A ormai diversi mesi dalla fine del 2015, trapelano i dati ufficiali riguardo l’andamento economico della azienda di streaming musicale leader al mondo. I dati sono in chiaroscuro: infatti per Spotify il 2015 si è rivelato l’anno di maggiore crescita dei ricavi ma anche l’anno delle maggiori perdite: 1,9 mln di ricavi non sono bastati ad evitare una perdita di 184 mln di euro, peraltro in crescita del 6,7% rispetto all’anno scorso.
I ricavi sono aumentati grazie all’enorme aumento degli utenti a pagamento: a fine 2014 erano 15 mln mentre a fine 2015 oltre 25 mln (ad oggi hanno superato i 30 mln). Va però detto che questo dato è ‘drogato’ dai subscribers che stanno beneficiando dell’offerta di 0,99 centesimi per 3 mesi. Per quanto riguarda gli utenti senza abbonamento c’è stata un’ascesa incredibile: dai 60 mln di fine 2014 a 100 mln di oggi. Ma proprio gli utenti che non pagano l’abbonamento rappresentano l’elemento forte e allo stesso tempo debole di Spotify. Forte perchè permette a tantissimi persone di affacciarsi al mondo dello streaming musicale senza dover pagare un centesimo, persone che in futuro potrebbero scegliere di passare alla versione premium. Rappresenta anche l’elemento debole perchè solo il 10% dei ricavi deriva dalla pubblicità prevista per gli utenti free.
Spotify ha quindi un’enorme necessità di convertire sempre più persone alla versione premium per poter porre fine alle perdite. Tanti sarebbero i modi possibili:
- Creare dei contenuti esclusivi per gli utenti premium. In questo modo gli utenti free avrebbero più interesse ad abbonarsi.
- Avere contenuti esclusivi che non si trovano negli altri servizi streaming. Indubbiamente Spotify non può continuare ad essere snobbato dai grandi artisti quando pubblicano un nuovo album: Adele, Drake, Beyoncè, Taylor Swift, Coldplay, Kanye West, tutti hanno rinunciato alla pubblicazione su Spotify nelle prime settimane di release dei loro nuovi progetti (alcuni di questi non verranno mai pubblicati su Spotify). In questo momento una persona che è indecisa a quale servizio streaming musicale abbonarsi potrebbe scegliere Apple Music in quanto include gli ultimi album di Drake, Future e Taylor Swift o altrimenti potrebbe iscriversi a Tidal perchè è il servizio streaming di riferimento di artisti come Jay-Z, Kanye West, Beyoncè e Rihanna. Spotify per ora ha rifiutato questa politica dichiarando che “Le esclusive fanno male ai cantanti e fanno male agli artisti”.
D’altra parte avere delle esclusive costa anche molto: Apple Music ha pagato 20 mln di dollari l’esclusiva di “Views” di Drake per una settimana (oltre che per assoldarlo come DJ della radio di Apple Music) e molto probabilmente sta riempendo di soldi Taylor Swift, protagonista della pubblicità di Apple Music. I cantanti-azionisti di Tidal invece guadagnano ciascuno il 3% degli introiti complessivi del servizio straming. - Creare diversi tipi di abbonamento. Oltre al classico abbonamento da 10 euro, potrebbero essere introdotti un abbonamento meno costoso (per esempio 5 euro) che permetta per un numero max di ore al mese di accedere alla versione premium (senza pubblicità quindi). Inoltre si potrebbe pensare ad ‘abbonamenti familiari’ come fa Apple Music che propone un’abbonamento da 14,99 euro a cui possono accedere ben 6 utenti. Spotify continuerà a crescere o i suoi abbonati si trasferiranno in un altro servizio streaming musicale?
Secondo me dovrebbero mettere degli album in esclusiva su premium come Tidal e Apple Music,io lo adoro,anche perché con tutto il rispetto per gli artisti,sarei completamente al verde se spenderei tutti i risparmi per ascoltare un album
Spotify è magnifico ma potrebbe aprirsi amvhe ai mixtape e cose del genere. Ad esempio avere i mixtape gratuiti di Chris lì sarebbe comodo
In più gli abbonamenti familiari e i video sarebbero ua buona idea
Se davvero ci tengono ai loro guadagni allora devono capire che devono smettere di puntare su un target ADOLESCENTE. I ragazzi più giovani hanno pochi soldi (dati dai genitori) che preferiscono spendere in altre cose e non in un abbonamento Spotify. In più i più giovani, nati durante il boom di internet e mediamente esperti di computer, sanno come ottenere i loro contenuti in maniera gratuita, anche se poco legalmente. Perciò risulterebbe più intelligente puntare su un pubblico over30, che possiedono i loro soldi e una carta di credito, e che magari vogliono riascoltarsi dei grandi classici della loro giovinezza,puntando sull’effetto nostalgia.
Io spero che qualsiasi tipo di servizio streaming a pagamento prima o poi fallisca. La musica è di tutti, e youtube ne è la dimostrazione. È il servizio musicale digitale più usato da tutti…ed è GRATIS. Calcoliamo che per ascoltare musica online si paga un abbonamento internet…se devo pagare altri soldi per un servizio che magari uso due volte al mese è ovvio che scelgo la versione gratis (e scadente)