Spesso in quest’era di crisi creativa, il mio sguardo va alla mia immensa discografia, per risvegliare emozioni assopite da melodie uniformi che troppo spesso permeano i nuovi progetti.
Da qui la necessità di alimentarmi di musica, quella fatta bene e interpretata in maniera impeccabile… artisti sconosciuti qui in Italia, per via di una carriera non sviluppata a dovere e/o per mancanza di collegamenti ai loro nomi, nonostante continuino a firmare brani per i loro colleghi.
Fatta questa premessa, passo ora a parlarvi di Sam Salter, un’artista cresciuto cantando musica Gospel mentre il suo stile vocale è stato influenzato da Marvin Gaye e Stevie Wonder.
Nel 1997, Sam firmò un contratto discografico con LaFace Records e grazie ad essa pubblicò il bellissimo debutto “It’s On Tonight” che non fu un grande successo ma riuscì quanto meno ad evidenziarsi in classifica grazie al Top 20 “After 12, Before 6” e alla Ballad “There You Are.”
Il 2000 doveva essere per l’artista l’anno della consacrazione con la pubblicazione del secondo lavoro “Little Black Book”, ma i problemi dell’etichetta portarono alla cancellazione del progetto. Fu così che canzoni come “Color Of Love” e “Homewrecker” finirono rispettivamente negli album dei Boyz II Men (Full Circle) e Sisqò (Return Of The Dragon).
Ho cercato di stilare una piccola biografia perché questo mi è utile per dettagliare alcune canzoni contenute in questo debutto. In particolare mi concentro sulle tracce che più ascolto, con la speranza di rendervi partecipi a questo piccolo viaggio a ritroso nel tempo.
“There You Are” fu la ballad che si mise in evidenza tra tutte le canzoni del disco, conquistando la Top 40 nella classifica dei singoli di Billboard. Questa traccia mi è sempre piaciuta perché mise in bella mostra le sfumature vocali di Sam, sostenuto da un coro che sigillò non solo la sua bravura, ma l’intera performance. Una canzone questa, che fu scritto e prodotto da Phillip L. Stewart.
“I Love You Both” fu il brano con cui venni a conoscenza di Sam Salter. Stavo ascoltando un programma radiofonico, esattamente una classifica che dettagliava le posizioni Rhythm & Blues più ascoltate in America. Me ne innamorai subito, comprando ovviamente il Cd d’importazione, uno degli acquisti a distanza di tempo, migliori in assoluto. Ancora oggi (per me), Sam Salter è uno dei più amabili vocalist che la scena Black abbia avuto, nonostante all’attivo possegga un solo disco pubblicato il 30 Settembre 1997. Anche questa canzone fu scritto e prodotto da Phillip L. Stewart.
L’astro nascente Tony Rich che regalò al mondo “Nobody Knows”, firmò per Sam Salter l’elegante “Show You That I Care”. Un pezzo sussurrato, raffinato e aggraziato che senza troppi fronzoli mise in evidenza la sensibilità dell’artista… una sensibilità quasi femminile, che non fu sgradevole anzi… abbellì questo disco e permise all’ascoltatore di vivere una moltitudine di emozioni.
“Every Time A Car Drives By” fu il brano che suscitò lamentele da parte di Toni Braxton per via di molte similarità con la sua voce. Il Cd addirittura riportò una dicitura che sottolineò come nel brano non appariva la Braxton, per evitare fraintendimenti e sgradevoli conseguenze con la cantante. Oltre a questa particolarità, ciò che rese questo brano interessante, fu la firma di chi contribuì alla sua stesura, ossia uno sconosciuto Robin Thicke che in quegli anni iniziò a muovere i primi passi nella discografia.
Come scritto in questo post, Sam Salter fu ed è un valido vocalist e mi dispiace non averlo visto crescere sotto il profilo artistico. Sono sicuro che qualche perla musicale nel corso del tempo l’ho avrebbe sfornato e come si dice…. non è mai troppo tardi. Oggi Sam ha 37 anni, un’età ancora giovane per chi vuole investire su di lui.
In questi anni, avete sentito parlare di lui? La sua musica seppur datata, vi piace?