Gli amanti della versione italiana di X Factor sicuramente conoscono già molto bene Michele Bravi. Vincitore della settima edizione di X Factor Italia, questo ragazzo ha già attraversato delle fasi artistiche differenti ed è riuscito ad incuriosirci molto con il suo ultimo progetto “I Hate Music”, un disco realizzato completamente il lingua inglese.
Ebbene, noi di R&B Junk abbiamo avuto il piacere di intervistare Michele! Vi proponiamo di seguito il risultato di questa chiacchierata:
Umberto: Ciao Michele, ti diamo il benvenuto su Rnbjunk.com, e ti ringraziamo per aver scelto di concederci questa intervista. Il tuo debutto è arrivato con dei lavori in lingua italiana, tuttavia quest’anno hai deciso di orientarti verso la musica in lingua inglese. Cosa ti ha portato ad intraprendere questo nuovo percorso artistico?
Michele: Sono cambiato io e di conseguenza la mia musica. In passato ho avuto la fortuna di collaborare con grandi autori e nell’ultimo anno ho sentito il bisogno di mettere in pratica ciò che ho avuto modo di imparare durante il mio percorso da interprete. Non ho scelto la lingua inglese in termini strategici, semplicemente mi è venuto spontaneo scrivere i nuovi pezzi in questa lingua. Le parole sono nate da sole, insieme alle note. Non ho voluto adattare i testi perché volevo che il tutto restasse il più naturale possibile.
U: Nel tuo singolo di debutto “La Vita è La Felicità” hai potuto contare sull’apporto del grande Tiziano Ferro, una superstar internazionale ma soprattutto un artista dal talento incredibile ed una persona a dire di molti squisita. Cosa puoi dirci di questa collaborazione?
M: Lavorare con Tiziano è stato bellissimo. E’ un grande artista e una persona deliziosa. Mi ha dato dei consigli preziosi che conserverò sempre. Ogni volta che penso a lui mi viene in mente la parola grazie!
U: Ma Tiziano Ferro non è certo l’unico grande autore che ha scritto per te. Nei crediti del tuo primo album sono presenti nomi del calibro di Giorgia, Federico Zampaglione, Elisa, Luca Carboni e James Blunt. Come si ci sente ad aver saputo convogliare una simile squadra di artisti a soli 20 anni?
M: Sono stato molto fortunato ad avere delle penne così illustri che mi facessero capire chi ero. Mi hanno insegnato tanto su di me e su questo mestiere, ora spero di essere riuscito in qualche modo a mettere in pratica ciò che ho imparato da loro.
U: Torniamo al presente. Il tuo disco in inglese si intitola “I Hate Music”. Un titolo che a primo impatto può risultare un controsenso. Vuoi spiegarci il vero significato del titolo?
M: E’ una provocazione. Questo album è il racconto di quello che è successo nel corso dell’ultimo anno e mezzo. Sono successe un sacco di cose belle, ma ho vissuto anche momenti molto negativi. C’è stato un periodo in cui mi chiedevo spesso se la musica fosse effettivamente il modo giusto per raccontarmi. Cantavo mal volentieri e la ascoltavo sempre meno. I miei amici dicevano sempre “Da come ne parli la odi proprio, la musica” e poi ho capito che se ero arrivato a odiarla così tanto era perché non avevo trovato il giusto modo per amarla. Ora che ho trovato una mia dimensione sono molto più sereno e la musica la amo davvero.
U: Anche il video del tuo ultimo singolo “The Days” presenta un concept che non tutti possono afferrare al volo. Tu sei in una villa mozzafiato, lussuosissima, accompagnato da personaggi quasi surreali che tuttavia sembrano rappresentare delle maschere in senso Pirandelliano, il tutto in un’atmosfera molto surreale. Cosa vuoi rappresentare di preciso con questa clip?
M: Ho voluto affidare l’estetica di questo singolo a dei ragazzi di Roma molto bravi, i Trilathera. La loro capacità di racconto così drammatica e intensa ha creato questa atmosfera cinematografica e quasi favolistica che racconta lo stesso turbamento della canzone.
U: Il paragone tra “The Days” e “La Vita è la Felicità” sorge spontaneo, in quanto mostrano due lati completamente diversi della tua vena artistica. Cosa cambia tra il Michele che si era appena affacciato al mondo della musica e quello odierno?
M: Sono semplicemente cresciuto. Ho una consapevolezza diversa e un lato più coraggioso e spavaldo. Sono solo due modi diversi per raccontare la stessa persona.
U: La scelta di puntare su musica in lingua inglese credi che si tradurrà, prima o poi, in un tentativo di sfondare anche all’estero come è accaduto in passato ad artisti come Alexia o Ivana Spagna?
M: I sogni ci sono sempre. Anche se la vedo come una cosa poco realistica, se c’è una cosa che ho imparato nel corso dell’ultimo anno è che può succedere di tutto, quindi chi lo sa!
U: A livello prettamente tecnico, ti viene più semplice cantare in italiano o in inglese? In passato vari cantanti italiani hanno affermato di aver scelto questa lingua anche perché permette a voi artisti di veicolare meglio i messaggi che intendete inserire nelle vostre canzoni, è così anche per te?
M: Amo cantare indipendentemente dalla lingua. Per I Hate Music ho sentito il bisogno di una lingua che mi permettesse di giocare e di trovare il giusto modo per raccontarmi. Rimango affascinato dalla mia lingua e spero col tempo e con la giusta preparazione di poterla capire così a fondo da usarla come mezzo di racconto.
U: Quali sono gli artisti italiani e stranieri che potresti citare come tue fonti d’ispirazione?
M: Senza dubbio Troye Sivan! E’ un giovane cantante e Youtuber australiano nella quale mi rispecchio molto. Ho deciso anche di inserire nel mio album una cover di un suo pezzo, “The Fault In Our Stars”. Per quanto riguarda gli artisti italiani non saprei da dove iniziare: dalla semplicità di Giorgia, alla professionalità di Tiziano, alla passionalità di Morgan….
U: Sei il classico esempio di ragazzo che ha messo la musica al primo posto, fin dal primo momento, senza il minimo tentennamento. Sappiamo infatti che hai partecipato alle audizioni di X Factor subito dopo esserti diplomato con il massimo di voti presso un Liceo Classico. Da un tipo del genere tutti si aspettano un’iscrizione nella migliore università, e invece tu hai voluto puntare sull’arte. Alla luce di ciò, cosa ti sentiresti di dire ad un ragazzo che deve scegliere tra seguire la sua passione o scegliere una via più classica e che assicura più certezze ma meno soddisfazioni.
In realtà ho fatto il primo provino per X Factor proprio la sera prima della prima prova di maturità! Bisogna sempre seguire l’istinto e le proprie passioni, senza però dimenticarsi delle responsabilità. Il mio amore per la musica mi ha portato a vederla come una necessità, qualcosa di imprescindibile nella mia vita. Non ho mai avuto un piano b. Sono certo che comunque vadano le cose, canterò sempre.
Ciò detto, ho così tanto bisogno di consigli io che ancora non riesco a darne agli altri. Sto crescendo con la volontà di rendere la mia passione una professione, ma senza pretese.
U: Vogliamo ancora ringraziarti per l’opportunità, e ti facciamo i migliori auguri per il tuo futuro!