Nella cover di Vanity Fair di settembre troviamo Taylor Swift. La cantante più celebre del momento ha rilasciato anche una lunga intervista in cui ha discusso di un poì tutto quello che le è successo in quest’ultimo anno.
Taylor ha spiegato come è arrivata a riappacificarsi con Kanye West dopo i fatti del 2009: “Era come se non fossi pronta per diventare sua amica fino a che lui non mi dimostrasse una sorta di rispetto, e lui non era pronto a diventare mio amico fino a che non avesse rispetto per me. La questione era la stessa. Sono diventata amica di Jay Z, e penso che sia stato importante, per venirci incontro…..in seguito io e Kanye ci siamo incontrati e lui ha avuto modo di dire belle parole sulla mia musica e su quello che ho fatto, ed io ho avuto modo di chiedergli come va con suo figlio”. Non c’è comunque nessuna collaborazione prevista: “Non abbiamo pianificato nulla, ma lo ammiro come persona e questa è una cosa positiva, un primo passo, una bella situazione in cui trovarsi”.
Si apre poi il captitolo streaming. La Swift ricorda la lettera con cui ha convinto Apple Music a pagare gli artisti anche nei 3 mesi di prova gratuiti: “L’ho scritta alla 4 di mattina, I contratti con Apple Music erano appena stati firmati e un mio amico mi ha mandato uno screenshot in cui si leggeva ‘0% di compenso per i titolari dei diritti. Certe volte mi capita di svegliarmi in piena notte e di scrivere una canzone non andando dormire prima di averla finita, con la lettera è stato lo stesso”.
“La mia paura è di essere vista come una che si lamenta a proposito di questa cosa di cui nessuno sembra preoccuparsi.” Prima di pubblicare la lettera: “L’ho letta a mia mamma. Lei sarà sempre l’unica. Ero preoccupata per la lettera, ma dovevo scriverla, forse potevo non pubblicarla, ma dovevo dire quello che ho detto“.
“Apple mi ha trattato come se fossi la voce della comunità creativa di cui loro si prendono cura. Ho trovato ironico che un’azienda miliardaria ha reagito alla mia critica con umiltà, mentre invece start up senza denaro reagiscono alle critiche come se fossero una super-azienda.