Questa è stata sicuramente la settimana di Tidal, il nuovo servizio streaming che che vede ben 16 artisti di primo livello detenere ciascuno il 3% del capitale dell’azienda. Come sappiamo, molti altri artisti come Marina And The Diamonds o Lily Allen hanno fin da subito espresso le loro obiezioni riguardo al nuovo servizio streaming.
Jay Z, il principe artefice di TIDAL, ha voluto parlare del progetto. Ecco alcuni importanti estratti da una sua intervista:
“Se ci sono 5 persone che pagano per la musica e 10 che l’ascoltano, allora gli artisti partono da -5. Noi vogliamo partire da 1. Non c’è nessun servizio free e noi paghiamo la più alta percentuale per gli artisti. Questo è il modo in cui vogliamo cambiare l’industria musicale. Il servizio free sta deprimendo l’industria discografica ed è una delle cause del declino del settore.
Le persone non rispettano la musica, la stanno svalutando e stanno svalutando anche ciò che rappresenta. Pensano che sia gratis, quando sono disposti a pagare sei dollari per una bottiglia d’acqua”. Qualcuno ha cambiato la nostra mentalità per farci credere che una bottiglia d’acqua valga 6 dollari”.
Le persone che sono fans dei servizi free non sono fans della musica. Speriamo che le persone possano vedere il valore di quello che facciamo. Ma se non lo vedranno, avranno sempre la musica free…..
Noi non dobbiamo diventare primi nello streaming, vogliamo solamente essere specifici e ottimi in ciò che facciamo. Non siamo qua per dire che siamo artisti poveri. Ma se tu fai un lavoro, devi essere ricompensato. E non pensate solamente agli artisti ma anche agli autori e produttori
Tidal non è solamente musica ma riguarda anche i biglietti per i concerti. Si tratta un posto olistico dove gli artisti ‘vivranno’. Forse potrai essere in grado di avere una canzone gratis, ma non avrai la possibilità di andare ai concerti gratis.”
Nell’intervista Jay-Z cita anche il caso di Aloe Blacc, il quale qualche mese aveva dichiarato di aver ricevuto appena 4000 dollari (in totale 12.000 per i 3 autori) dal servizio streaming Pandora per la sua canzone “Wake Me Up” (in cui è featured artist e autore), nonostante essa fosse stata ascoltata per 168 mln di volte. Questo perchè Pandora paga all’incirca 90 dollari ogni milione di ascolti (da dividere poi tra tutti gli autori).
Intanto fa notizia che Taylor Swift abbia permesso di inserire la sua discografia in Tidal, ma non il suo ultimo CD “1989” che rimane tuttora uno degli album più introvabili in rete.
Sicuramente il fatto che le royalties pagate agli artisti siano più alte degli altri servizi streaming è molto positivo, detto ciò non abbiamo nessuna conferma certa che questo fatto sia effettivamente vero.
Ma il punto più controverso riguardo Tidal è stato espresso chiaramente da Marina Diamandis: l’impressione è che non ci sia tanto la volontà di difendere il lavoro degli artisti, quanto la volontà di crearsi il proprio servizio streaming per il proprio tornaconto personale. Legittimamente, questi artisti non ci stanno all’idea che i vari Spotify, Napster, Deezer possano fare i profitti alle loro spalle così si mettono in prima persona a contrastarli. Nulla di male quindi, ma è evidente che questo si chiama business e non in altro modo.
Detto in altre parole, il successo di Tidal sarà un bene per questa cerchia di artisti blasonati o sarà un bene per tutti gli artisti?