte le sue sfaccettature, i suoi colori, e soprattutto il suo essere artista, indipendentemente dall’immagine che propina.
Il disco è stato autocelebrato da parte sua come uno dei migliori degli ultimi 10enni e dei prossimi 10enni, non è il caso, certo però che si tratta di un disco ben studiato, e che evidenzia più dei precedenti il sangue ribelle ed artistico della ragazza, oggi 27enne.
A tratti questo volersi distinguere ed evidenziare la parte artistica di questo album Pop, gioca a sfavore della Germanotta, e la rende forse un po’ più “antipatica” alla massa. Bilanciare l’esito commerciale con una smania creativa impressionante è compito arduo, per il momento sembra esserci riuscita, almeno parzialmente con questo disco, ma saranno poi le classifiche a decretare questo verdetto.
Scontro tra anima artistica sperimentale, e responsabilità commerciale dovuta dall’enorme successo ottenuto con i primi due album. Certo Gaga non ha paura di rischiare.
Nel complesso un buon disco, fuori dalle righe, e tuttavia armonico.