Quante volte nelle radio passano artisti che non abbiamo mai sentito nominare, gente che sfiora il successo per un breve periodo e, dopo neanche un mese, torna nell’anonimato con la sua unica hit. C’è una cantante che quest’estate sta spopolando nelle radio italiane e non solo, un’artista con la A maiuscola che ci auguriamo non finisca nella categoria degli one hit wonder, perché porta con sé un’arte raffinata che difficilmente riscontriamo nelle classifiche di oggi. Il suo nome d’arte è LP e oggi vorremmo farvi conoscere meglio questo sorprendente talento dal look androgino.
Laura Pergolizzi (dalle iniziali lo pseudonimo LP) nasce nello stato di New York nel 1978, da una famiglia di origini italiane, come il suo cognome fa intuire. La sua passione per la musica la accompagna fin dai primi anni di vita, se non fosse che la sua timidezza ha fatto sì che le uniche performance canore che proponeva quando ancora viveva con i genitori erano “protette” dal rumore dell’aspirapolvere e del tagliaerba, come lei stessa racconta spesso.
Un timore che sconfigge quando incontra quello che diventerà il suo più fedele compagno di avventure, l’ukulele; da quel momento la paura di cantare svanisce, sul palco non si sente più sola. Con i genitori divideva un rapporto non semplice, certamente dovuto anche al fatto di non essere mai riuscita ad aprirsi con la madre confessandole di essere omosessuale.
“Mia madre morì senza sapere che fossi lesbica e mio padre pensava fosse solo una fase. Solo dopo realizzò che non era così. Ma comunque non me ne importava nulla. Ancora oggi non mi importa nulla”, disse in un’intervista del 2008.
Questi screzi, uniti alla voglia di dimostrare la sua arte, la spingono a lasciare il suo paesino nel 1996 per trasferirsi a New York City, dopo il diploma. Comincia a fare gavetta esibendosi in vari locali della metropoli. David Lowery, vocalist della band Cracker, viene stregato dalla sua voce e le propone una collaborazione per un brano che finirà nell’album della formazione alternative rock, Gentleman’s Blues (1998).
Da questo momento Lowery diventa, per così dire, il suo mentore, a tal punto che la segue e produce il primo disco della ragazza, Heart-Shaped Scar, pubblicato nel 2001. Le tracce, prevalentemente di genere rock/blues-rock, sono accolte molto bene dalla critica, ipnotizzata dalla sensibilità dei suoi testi e dal graffio del suo timbro. Ottiene recensioni ottime, ma il pubblico sembra non accorgersi di lei.
LP non si dà per vinta perché sa che la musica è la sua strada. Lavora al secondo progetto discografico, Suburban Sprawl & Alcohol (2004), raccolta di inediti ai quali lavora assieme alla grande produttrice/songwriter Linda Perry. La presenza della Perry non aiuta però l’album, che passa nuovamente inosservato.
La svolta potrebbe avvenire nel 2006, quando Laura firma un contratto con la label di L.A. Reid, se non fosse che lei stessa decide di rescindere il tutto poco dopo per incomprensioni dovute a differenze artistiche.
Entra così a far parte di una casa discografica indipendente, la SoBe Entertainment, dove comincia a scrivere testi per artisti più o meno importanti.
Love Will Keep You Up All Night, una traccia a cui stava lavorando nella scuderia di L.A. Reid, finisce nell’album Unbreakable dei Backstreet Boys. Nel 2009 co-scrive alcune tracce dell’album di debutto dell’allora stella dei reality MTV Heidi Montag e pochi mesi dopo cambia ancora etichetta. Entra a far parte della 2101 Records di RedOne, contratto che le permette di entrare in contatto e lavorare con i cantanti più in voga del momenti. Co-scrive Cheers (Drink to That) dell’album Loud di Rihanna; Beautiful People per il film Burlesque, interpretata da Christina Aguilera; Shine Ya Light di Rita Ora e la bellissima Fingerprint dall’album Glassheart di Leona Lewis.
La 2101 Records sceglie di darle fiducia non solo come songwriter ma anche come cantante; esce così il suo primo EP supportato da una major, Into the Wild: Live at EastWest Studios, e comincia un tour che la porterà ad esibirsi in importanti festival musicali come il Lollapalooza. Continua a scrivere per i colleghi ma, nel contempo, torna in studio per la lavorazione del suo terzo album, Forever for Now, che vedrà la luce nel giugno del 2014, accompagnato nella promozione da due singoli, Night Like This e Someday.
La critica è ancora una volta rapita dal lavoro, uno dei commenti più significativi tratti dal magazine American Songwriter cita:
“Forever for Now è pieno di canzoni pop irregolari che si levano in volo verso la cima nel tentativo di massimizzare l’impatto della voce surreale della Pergolizzi, un incontro tra quella di Ronnie Spector e quella di Florence Welch”.
Le lodi della critica però non bastano per permettere al disco di spiccare il volo; LP deve ancora una volta tornare in studio e sperare che il prossimo sia “quello giusto”, che arrivi nel cuore del pubblico. In effetti così sarà, non tanto per l’album, che deve ancora uscire, ma quanto meno per l’EP, Death Valley. Il successo tanto bramato negli anni è arrivato con tanto, troppo ritardo, ma è arrivato anche per lei.
Nel settembre 2015 esce il singolo Muddy Waters, una midtempo pop con un background dark che crea un’atmosfera evocativa ed incisiva. La sua voce percorre svariati registri, vocali ed emozionali e, anche il testo, presenta un’altalena di significati, affiancando il tema del coraggio a quello della vulnerabilità.
Muddy Waters è una produzione particolare e ricercata; un sound che non siamo abituati a sentire oggi alla radio, con quel tocco di epicità e disperazione nei cori che, personalmente, trovo assolutamente ipnotico. Ad aiutare il successo del pezzo ci ha pensato Netflix, che l’ha scelto come sottofondo in una delle scene più toccanti del telefilm Orange Is The New Black, che chiude la quarta stagione.
Se LP probabilmente non si aspettava che Muddy Waters venisse notata, proviamo ad immaginare come si sentirà ora che il suo secondo singolo sta facendo ancora meglio, dal momento che spopola nelle radio di mezzo mondo. Lost On You è una canzone che sicuramente avrete avuto modo di ascoltare nel corso di questi mesi, probabilmente vi sarete anche chiesti chi fosse la cantante e avrete anche usato Shazam per arrivare al titolo. Si tratta di un singolo pop/folk sicuramente più immediato di Muddy Waters ma, non per questo, scontato o di bassa qualità, anzi.
L’ukulele, il tamburello e i fischi/ululati di sottofondo donano al brano un tocco esotico che si accosta alla disperazione e alla profondità del testo, che parla della fine di una relazione e di tutte le cose che la diretta interessata ha perso per dare la precedenza all’amore.
Non può che farci piacere trovare canzoni come questa nella top10 di iTunes del nostro Paese, tanto più visto i titoli che la circondano… L’EP Death Valley è uscito nel giugno scorso e funge da antipasto per quello che sarà il disco vero e proprio, che ancora non ha una release date ufficiale, anche se speriamo non si faccia attendere molto, così magari LP riuscirà a cavalcare l’onda del successo dei suoi due singoli e, finalmente, guadagnarsi il posto che merita nel musicbiz, non più dietro le quinte a scrivere brani portati al successo da altri.
LP ha tanto da raccontare e riesce a farlo con una voce piena di dolore, forza e fragilità, che graffia direttamente l’anima. Ora è il suo turno.