Quando una grande icona della musica muore è inevitabile che questi ottenga un boom commerciale incredibile nei giorni (ma anche nelle settimane, se non nei mesi) successivi al suo decesso. Spesso, questi momenti sono per molti un’occasione per andare a riscoprire il materiale che ha reso iconico un dato interprete, ma purtroppo per chi sta dall’altra parte il tutto si converte in un’occasione per speculare e fare soldi facili, facendo leva su quello strano fenomeno per il quale anche chi non ha mai ascoltato una canzone del compianto artista si trasformi magicamente suo fan per un po’ di tempo dopo la sua morte.
Fenomeni del genere si sono verificati dopo la morte di David Bowie ad inizio anno, ed ora si stanno ripetendo per Prince, altra leggenda scomparsa in un 2016 che si sta rivelando tremendo da questo punto di vista. In questo momento basta dare un’occhiata a qualunque classifica di iTunes per notare cifre davvero esorbitanti, che vanno addirittura oltre le aspettative: nella classifica di iTunes USA, prince occupa le prime 11 posizioni ed è presente in top 100 con ben 57 brani (in pratica occupa più della metà della classifica). In iTunes mondo, invece, Prince occupa 9/10 della top 10 e vanta un totale di 37 presenze simultanee in hot 100. Questi dati si riferiscono alle ore 12:35 del 22/04/2016.
Si tratta di numeri che dimostrano la grandezza di Prince e quanto la sua fama sia rimasta intatta negli anni, si, ma essi devono anche farci riflettere. Da un anno a questa parte, Prince aveva pubblicato due album, mettendoli in vendita normalmente ma dando l’esclusiva dello streaming a Tidal. Ebbene, della pubblicazione di questi dischi non si era saputo assolutamente niente, i media hanno praticamente omesso di parlarne! Il primo ha peakkato alla no.70 della Billboard 200 mentre il secondo, udite udite, è entrato in classifica soltanto in Belgio.
Ora, è mai possibile che noi masse ci ricordiamo della grandezza di certi artisti solo quando non ci sono più? Perché chi ha un certo tipo di potere li costringe ad una sorta di pensionamento mediatico non appena si avvicinano ai 50 (se non addirittura ai 40) e poi li esalta soltanto quando non possono più godere in prima persona degli apprezzamenti altrui? Questi fenomeni ci fanno rabbrividire, davvero, ed ormai siamo convinti che il genere umano non imparerà mai ad apprezzare davvero l’arte quando sarà ancora in tempo per godersi l’artista. Ora ci aspettiamo milioni di copie per i due album strasnobbati in vita e serie infinite di dischi postumi. Il solito schifo, insomma. La solita speculazione senz’anima.
Voi cosa ne pensate di questo fenomeno?