Mancano ormai due settimane alla pubblicazione di uno dei dischi più attesi di questo 2016. Stiamo parlando di “Joanne”, quinto lavoro di Lady Gaga, progetto che sembra segnare un punto di svolta nella carriera della cantante di origini italiane. Ai microfoni dell’emittente E! News, la Germanotta ha infatti raccontato di come sia nato il disco e quali siano state le suggestioni che l’hanno portata a comporne le tracce.
L’intento è stato quello di far emergere il lato più umano della cantante, la voglia di trasmettere ai fan che alla base di questo personaggio così elaborato vi sia comunque una normale donna di trent’anni, che possa avere le stesse problematiche di una qualsiasi coetanea nel mondo. Gaga dice di aver voluto mostrarsi nella sua fragilità, nella sua umanità, volendo creare un rapporto con gli altri attraverso la propria musica.
L’artista ha poi parlato di come, durante le sessioni di stesura dell’album, sia entrata in sintonia con i musicisti e produttori che l’hanno affiancata in questo viaggio, proprio come si farebbe in qualsiasi contesto privo di luci e riflettori, in linea con la filosofia con cui è stato concepito il lavoro stesso. Infine, è tornata, ancora una volta, a parlare del personaggio che ha fornito gran parte dell’ispirazione per questa fase creativa: la zia Joanne, omonima della cantante, un personaggio definito “oscuro ed affascinante per la propria tenacia”, scomparsa a 19 anni, prima ancora che la ragazza potesse realmente conoscerla.
Ho sempre sentito il dovere di vivere quella vita che a lei non è stato possibile continuare
aggiunge la popstar, sottolineando ancora una volta le forti tensioni emotive nell’approcciarsi a questa delicata vicenda.
Insomma, siamo lontani anni luce da quando tre anni fa Gaga “chiedeva applausi” nel singolo apripista di “ARTPOP”. Da quello che stiamo capendo a poco a poco (e da ciò che è emerso musicalmente da questi piccoli assaggi del disco), Joanne mostrerà qualcosa a cui non siamo abituati, o che comunque era emerso solamente in parte già nel disco del 2011 “Born this Way”.
Dalle parole di Gaga, sembrerebbe che questo progetto abbia una direzione “sanguigna e verace” che mostrerà come alla base di tutti i personaggi blasonati che siamo abituati a vedere in questo mondo così luccicante, vi siano delle persone che vivono esattamente le comuni difficoltà emotive degli altri. Un nuovo tassello va dunque ad unirsi al puzzle creato già con “La fama che uccide” dei suoi primi progetti musicali e la “ricerca dell’identità profonda” proposta nel terzo album.
A voi la parola. Pensate che il disco sarà un passo fondamentale della crescita di quest’artista? Credete nella reale voglia di cambiare di Gaga, oppure ha semplicemente mutato il sound dopo il flop di Artpop?