Lady Gaga continua a concedersi alcune interviste in occasione dell’uscita del suo ultimo album “Joanne” (QUI per leggere la nostra recensione). Gaga con le ultime interviste ha saputo come far parlare di sé sfoderando l’asso nella manica: Madonna e la assoluta irrilevanza che ha avuto sulle scelte musicali della cantante, o meglio “cantautrice” (QUI per saperne di più). A Londra, per RTL 102.5, Gaga si racconta ai microfoni del programma radiofonico “The Flight” condotto da Luca Dondoni.
L’intervista ha inizio con la tipica domanda sul concept che c’è dietro l’album e il significato che questo lavoro ha per Gaga. Per la cantante rappresenta un tributo alla carriera della vecchia “Lady Gaga” e un auspicio per questa nuova Stefani Germanotta.
Questo album parla dell’onorare la donna che sono stata e anche quella che sarò nel futuro ma porto con me la conoscenza che ho accumulato e quanto ho dovuto correre veloce per arrivarci e quello che si doveva fare. Sono la figlia di mio padre in questo album, sono Joanne: sono sua sorella, sua figlia, la sorella di mia madre, la sorella di mia sorella e l’amica della mia amica. E’ un album dove ho preso tanto dalla mia vita e ho trovato la mia forza nelle fatiche passate dalla mia famiglia
Gaga accenna anche alla produzione dell’album, un vero e proprio processo di guarigione, e nello specifico a Mark Ronson, produttore di quasi tutte le tracce contenute. Joanne risulta album equilibrato, secondo Stefani, per il modo con cui i produttori si sono relazionati trattando Gaga come una pari. Resta comunque ignoto il significato di quest’ultima affermazione… aveva intenzione di strizzare l’occhio al femminismo?
Lo conosco da quasi dieci anni. Ho sempre voluto fare un disco con lui e lui con me. L’ho incontrato al Met Gala e mi ha chiesto: “Sei pronta a fare quel disco con me?” e io ho risposto di sì subito. Ho lavorato con musicisti con cui sento una connessione a livello umano. Li stimo tutti, Mark è uno dei più grandi produttori della mia generazione. Essere abbracciata dai ragazzi in questo modo è un processo di guarigione. Non so se tutti sanno come è difficile essere una donna in questo mondo e in qualsiasi mondo, quindi essere trattata alla pari e fare musica è il motivo per cui l’album è così equilibrato.
L’intervista si fa sempre più personale. Gaga, fiera delle sue origini italiane, racconta sé stessa, la sua famiglia e sua zia, Joanne, morta precocemente all’età di 19 anni. Un’esperienza che l’ha segnata nel profondo.
Mio padre è italiano di terza generazione. Sono arrivati a Ellis Island e mia nonna ha avuto una vita difficile. Tutti e due ma la mamma di mio padre in particolare. La sorella di mio papà, Joanne, ha avuto il lupus ed è morta a 19 anni e questa è stata una cicatrice nella mia famiglia e l’ho sentita presente sempre.
Gaga conclude con un bilancio generale sull’album, creato senza troppe pretese ma solamente per l’amore della musica.
Ogni canzone ha il suo viaggio, ogni canzone ha qualcosa di me e dei miei collaboratori. Nulla è stato creato con l’intenzione di essere trendy e nuovo. Non abbiamo fatto cose fresche e nuove per poi scriverci sopra. Tutto è stato focalizzato nel mettere per prima la canzone e per questo motivo ogni canzone è diventata una storia
Che Gaga abbia imparato dai suoi errori o semplice scaramanzia? Un esempio è stato ARTPOP, esaltato dalla cantante stessa poco prima dell’uscita come “l’album del millennio” non riscuotendo in seguito il successo aspettato, suscitando in Lady Gaga un grande sconforto e un desiderio di voler abbandonare il mondo della musica. Gaga parte prevenuta, lasciando fuori da questa nuova “Joanne” gli egoismi e la superbia che hanno favorito in parte al flop dell’era precedente.