Eminem si è “ammorbidito” o è l’effetto di avere nuovi produttori in squadra (cosa praticamente mai successa prima per EM, che si era quasi sempre affidato solo alle proprie forze ed a quelle del socio Dr.Dre) che rende questo nuovo lavoro più “facile” rispetto ai precedenti?? Questo è quello che ho pensato la prima volta che ho ascoltato questo RECOVERY, album che in soli 3 mesi dall’uscita sta quasi per superare le vendite totali del precedente RELAPSE (che si è fermato ai 3 milioni di copie vendute).
Invece mi sbagliavo. Come sempre succede riascoltando una dopo l’altra le 17 tracce che lo compongono (e questa volta niente skits, solo pezzi integrali) ho capito che la cosa era diversa: Em si è forse ammorbidito in qualche passaggio dei suoi testi – un paio di strofe, non di più, altrimenti come potrebbe continuare ad essere il rapper inca**ato per eccellenza? – ma non ha certo smesso di usare frasi belle volgari e crude, concetti che fatichi a seguire fino in fondo e rime dritte e veloci come un treno (direi che l’età e i problemi di salute non l’hanno fermato); quel che cambia in questo lavoro è proprio la produzione, che ha plasmato tracce forse più “facili” rispetto al passato (e ovviamente chi lo detesta ha già detto che è solo un modo per vendere di più) e che vede per la prima volta ben 7 producer accanto alla coppia Mathers-Young.
Qui si sentono suoni nuovi rispetto all’ultimo Relapse ed ai precedenti album di Eminem, e se i beat sono quasi sempre nello “stile” di Mr. Slim Shady – non credo che Em si metterebbe mai a rimare su delle ritmiche spezzate alla Timbo o imprevedibili alla Neptunes – invece nelle melodie e nei campioni i produttori danno il meglio (e qualche volta anche il peggio, visto che anche in questo album troviamo l’ennesimo sample che viene dalla dance anni 90), creando tracce che già dopo il primo ascolto riescono a colpirti: forse anche a grazie a questo ben 7 pezzi (di cui 4 non singoli) sono riusciti ad entrare nella Hot 100 di Billboard!
A tutto questo si aggiunge la novità di ben 4 featuring, tra cui due signore che rispondono ai nomi di Pink e Rihanna, ed un’immancabile Lil’Wayne che è diventato il portafortuna di tutti i rapper d’America negli ultimi 2 anni.
Se non volete bruciarvi il gusto di scoprire da soli una per una le tracce di Recovery, saltate il dettaglio sulle singole canzoni ed andate alla fine dell’articolo; se invece volete sapere tutto, vi dico che:
1) L’album comincia con “Cold Wind Blows”, traccia che si inserisce perfettamente nel seguito di “Relapse”, con una produzione di Just Blaze molto “Dre Style” e rime piene di rabbia e di dissing verso nomi e cognomi della musica e lo spettacolo; come spesso ci ha abituato Em, di contrasto la base di questo pezzo e mediamente “uptempo” rispetto alla media dell’album.
2) La traccia numero 2 “Talkin’ 2 Myself” con il featuring del vocalist Kobe invece è un pezzo molto catchy, e potrebbe tranquillamente essere uno dei prossimi singoli. Prodotta da Khalil, sfrutta un giro di chitarra ed un ritornello di sicuro impatto, e mostra il lato più umano di Eminem, quello che ammette gli errori e racconta la solitudine della dipendenza (dai medicinali, nel suo caso). Ammetto che è una delle mie preferite in questo RECOVERY.
3) Su “On Fire” si torna ai toni più bui ed epici, alle rime serratissime ed all’Eminem più cattivo che bene conosciamo, ma il pezzo prodotto da Mr.Portersembra non fare molto presa.
4) In “Won’t Back Down” c’è la prima vera sorpresa, una voce che non ti aspetti come quella di miss Pink, che è entrata nel pezzo dopo che Eminem aveva già registrato le sue rime, ma che riesce a non sembrare “un’aggiunta” ed anzi rende il pezzo abbastanza appetibile per il mercato più popular – nonostante il vocabolario resti molto sporco e la storia abbastanza celebrativa.
5) Nella quinta traccia scatta un W.T.P. (White Trash Party), con un beat appunto piuttosto party, ma senza raggiungere i livelli delle sue migliori party-hits del passato e rischiando comunque di essere un po’ ripetitiva.
6) Campione molto originale per “Going Through Changes”, quello di “Changes” dei Black Sabbath: e infatti la traccia ha diversi elementi che rimandano a certe sonorità rock, che bene si abbinano a delle liriche anche qui molto riflessive e addirittura di autocritica (e qualcuno negli States ha scritto che un Eminem autocritico proprio non quadra!). Avanti di questo passo, presto mi aspetto una ballata made in Slim Shady!
7) Se una canzone viene scelta come debut-single per un nuovo album, solitamente (a meno di errori clamorosi) c’è una ragione: “Not Afraid” è sicuramente una hit e lo ha dimostrato, ed è prodotta da Boy-1da, 24enne canadese di origini Giamaicane che ha già collaborato recentemente con lo stesso Dr.Dre. Forse tra qualche anno non la ricorderemo come una delle migliori hit di Em, ma il mercato americano ha apprezzato molto, facendola debuttare addirittura direttamente alla n.1 della Billboard Hot 100!
8) L’album propone alla traccia 8 un’altro pezzo più lento , “Seduction” che è un po’ difficile classificare: atmosfere scure, rime tra il cattivo, il volgare ed il “sensuale” (o sessuale), ed un beat curato anche qui da Boy-1da, che non riesce a convicermi.
9) La traccia successiva, “No Love”, vede il terzo featuring dell’album, e in questo caso si tratta di Lil’ Wayne; ma vede anche la scelta di un campione che a noi europei (soprattutto quelli over25 che hanno vissuto sulla propria pelle la “eurodance”) fa un po’ paura – se non l’avete riconosciuto è What Is Love di Haddaway del ’93 – e che sembra sarà il prossimo singolo da Recovery, almeno negli States. In effetti il pezzo ha un ritornello abbastanza accattivante, ed un bel crescendo che da forza al brano.
10) Anche la numero 10, “Space Bound”, ha un ritornello parecchio pop-oriented che entra facilmente in testa e delle liriche che parlano stranamente di sentimenti e addirittura di amore, ma ho come l’impressione che in questo caso Em non sia riuscito ad entrare pienamente nell’umore della traccia prodotta da Jim Jonsin.
11) In “Cinderella Man”, la traccia numero 11, tornano i giri di chitarra ed un ritmo più duro, ma senza arrivare ai suoni più cattivi a cui Shady ci ha abituato in passato.
12) 25 To Life è il dodicesimo pezzo dell’album, e Shady torna a rimare di sentimenti e relazioni, con una traccia che ha davvero un po’ il sapore dell’amarezza di un fallimento, e la malinconia mista a rabbia che Eminem ci trasmette a rende un pezzo “vivo”, anche se non in odore di hit.
13) Basta sentire le prime tre note di “So Bad” e capisci subito che qui torna la mano inconfondibile di Dr.Dre: un po’ di puro stile classic che ritrovi con piacere, ma che proprio per questo rischia di essere anche in questo caso una traccia un po’ “slegata” dal resto dell’album. Però ho appena finito di riascoltarla, e la farei volentieri ripartire (nostalgico, eh?).
14) Anche “Almost Famous” resta una traccia indecisa, in bilico tra rime sporche e ritornello quasi pop, ma senza trovare la formula di un mix convincente.
15) E man mano che le tracce scorrono e tu cerchi di mantenere il filo di questo album, all’improvviso ti spunta una sorpresa che risponde al nome di Rihanna, che duetta con Em in “Love The Way You Lie” che inutile dirlo è già diventata una hit da primo posto in classifica nella Billboard Hot100 americana ed in parecchi altri paesi; e in questo caso il mix tra stili e gusti diversi funziona alla perfezione!
16) Nella traccia numero 16 “You’re Never Over” mr. Shady celebra a modo suo l’amico Proof, scomparso 4 anni fa, con rime che scorrono su un beat piacevole e tutt’altro che pesante prodotto da Just Blaze.
17) L’ultimo pezzo dell’album è una ghost non riportata sulla playlist e senza titolo, “Untitled” appunto: e l’album si chiude come si era aperto, con una traccia che si inserisce bene nel seguito di Relapse, uptempo e divertente quanto basta.
Insomma, se con un album come RELAPSE il signor Marshall Mathers è riuscito a portarsi a casa ben 2 Grammy Awards, con questo RECOVERY la ripresa dopo la caduta (parafrasando i due titoli) sembra essere davvero fortunata, e potrebbe portargli ancora più premi e più fama. Il ritorno di Eminem di 4 anni di silenzio infondo si distribuisce tra Relapse e Recovery, un po’ come un nuovo esordio ed una nuova affermazione. Quello che era stato annunciato come un “Relapse 2” in realtà dimostra di essere qualcosa di più e di complementare al primo (ed i numeri stanno già dando ragione a Mr. Slim Shady), però l’impressione è che contino di più le singole tracce di questo lavoro, che non il filo conduttore dell’intero album.
A livello di emozioni personali ammetto che è sempre difficile riuscire a seguire le rime veloci ed affilate di Eminem, ma quello che alcune delle tracce contenute in RECOVERY hanno saputo comunicarmi è qualcosa di reale: anche io che non lo amo, promuovo questo lavoro: un bel 3 su 5 se lo ascolti da Hip-Hop fan, ma da un punto di vista più popolare un bel 4su5 credo che se lo meriti, anche perché si sente che c’è parecchio lavoro dietro ed anche la voglia di provare a cambiare un po’, nonostante la breve distanza rispetto all’uscita precedente!
Ditemi cosa ne pensate voi, ditemi in che modo vi ha fatto vibrare questo CD, o eventualmente in che modo vi ha deluso.
E ovviamente, visto che è la mia prima recensione, datemi le vostre impressioni – critiche – suggerimenti in proposito! Un grazie speciale a R&B Junk per avermi dato la possibilità di fare questa review (che spero non sia l’ultima!) e a chi la leggerà.
Open up ur mind!
– Pubblicato da SMO –