Dopo aver scritto un po’ di tempo fa un articolo analogo su Taylor Swift, la nostra affezionata lettrice Veronica Gurguis ha scelto di prendere in esame la discografia di un’altra popstar molto amata dalla nostra generazione: Miley Cyrus.
Sicuramente il personaggio più discusso fra tutti quelli venuti fuori negli ultimi 10 anni dall’universo Disney, l’ex interprete di Hannah Montana è riuscita a dominare le classifiche in quasi tutte le sue Ere discografiche, riuscendo con vari stili ad affermarsi sempre come una delle cantanti più amate in assoluto da noi nati tra gli anni 90 e 2000.
In questa sede analizzeremo 5 tra i brani migliori di Miley, escludendo tuttavia da questa analisi il suo ultimo album “Bangerz”, un disco che in molti conoscono già ma che (fattore ancora più importante) dal punto di vista di Veronica non rappresenta il meglio della sua discografia. Chissà se dopo questo post coloro che pensano che Miley sia “meglio ora” non cambieranno idea.
La prima canzone di cui voglio parlarvi è tratta dal suo secondo album “Breakout”, il primo ad essere pubblicato senza il supporto della serie televisiva Hannah Montana, la quale andava ancora in onda nel periodo di release di “Meet Miley Cyrus”.
Questa canzone si chiama “Goodbye” e si tratta a mio avviso del brano migliore all’interno della sua discografia. Ricordo ancora il momento in cui ascoltai per la prima volta lo snippet 7 anni fa: un momento di grande commozione per me. “Goodbye” è dedicata a Nick Jonas, suo primo grande amore, in cui ricorda i momenti passati insieme ed avvenimenti apparentemente insignificanti che lo riguardano, il tutto per uno dei testi più belli che Miley abbia mai scritto.
Per me un buon testo è quello che ti fa esattamente immaginare ciò che narra, insomma un testo che racconta una storia con un senso logico e narrativo ed è proprio ciò che fa Goodbye. Ogni volta che ascolto il brano mi perdo in un’altra dimensione, questa è una di quelle canzoni che hanno il potere di stoppare qualunque tua azione e costringerti ad ascoltarne attentamente le parole.
Queste sono sincere, belle e profonde ed evocano sentimenti nostalgici nel cuore. Avevo 16 anni quando uscì quest’album, e nonostante ora sia adulta non riesco a fare a meno di provare le stesse emozioni che provavo a quell’età mentre ascolto Goodbye, perché è un evergreen, una di quelle canzoni che puoi sentire fino all’infinito senza stancarti.
La vera Miley, la sua essenza era questa e spero che la ritrovi prima o poi, non sto dicendo che deve ritornare a comportarsi come un’adolescente, ma la magia di questo pezzo e di altri di “Breakout” e di “Can’t Be Tamed” non si trova in alcun brano contenuto in “Bangerz”. Assolutamente.
Passiamo ora al suo terzo album, “Can’t Be Tamed“, il quale è a mio avviso il migliore fra tutti, quello in cui Miley è riuscita finalmente a farsi valere come artista, sebbene il pubblico non gli abbia concesso il seguito riservato agli altri album.
Il brano di cui sto per parlarvi è “Two More Lonely People”, canzone che sarebbe dovuta diventare singolo in USA dopo lo ‘scandalo’ del primo singolo “Can’t Be Tamed”, ma che fu poi sostituita dalla splendida “Who Owns My Heart”.
Con un ritmo trascinante con riferimenti agli anni 80 e una chitarra che ricorda un po’ quella di “Più Bella Cosa” di Eros Ramazzotti, il brano è dotato di uno dei sound più belli che abbia mai sentito e uno dei migliori del disco.
Il tema trattato è di una crisi amorosa che nonostante tutto Miley è sicura di potere superare, il tutto probabilmente incentrato su lei e di Liam e agli alti e bassi avuti nel corso della loro relazione. Impeccabili l’interpretazione e l’uso della voce (che fortunatamente non sono state alterate come in altre uptempo del disco) che ci fanno sentire tutta la bellezza e l’unicità del timbro di Miley.
Lei e i Rock Mafia erano un’accoppiata sensazionale, hanno creato insieme delle bellissime canzoni, come questa, ed è davvero un peccato che abbia dato un taglio a questa lunga e soddisfacente cooperazione. Insieme loro erano pure magia, così come per Goodbye, anche Two More Lonely People è una di quelle canzoni che non ti stancano mai, perché è sincera e parla della vita di tutti i giorni e di tutti noi.
Mi viene tanta nostalgia ascoltando questa canzone, perché la Miley di “Can’t Be Tamed” era proprio stupefacente in tutto e per tutto, forse questo disco è arrivato in un momento sbagliato, forse sarebbe dovuto passare almeno un annetto dalla fine di Hannah Montana prima di rilasciarlo e magari la gente non l’avrebbe snobbato e trattato con sufficienza. E, forse, l’Era “Bangerz” non sarebbe stata come è stata, almeno a livello d’immagine.
https://www.youtube.com/watch?v=jGpdrqAqyuY
La prossima traccia di cui vi parlerò è inclusa nell’EP “The Time Of Our Lives” ed è una splendida ballata che vi farà venire la pelle d’oca: “Obsessed”. Questa canzone parla di quei momenti in cui una persona è ossessionata da una un’altra senza volerlo, ma non può farci niente perché questo sentimento è più forte della volontà: “am i obsessed with you, i do my best not to want you, but i do all the time” recita il ritornello.
Un testo splendido, uno dei più belli, profondi, commuoventi, sinceri e tristi che abbia mai letto e Miley l’ha saputo interpretare egregiamente. Come in “Goodbye”, qui la Cyrus ti porta in un’altra dimensione e se stai attento alle parole che Miley canta non puoi fare a meno di immedesimarti in lei.
Questa è una canzone che parla così apertamente a tutti, un brano che entra nei cuori di tutti. Impazzisco anche per il sound, un buon pop-rock con un assolo di chitarra da brividi dopo il bridge (pezzo clou della canzone), espediente con cui l’interprete riesce a donare un tocco in più al pezzo.
Purtroppo questo brano non ha mai ricevuto il giusto apprezzamento facendo parte di un EP che è conosciuto praticamente solo per “Party In The USA” e, in misura minore, per “When I Look at You”. Le altre canzoni sono state purtroppo messe da parte, specialmente “Obsessed” che considero una perla della sua discografia, un pezzo che tutti dovrebbero conoscere.
L’altra canzone da “Breakout” di cui voglio parlarvi è un’altra ballata, un pezzo che considero il più profondo di Miley Cyrus: “Bottom of the Ocean”. Personalmente, io ho amato questa canzone fin dal primo ascolto, ma l’ho iniziata veramente a capirla solo 2 anni fa, quando mi sono sentita come se ogni parola fosse stata scritta da me.
La traccia parla del ricordare un rapporto che è ormai svanito, che appunto è andato a finire nel fondo dell’oceano come recita l’ultimo verso del ritornello, ma che comunque in un certo senso ti spinge a continuare a volere bene e desiderare il meglio per quella persona.
Il testo è assolutamente magnifico, parole sincere , semplici ma che ti entrano diritto al cuore e come ho già ripetuto per le 3 precedenti, anche questa è universale parla a tutti e di tutti, non solo di questioni amorose.. Sono il genere di canzoni che mi piacciono di più, quelle che per tutti parlano d’amore, ma in cui tu riesci a trovare il tuo significato personale a seconda di quello che stai passando.. perché non sempre sono i/le fidanzati/e a spezzarti il cuore.
Il sound è molto sobrio, e questo per dare importanza al testo e alla voce di Miley che si mantiene sempre sullo stesso tono, preferendo interpretare bene il testo al mostrare le sue grandi qualità vocali. Per molti, forse, la canzone potrebbe risultare incompleta perché termina con il bridge ma, come ha detto lei anni fa, certe storie non finiscono e neanche a raccontarle si può mettere un ”the end”.
Considero questa canzone una vera perla e qui sorge una domanda spontanea: come può Miley aver potuto rinnegare queste tipo di canzoni? Per me è inconcepibile, va bene crescere, ma non puoi rinnegare ciò che ti ha fatto arrivare dove sei ora e soprattutto canzoni di questo tipo.
Concludiamo questo post con un’altra canzone estrapolata da “Can’t Be Tamed”: “Robot”. Non volevo scegliere un’altra ballad, così ho puntato sulla canzone che insieme alla title track rappresenta di più quell’era, l’inizio dell’emancipazione di Miley. “Robot” è una uptempo electro-pop che parla della Disney, dei contratti rigidi, di come la considerassero appunto un robot senza né anima né cervello pensante.
Così recita Miley in questa canzone: “stop trying to live my life for me, i need to breathe i’m not your robot, stop telling me i’m part of this big machine, i’m breaking free.. can’t you see? i can love, i can speak without somebody else operating me”. Ma anche questa canzone può essere resa propria da ciascuno in base alle proprie esperienze.
Questa traccia sempre stata una delle mie preferite dell’album, anche se una critica va fatta: è stato inserito troppo autotune nei ritornelli, ovviamente voluto per via del titolo che a portato a robitizzare pure la voce, ma in alcuni punti può essere fastidioso.
Per questo preferisco la versione live che è più rock e aggressiva, ed è proprio quell’aggressività che manca nella versione studio, a causa dell’autotune che ha trasformato la voce profonda e roca di Miley in quella dei chipmunk. Ho deciso di chiudere con questa canzone, perché per me rappresenta ciò che è (o dovrei forse meglio dire era?) Miley.
Si tratta di un chiaro messaggio verso gli haters, i produttori, la gente della Disney. Come avevo scritto sopra, lei e i Rock Mafia erano pura magia insieme e loro la spronavano a dare il meglio, il che non è avvenuto con i produttori di Bangerz (a parte forse Pharrell).
Speriamo che con il nuovo album Miley possa ricreare quella magia che è scomparsa con Bangerz, perché lei ha una voce stupenda e dotata di moltissime sfumature (nonché di una grande sensibilità interpretativa) che non vorrei sprecasse per cantare canzoni come “Love Money Party” e “Do My Thang”.
Articolo scritto da Veronica Gurguis – Revisione a cura di Umberto Olivo